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Home ›Vita di partito - Incontro sul “Che fare?”
La sezione di Roma si è incontrata per un appuntamento dedicato all'approfondimento teorico e alla formazione interna dei compagni. L'argomento trattato è stato il “Che fare?” di Lenin.
Un compagno ha introdotto il testo, inquadrando i temi cardine del libro. A questa relazione è seguita una sintesi dei militanti, nella prospettiva di inquadrare i problemi, trattati da Lenin nel lontano 1902, nella situazione attuale, rivendicandone l’impianto teorico ma cercando di riattualizzarne i risultati alla luce delle modificazioni nella struttura del capitalismo contemporaneo, dei rapporti delle classi, oltre all'esperienze rivoluzionarie e contro rivoluzionari avute dalla nostra classe.
A seguire un militante ha spiegato le divergenze all'interno del Partito socialdemocratico russo emerse nel I e II congresso, prendendo spunto dalle appendici all'edizione Einaudi del “Che fare?” che riportano gli interventi di vari esponenti del partito Socialdemocratico prima della scissione in bolscevichi e menscevichi (Martov, Trotzkj, Plekanov, Aksel'rod).
Abbiamo sviscerato la differenza tra lotta economica (lotta della classe per difender le proprie condizioni di vita e di lavoro dagli attacchi dei capitalisti) e lotta politica (la lotta rivoluzionaria, che il proletariato mette in campo, guidata dal suo partito, per la conquista e l'abbattimento dello Stato borghese, al fine di sostituire alla dittatura dei padroni la dittatura dei lavoratori per il socialismo); abbiamo rimarcato anche la differenza, e la non assimilazione, tra lotta economica e lotta sindacale (nel senso di iniziativa condotta dai sindacati), evidenziando come la politica sindacale non sia altro che la politica borghese del proletariato.
Il terrorismo ha funzione di stimolo? Ponendo l'attenzione sull'importanza che riveste la conoscenza della storia e dell'esperienze del movimento di classe, in modo da poter trasformare l'esperienze della classe in un bagaglio della e per la classe – onde evitare di commettere gli stessi errori – abbiamo concluso che: Il terrorismo costituisce un atto volontaristico di una minoranza e risulta completamente scollegato dalla lotta di classe.
Cos'è la libertà di critica? Essa è nei fatti la libertà di poter portare l'ideologia borghese tra le fila proletarie, negando la necessità rivoluzionaria e promuovendo una politica riformista. La presunta crisi del marxismo come scusa per negare la validità del materialismo storico/dialettico quale unico strumento rivoluzionario, per la comprensione e la trasformazione della società, in tutto l'arco storico del capitalismo.
Lotta teorica/politica/pratica. Riflessione da cui è scaturita la scelta del testo leniniano. La conoscenza teorica, del passato e del presente, come base dalla quale scaturisco le indicazioni, le posizioni politiche e la conseguente espressione pratica nella tattica.
Spontaneità e coscienza di classe rivoluzionaria. La differenza tra la coscienza rivendicativa, la coscienza della sua condizione di sfruttamento e della necessità di lottare contro di esso (alla quale la classe può giungere autonomamente, ovvero senza teoria e organizzazione rivoluzionaria), e la coscienza rivoluzionaria che solo i comunisti posso portare all'interno della classe. Elemento spontaneo e cosciente. La classe e il suo muoversi come elemento spontaneo e il partito come elemento cosciente. Entrambi fattori fondamentali per la presenza delle condizioni soggettive al fine rivoluzionario: il muoversi della classe, la presenza attiva, operante e radicata del partito rivoluzionario.
Perchè lo spontaneismo è forte? Perché riflette i limiti del capitalismo, ovvero la ristrettezza dei rapporti di classe. Ideologia borghese contro “ideologia socialista”.
Non ci sono altre strade o altri fronti: si è per la conservazione dell'ordinamento borghese o si è per la rivoluzione proletaria, per il comunismo.
C'è bisogno di una presa di coscienza, ma questa deve essere “tradunionista” o comunista? I rivoluzionari non posso appiattirsi su ciò a cui i proletari possono giungere anche da soli ma devo cercare di elevare la coscienza proletaria a coscienza comunista, dalla coscienza rivendicativa alla coscienza rivoluzionaria.
Denuncie rivolte a tutte le classi, non solo ai proletari. I comunisti devono intervenire in tutte le classi della società, sebbene essi portino avanti gli interessi storici del proletariato (rappresentante degli interessi dell'umanità). Il partito rivoluzionario può essere composto anche da disertori dell'altre classi. In ogni manifestazione del disagio sociale, da qualunque classe provenga, i rivoluzionari devo portare la loro alternativa socialista. Dobbiamo comunque ricordare come tale ragionamento fosse soprattutto riferito in contrapposizione all'aristocrazia, quindi in una prospettiva di lotta democratica, all'interno della quale il proletariato sarebbe dovuto diventare l'avanguardia di lotta contro lo zarismo.
Dalla discussione emerge l'importanza di trovare la giusta misura tra internità alla classe e compiti politici del partito. L'importanza fondamentale di partecipare ad ogni manifestazione della classe, per quanto settoriale, corporativa ed arretrata possa essere, partendo dalle problematiche contingenti vissute dai lavoratori, per spiegare la necessità della rivoluzione e del comunismo. Essere presenti senza mai nascondere i fini storici del proletariato, di cui il partito è l'espressione cosciente ed organizzata.
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