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Home ›Contro il fascismo, contro la democrazia borghese. Per il comunismo!
Volantino per il 25 Aprile 2013
Il fascismo non è nato per la volontà malvagia di un gruppo politico o addirittura per l’avidità e la follia di un unico personaggio, Mussolini. Il fascismo nasce in Italia con il sostegno dei padroni, per contrastare la reazione proletaria alla miseria e allo sfruttamento.
All’inizio degli anni venti i lavoratori stavano dando vita ad un crescente movimento di classe con proteste e occupazioni delle fabbriche. In un clima così caldo ai padroni serviva uno stato fortemente repressivo. La persecuzione dei comunisti e di tutti gli oppositori politici, la repressione dei movimenti proletari, il mantenimento di un livello disumano di sfruttamento, questi furono i risultati ottenuti dal fascismo.
Qual è stato il risultato della Resistenza? Dobbiamo rispondere a questa domanda valutando i risultati concreti, senza perderci nel mito. Nel 1943 la guerra ormai era persa e per il regime fascista si apriva una fase di crisi. Allo stesso tempo, parte del proletariato italiano rialzava la testa: molti soldati disertavano il fronte, prendevano piede scioperi e manifestazioni operaie contro la guerra e contro le condizioni di estrema miseria. Un fermento proletario che andava politicamente spinto contro le fondamenta del sistema, contro i padroni e non semplicemente contro il fascismo. Il Comitato di Liberazione Nazionale e quindi il PCI hanno diretto il movimento partigiano senza mai dargli un indirizzo rivoluzionario; ma non ne avevano nemmeno le intenzioni… Molti partigiani proletari lottarono valorosamente credendo di liberarsi definitivamente dallo sfruttamento padronale, ma non fu così, questi compagni furono ingannati dal CLN ed in particolare dal PCI stalinista. Il reale risultato della “liberazione” fu la democrazia borghese e - allo stesso tempo - l’annullamento di un potenziale rivoluzionario, con tanta gioia per i padroni.
In questi anni è stata proprio la tanto decantata democrazia a varare leggi repressive e reazionarie, è questa democrazia che - in tempo di crisi - ci rende precari, disoccupati, cassaintegrati… poveri. Con la caduta del fascismo la borghesia si è semplicemente cambiata d’abito, se messa il vestito buono, quello “democratico”. Per i padroni nulla è cambiato, sfruttatori erano e sfruttatori sono rimasti, ma soprattutto poco è cambiato per noi proletari: sfruttati eravamo e sfruttati lo siamo tuttora.
È errato quindi per noi fare distinzione tra i partiti istituzionali “democratici” e le formazioni neofasciste: è fuorviante assegnare alle organizzazioni neofasciste il ruolo di “pericolo numero uno”. Il fascismo (vecchio o nuovo) è un prodotto del capitalismo, è uno strumento nelle mani dei padroni così come lo sono la “democrazia”, i servili sindacati, i diversi partiti parlamentari. Bisogna lottare contro il capitalismo e quindi, senza distinzione, contro tutti i prodotti (politici, burocratici, ideologici e repressivi) di questo sistema. Il nostro antifascismo è frutto del nostro anticapitalismo, è rappresentato dalla nostra continua attività comunista. Storicamente la categoria politica e ideologica che si è caratterizzata semplicemente con l’“antifascismo” ha rappresentato per il proletariato un inganno, un vicolo cieco, non ricadiamo in questo errore.
La questione non è quindi democrazia o fascismo, la questione da porre è: capitalismo o comunismo. La dimensione della crisi economica con tutte le conseguenze sulla classe proletaria, sull’ambiente, sull’intera umanità, mostra chiaramente la necessità di una società completamente diversa, che produca per soddisfare i bisogni di vita dell'umanità non per i profitti economici di una sua piccola minoranza. Una società nella quale i mezzi di produzione e distribuzione siano socializzati e non gestiti in modo privato (o nazionalizzato…) da un pugno di borghesi, una società dove la produzione non risponde alla logica del profitto ma sia finalizzata al reale soddisfacimento dei bisogni. Un cambiamento storico rivoluzionario che non potrà essere confinato solo ad una unico paese ma che dovrà necessariamente assumere carattere internazionale.
L’umanità ha bisogno di uscire dal capitalismo, ha bisogno di una società comunista. Però non illudiamoci, questo cambiamento rivoluzionario della società non avverrà recuperando le attuali istituzioni borghesi, *ma potrà avvenire solo attraverso la presa del potere politico da parte di chi vive del proprio lavoro e produce la ricchezza di tutti: il proletariato.*
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