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Home ›Pensieri sul Movimento 5 Stelle - Prima parte
Un movimento che “rappresenta” il popolo e la comunità nazionale
La capogruppo parlamentare dei grillini (gli onorevoli stellati) alla Camera, R. Lombardi, ha dichiarato:
Prima che degenerasse, il fascismo aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia.
Sarà per ignoranza storica che fra i giovani grillini circolano simili fesserie, all’interno di un metodo comunicativo che sembra ridurre a banalità ogni affermazione ideale o culturale, sia pure in senso largamente… popolare, e a travisare accadimenti drammaticamente materiali (almeno per una certa classe sociale). Oppure siamo noi ad esserci inventati, fra altri fatti, le violenze squadriste, l’assassinio Matteotti, i pestaggi (poi mortali) di G. Amendola e P. Gobetti, gli assassinii dei fratelli Rosselli? E questo solo rimanendo in ambito liberal-democratico e senza entrare in quello allora frequentato dagli “eversivi bolscevichi” e sul quale tutti (grillini compresi) sono ben interessati a stendere un velo di interessato oblio.
Fatti, dunque, che sarebbero dimostrativi di un “alto senso dello Stato”, e che precedettero la “degenerazione” successiva (ma quando cominciò?), minando quella iniziale “comunità nazionale” alla quale aspira anche l’attuale mediatica comunità grillina? Nero su bianco, sono questi alcuni dei “pensieri” che le menti dei delegati a 5 stelle, intenzionati a ristabilire la… centralità del Parlamento, elaborano attraverso il loro simbolico comunitarismo digitale, dove non manca molto dilettantismo e qualche cantonata. Di certo, le invettive e il linguaggio a tratti persino… fascistoide dell’aspirante duce del XXI° secolo, Beppe Grillo, fanno pensare male. Anche se, dopo tutto, persino il Silvio di Arcore già lo aveva affermato: “Mussolini fece anche tante cose buone”… E a pensarci bene, questa non è l’unica sintonia dei grillini anche con lo stesso berlusconismo oltre che con qualche altro personaggio del passato e del presente storico. Così si possono anche spiegare certe aperture persino nei confronti dei “fascisti del terzo millennio”, come quelli di Casa Pound…
Sta crescendo nel teatrino della politica borghese un nuovo personaggio
Fra cumuli di incoerenze e contraddizioni di ogni tipo, dove le deformazioni della realtà che ci circonda e ci soffoca sono il medesimo pane quotidiano distribuito dai politicanti e dai mass media (quello vero comincia a scarseggiare su molte mense proletarie…), la recente campagna elettorale condotta dalla partitocrazia borghese – per la verità con qualche preoccupazione in più del solito tran tran propagandistico da mercato delle vacche – ha portato alla ribalta un nuovo personaggio tra quel folto gruppo di marionette che della politica (quella borghese) hanno fatto il copione delle loro recite e la fonte di copiosi redditi. A condizione che a tirare i fili del loro agitarsi sia pur sempre il dominante capitale, tanto in abiti finanziari quanto industriali e “civili”.
Fra i tanti sta emergendo la figura di un istrionesco soggetto che, con i suoi giochi linguistici e la sua demagogia circense, si è fatto improvvisamente guru: un santone, un fustigatore e predicatore che potrebbe forse esibirsi – come pure aspirava il Silvio nazionale – con quattro passi sopra le acque del golfo ligure… Comico di professione, fino a qualche anno fa Grillo dichiarava che mai si sarebbe occupato di politica ed oggi si atteggia a messia dei tempi moderni, in democratica competizione elettorale per asciugare le lacrime che stanno affogando sia la civiltà borghese che il pianeta terra… Fino a fare un uso politico del linguaggio spettacolare e della ironia teatrale in cui è specializzato, e usando le nuove tecnologie della comunicazione per costruirsi ed imporre un suo potere carismatico e mediatico. Nelle vesti di un patriarcale pastore che guida il gregge imprimendogli il marchio personale e privato delle 5 stelle. Con a fianco, oltre al fraterno compare Casaleggio, un altro personaggio di rilievo, W. Vezzoli, ex autista personale e sognatore di nuovi mondi… da costruire in località turistiche di lusso, nel Golfo di Papagayo in Costa Rica. Fa da guardiaspalle a Grillo che lo definisce
un ragazzo formidabile che mi protegge, fa la logistica e ha tutto sotto controllo.
Da bravo affabulatore qual’è, nei “messaggi” di Grillo, urlati e gesticolati come nei suoi numeri comici di anni fa, si trova un po’ di tutto ciò che può fare avanspettacolo politico-sociale, persino qualche elogio alla mafia. Come in un comizio a Palermo, dove è stato detto che “la mafia si limita a prendere il pizzo”. Una questione perciò di meritocrazia affaristica; e anche in questo caso lo stesso Silvio aggiungerebbe che in fondo sono stati creati anche posti di lavoro per riscuotere il pizzo e altre incombenze di servizio. E Grillo non tralascia pure qualche spunto antirazzista (contro i cinesi e i rom…) e dosi di populismo interclassista in quantità.
Non tutto è farina del suo sacco, poiché il blog di Grillo (dove si diffondono i messaggi dell’ideologo ufficiale e si ignora qualsiasi critica rispondendo con minacciosi insulti alle schiere di morti viventi che osano contraddirlo, stipendiati dai suoi avversari, come va accusando) risulta confezionato dalla ditta Casaleggio. Si dice che non siano mancati, e non manchino tutt’ora, contatti non del tutto limpidi anche con fazioni dell’alta finanza speculativa internazionale; forse gravitando anche nel giro della organizzazione segreta di tipo mafioso, quella Bilderberg super-lobby in cui si incontrano multinazionali, banche e rappresentanti internazionali e italiani dei “poteri forti” e delle consorterie al loro servizio.
Alle accuse denigratorie che in proposito circolano e a lui rivolte, Grillo ha ribattuto:
E’ certificata l’appartenenza di Monti al Bildenberg...
facendo poi anche il nome di Emma Bonino, alla quale si aggiungerebbero Lilly Gruber ed Enrico Letta. Insomma, Grillo sarebbe pur sempre – nel caso fosse una notizia vera – in buona compagnia.
Da parte sua, la Casaleggio Associati SRL (sempre al fianco di Grillo) conta sull’altro guru a 5 stelle, GianRoberto Casaleggio, cofondatore (“per migliorare la società in cui vivo”, ha dichiarato lui stesso, nonostante l’abbondante reddito di cui gode…) del movimento che ha preso vita ufficiale il 4 ottobre 2009 al Teatro Smeraldo di Milano. Un movimento confezionato e imbrigliato con vigile attenzione e che al momento galoppa in proprietà esclusiva di quello stesso Grillo che nel 2008 ebbe un incontro con l’ambasciatore Usa, Ronald Spogli, prima di dare concretezza, un anno dopo, al movimento 5 Stelle. Ultimamente, un altro ambasciatore americano a Roma ha elogiato il M5S quale ottimo “interlocutore” politico… E non è un mistero che Goldman Sachs abbia definito il M5S: “l’inizio di qualcosa di nuovo”…
Di certo, il duo Grillo-Casaleggio si presenta sul palcoscenico del teatro politico nazionale con i portafogli personali ben riempiti grazie ai “redditi” ottenuti nell’entertainment (il primo) e nel marketing (il secondo). Fra gli scoop in circolazione si notano coincidenze piuttosto sospette nella particolarità dei loro contenuti: per esempio, il curriculum di un Casaleggio che inizia la propria avventura professionale alla Olivetti, allora guidata da un R. Colaninno poi presidente di Alitalia. Quindi Casaleggio diventa amministratore delegato di Webegg S.p.A., joint venture tra Olivetti e Finsiel; nel giugno 2002 Olivetti cede la propria quota del 50% a I.T. Telecom S.p.A., la quale fonda Netikos Spa. Nel 2004, con altri dirigenti Webegg, il Casaleggio fonda la Casaleggio Associati, oggi editore ufficiale di Grillo.
Ed ecco che sul suo blog, per l’appunto confezionato dalla Casaleggio, Grillo scatena quotidianamente il suo improvviso genio politico, con sarcastici commenti e battute ironiche (così come negli ormai oceanici comizi) messe a bollire in un calderone di vecchie proposte di risanamenti, ristrutturazioni e riforme. Il tutto non nasconde un certo fetore di pensieri già andati a male, riproposti per rendere almeno più sopportabile e accettabile questa valle di lacrime, ma che in quanto a fattibilità rimandano al motto: chi vive sperando (soprattutto di migliorare la borghese società)… con quel che segue. Aggiungete un contorno di affermazioni pseudo scientifiche presenti in scoperte quali quelle delle coppie di cellulari che cuociono le uova; della biowashball, una pallina di plastica con sferette di ceramica che sostituirebbe il detersivo nella lavatrice; l’autodiagnosi medica o panzane del tipo “l’aids non esiste” e quant’altro. Sembrano siano fiori all’occhiello di qualche “esperto” universitario di tali tematiche, alle cui consulenze Grillo si affiderebbe.
Gli obiettivi… stellari
Sostanzialmente la critica di GrilIo sarebbe rivolta a decenni di “scelte politiche” sbagliate nonché corrotte perché condizionate da megacomplotti di bande plutomazzoniche, fra loro in combutta. Basterebbe far piazza pulita delle loro nefaste intromissioni e delle pretese di certi poteri, almeno qualcuno fra i tanti e comunque escludendo quelli principali e determinanti gli effetti principali, perché il sistema (capitalistico) possa quasi miracolosamente marciare al meglio!
Tutto il segreto per aprire le porte all’avvento di un nuovo mondo a 5 stelle, dopo aver ripulite le famose stalle di Augia (1), consisterebbe nella ristrutturazione-moralizzazione della politica, cosa che in Italia tutti ritengono possibile (pur sempre a parole) con alcune misure quali un minor numero di parlamentari e senatori, una riduzione dei loro “stipendi”, la abolizione dei finanziamenti ai partiti e altre sforbiciate di risanamento istituzionale del potere. Insomma, se proprio si devono chiedere sacrifici, ci si presenti in modo “credibile”: un po’ di pulizia facciale, una passata di crema tonificante antirughe, e tutto proseguirà più o meno come prima, costretti a seguire meccanismi che dalle moralizzazioni non possono essere minimamente scalfiti. Lo stesso per le imperanti leggi di mercato, anche questo da regolare con un insieme di accordi nazionali ed europei, gestione finanziarizzata della crisi compresa. Ed immancabilmente procedendo con relativi sacrifici (purché equamente distribuiti tra ricchi e poveri!) e operazioni di macellazione del proletariato. Queste ultime condotte per il bene del Paese e un… futuro migliore.
Fa comodo a Grillo sparare sugli stipendi ai parlamentari, sul loro numero, sulle loro impunità, sui loro privilegi e sui costi in generale della politica borghese, gettando polvere negli occhi di chi ha già parecchio da lacrimare per ben più gravi cause. Certamente si tratta di un quadro nauseante di… civica amoralità, che meriterebbe però ben altro che un semplice ridimensionamento, il quale (ammesso e non concesso) non sfiorerebbe neppure a distanza il cuore di tutti i problemi politici, economici e sociali, che la crisi sta facendo esplodere. Tanto quantitativamente quanto qualitativamente. La crisi, cioè, di un sistema, il capitalismo, che sopravvive cercando di imbiancare le facciate di qualche sepolcro mantenendo in vita interessi e poteri che, a livelli internazionali e non semplicemente nazionali, stanno portando l’intera umanità nel baratro di un disastro epocale senza via di ritorno.
Questo è il futuro, non poi tanto lontano, che ci prospetta questo imperante modo di produzione e distribuzione. Con tutti i suoi rapporti sociali che sono strettamente dipendenti dal complesso sistema della moderna economia: privata, associata e pubblica, ma sempre dominata dal capitale e gestita in ben altri Palazzi dove risiedono i veri e reali poteri decisionali che il Parlamento borghese dovrà – ob torto collo – approvare con le apposite leggi, al servizio di altre ben più potenti bande. Anche fingendo di “opporsi” da parte di chi – bontà sua – aspira al 100 per cento dei voti popolari.
Le “proposte” auspicabili
A questo punto Grillo mette sul tavolo altre carte da gioco. La soluzione che dovrebbe risolvere gran parte dei nostri problemi non sarebbe infatti solo quella di eliminare qualche spreco e qualche eccessivo privilegio (mai però andando a frugare in certe tasche troppo in alto loco e semmai appellandosi a un personale ravvedimento…) ma pure quella consistente in una “razionalizzazione” e in uno “snellimento” dei costi della statale amministrazione. Aggiungendo, giàcché ci siamo, qualche taglietto in scuole e sanità dietro un chimerico ripristino di fondi tagliati, ed ecco che in definitiva si andrebbero a risparmiare quattrini aumentando (finché dura il capitalismo, ed è questo il vero problema!) il già imponente esercito dei disoccupati. Già, poiché, parlando chiaramente, si tratterebbe di mettere in strada uno o due milione di pubblici impiegati superflui, andando così, ufficialmente a ingrossare l’esercito dei senza lavoro e senza salario, che in Italia sta avvicinandosi ai quattro milioni e in Europa ai 20 milioni…
I servizi, sembra suggerire l’ex comico, dopotutto si possono anche esternalizzare, assecondando così i desideri di tutti i governanti europei, che già hanno messo in pratica i loro… sofferti rimedi in Grecia, dissanguando dipendenti pubblici e pensionati. Insomma, altro che Brunetta con le sue “amorevoli” attenzioni verso impiegati statali e pensionati: una zavorra che affonderebbe l’Italia, dove secondo l’opinione di buona parte della “cittadinanza”, fra i primi in particolare vi sarebbero presenti milioni di fannulloni e mangiapane a tradimento!
Chiaramente, non si deve parlare neppure sottovoce di classi, di interessi contrapposti, di rapporti di produzione e di altre anticaglie di moda nell’Ottocento. Si comunichi, via Internet, e si collabori con tanto di scheda elettorale e delega parlamentare per il bene della Patria: se questo non è interclassismo, ditemi voi cos’è.
Ma Grillo ha un asso nella manica:
sostituiamo i salari mancanti con un reddito di cittadinanza...
(che poi non sarebbe altro che il sussidio di disoccupazione, un salario sociale…) e faremo risparmiare alle imprese private e allo Stato una somma che la “sana imprenditoria” saprà mettere a buon frutto!
Senza contare il particolare fatto che su certe casse, come per esempio quelle dell’INPS, farebbe gola a tutti poter mettere le mani; o magari (qualcuno l’ha già suggerito e si prepara a farlo concretamente) controllando – pubblicamente… – quella Cassa Depositi e Prestiti dove si raccoglie il risparmio postale dei “cittadini”. (Si parla di una liquidità che assommerebbe a quasi quattro volte quanto si trova nelle banche private.) Qui, comunque, i soci di minoranza (le Fondazioni Bancarie) sono interessate ad una trasformazione in merchant bank, finanziando gli investimenti degli enti locali, prossimi al pericolo di una crisi esplosiva di dimensioni paurose.
Anche l’altro guru del M5S, il Casaleggio, non vuole essere da meno e così interviene:
Si può abolire l’Irap e chiudere Equitalia (…) Il discorso è semplice: tu devi tagliare i costi dello Stato e trasferirli dove lo Stato li chiede…
Il fascio luminoso che i due stellari personaggi emanano è quasi accecante, ma dopotutto – fateci caso – si riciclano proposte “miracolose” che più o meno tutti i partiti inseriscono fra le poche e sofferte righe dei loro programmi. Prosegue ancora il Casaleggio:
Il taglio delle province (e l’accorpamento dei Comuni minori) si può distribuire nell’Irap (prima di abolirlo, come sopra detto - ndr) e per i dipendenti a spasso c’è la nostra proposta di reddito di cittadinanza.
In altre dichiarazioni si parla, sì, di un “sussidio di disoccupazione (che esiste già – ndr) generalizzato”, senza però meglio specificare cosa significhi e come lo si finanzi rispettando le vigenti categorie economiche e le leggi di movimento del capitale. (A proposito, qua e là sembra di risentire il capo della destra repubblicana americana Newt Gingrich di una ventina di anni fa…). L’importante comunque sarebbe la razionalizzazione della pubblica amministrazione, per renderla più produttiva, e una diminuzione della sua spesa per renderla più sopportabile. In ombra ogni altro riferimento al bilancio pubblico, alle tassazioni e alle politiche economiche della UE. Al limite, solita musica su maggiori poteri al parlamento europeo e osanna agli Stati Uniti d’Europa, purché politicamente retti da un “vero” sistema democratico borghese.
Menando il can per l’aia
Al momento questo basta per strappare gli applausi del “movimento” e, francamente, per menare il can per l’aia. La platea è in gran parte composta da giovani ai quali purtroppo non viene dato (se non addirittura lo si vieta) alcun strumento o alcuna guida per comprendere le cause reali della crisi e approfondire le contraddizioni che esplodono nel capitalismo e in questa borghese società, composta di cittadini che di fronte alla legge sarebbero eguali (?) ma che sono nettamente divisi in sfruttatori e sfruttati.
Abbiamo più di una generazione che nella sua maggioranza è mantenuta in uno stato di ignoranza ideologica totale, o meglio impregnata dal pensiero dominante nelle sue tante sfaccettature, anche per quanto concerne sia la conoscenza del passato che la sua interpretazione reale. Non parliamo di una sua modificazione; in queste condizioni non esiste alcun futuro che non sia quello di una conservazione del capitalismo e della società borghese.
Attenzione: guai a parlare di proletariato coi “cittadini” del M5S, magari tentando di spiegare loro che il proletario è colui che, ricevendo un salario per mantenersi in vita, stentatamente, produce e valorizza capitale e quando non serve più per questa valorizzazione (unico scopo di esistenza del capitale) viene buttato sul lastrico. A tutti questi individui, uomini e donne, non viene data altra possibilità di esistenza che non sia il salario, vendendo al capitale la propria forza-lavoro o attività: se non lo hanno, precipitano nella miseria e nella disperazione. Una parte del proletariato, quindi, va a costituire l’esercito industriale attivo (e il settore terziario) con operai occupati là dove dalla loro forza-lavoro il capitale investito può estrarre profitti o comunque un utile; una parte è invece costituita da operai “usa e getta”, che entrano ed escono dalle fabbriche a seguito delle innovazioni tecnologiche che il capitalismo ricerca ovunque per aumentare la produttività. Un’altra parte, sempre più numerosa, è costituita da disoccupati perenni che per l’economia capitalistica rappresentano un peso morto alla lunga insostenibile. La società del lavoro salariato si è globalizzata sulla base di una feroce concorrenza mercantile internazionale, la quale presuppone la valorizzazione del capitale investito in processi ad alta produttività, quindi ad alta tecnologia e basso uso di lavoro vivo. Lavoro dunque flessibile, instabile, che trascina dietro di sé condizioni di incertezza e instabilità tali da rendere i rapporti sociali sempre più a rischio per il mantenimento dell’ordine classista borghese.
Davanti all’incalzare della crisi (sarebbe solo “finanziaria” e soltanto dei paranoici come quei pochi marxisti rivoluzionari che si aggirano per il mondo possono considerarla crisi del sistema capitalistico nella sia globalità!) dalla farmacopea della conservazione capitalistica fanno capolino, confezionati con carte colorate ormai del tutto sbiadite, i soliti unguenti “riformatori” (oggi più che altro “caritatevoli” e in modo pidocchioso!): aumentare i consumi (che siano però a pagamento diretto o indiretto) maggiormente in crisi con qualche intervento di tipo assistenziale; una più razionale efficienza statale dei servizi pubblici, eccetera. Giustizia sociale ed eguaglianza economica per il popolo, mentre prosegue una costante diffusione di miseria e sofferenza tra quella parte di cittadinanza che non si può, pena sberleffi e fischi dal pubblico, definire proletariato. Una classe, cioè, che rimane antagonista a quell’altra, la borghesia, fino a quanto saranno storicamente presenti i rapporti di produzione attuali. Le maggioranze-minoranze parlamentari non possono certamente condividere questo “punto di vista” ed anzi lo negano.
Ma perché mai – si chiedono tutti i riformatori del “modello” in vigore – questa caratteristica fondamentale della società borghese, attraverso la quale viene gestito e mantenuto in vita il sistema economico capitalista, non potrebbe mutare? Perché mai i “vetero marxisti” (come noi orgogliosamente ci riteniamo) sostengono che questa realtà non potrà mai cambiare semplicemente attraverso riforme, aumenti salariali o di pensione momentanei (fra cui sussidi di disoccupazione o redditi di cittadinanza)?
DC(1) La mitologia greca racconta che Ercole si offrì di ripulire le stalle di Augia invase dal letame chiedendo in cambio un decimo di tutto il bestiame. Alla fine del lavoro, non ricevendo alcun compenso e nonostante il ricorso in giudizio, che però gli diede torto, Ercole finì con l’inviare un esercito uccidendo sia Augia che i suoi figli.
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