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Home ›2 Agosto 1980: una strage contro la classe operaia
La strage di Bologna del 2 agosto 1980 è stato il massacro più sanguinoso della strategia della tensione, iniziata nel 1969 con la strage di piazza Fontana a Milano, per proseguire con una serie terribile di episodi che si sono conclusi con e la strage del Rapido 904 nel 1984. Alla base di questa strategia ci sono stati i servizi segreti e le forze politiche di governo, mentre la manovalanza, quella che operativamente ha messo in atto tutte le stragi, è stata assunta tra i membri di varie organizzazioni neofasciste.
Lo scopo era quello di creare le condizioni psicologiche e politiche perché fosse giustificabile una politica repressiva e, in via subordinata, di fare quadrato attorno alle istituzioni “democratiche” che sembravano essere messe in discussione da quei terribili avvenimenti.
Ma la vera emergenza era rappresentata dalla crisi economica che, a partire dalla fine degli anni Sessanta/inizio anni Settanta, iniziava a manifestarsi con pesanti ripercussioni sul mondo del lavoro. È stato il periodo delle prime ristrutturazioni industriali finalizzate all'aumento dei ritmi di produzione, dell'uso massiccio della cassa integrazione e, poi, dei primi grandi licenziamenti di massa. La risposta operaia, pur non intensa, si andava manifestando nei settori trainanti dell'economia italiana. La paura della borghesia era che queste lotte potessero sfuggire di mano ai sindacati ed assumere un livello politico tale da scompaginare il quadro di potere.
La coincidenza cronologica tra l'inizio della crisi, le lotte operaie e la strategia della tensione, non è certamente casuale. Quest'ultima prende le mosse appena le prime avvisaglie della crisi e delle lotte operaie si sono presentate sullo scenario politico italiano.
In più va sottolineato come l'Italia si trovasse ancora al centro della guerra fredda, con tutto il suo carico di valenze strategiche internazionali, per cui la salvaguardia dell'apparato politico in carica era una priorità che per lo stato borghese andava assolutamente perseguita, anche a colpi di stragi e di colpi di stato.
Fare quadrato attorno alle istituzioni “democratiche” e il governo che le rappresentava dalle spinte eversive era la struttura dorsale della strategia della tensione, per contenere le lotte proletarie che l'incipiente crisi poteva gettare sulle piazze e per garantire l'allineamento del governo italiano verso l'alleato americano in chiave anti-Pci e anti-Unione Sovietica, anche se il partito di Berlinguer e gli zar del Cremlino non avevano nulla a che vedere con il comunismo e la rivoluzione di classe.
Oggi si rievoca la strage di Bologna con una cerimonia rituale che ha completamente rimosso e nascosto le vere ragioni che ne sono state alla base. La borghesia di ieri ha fatto il lavoro sporco, quella di oggi lo celebra ben sapendo che, in caso di necessità, farebbe altrettanto, se la situazione lo imponesse.
Tenere in piedi in ogni caso il sistema economico capitalista, questo è l’interesse della borghesia. Difendere il proprio dominio in ogni modo, con qualsiasi strumento. I padroni stanno scaricando sul proletariato i costi della crisi globale, ma nonostante tutto oggi bastano i sindacati a tenere buoni i lavoratori. Oggi la borghesia si accontenta dell’ordinario lavoro svolto dai governi di vario colore, che in questi anni hanno saputo ben soddisfare le esigenze dei padroni: leggi antisciopero, contratti precari, riforma delle pensioni, tagli allo “stato sociale” e ai salari, le ignobili leggi contro gli immigrati, ecc.
La guerra fredda è lontana ma la crisi morde in profondità e, qualora si riempissero le piazze di operai, disoccupati, cassa integrati, immigrati che non hanno di che vivere, il potere borghese saprebbe ancora una volta ripetersi, con personaggi e modalità esecutive diverse, ma di egual contenuto repressivo e, nel caso, racimolando ancora una volta manodopera tra il neofascismo.
La ripresa della lotta di classe sul territorio e sui luoghi di lavoro, contro i padroni e il capitalismo, la costruzione del partito rivoluzionario, il radicamento di un chiaro progetto politico che abbia come punti cardine la presa del potere da parte del proletariato e la socializzazione dei mezzi di produzione: questa deve essere in ogni caso la risposta proletaria e comunista.
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