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Home ›La tagliola dell'urna molisana
Oltre a Lombardia e Lazio anche il piccolo Molise è stato chiamato nuovamente alle urne per legittimare l'ennesimo inganno a carattere locale. Dopo dieci anni e l'ultima elezione annullata da TAR e Consiglio di Stato avviene il cambio della guardia sul viscido e sempre più tentacolare trono regionale, dove il candidato del centrosinistra — ma ex berlusconiano di ferro, come ormai la maggior parte delle volte accade — scalza il prediletto pidiellino del centrodestra. Nulla di nuovo fra le arroganti spire del teatrino borghese, in Provincia e Comune era successo l'esatto contrario, segno del tempo che porta nuove fisionomie, neanche tanto fresche, ma non ancora una giusta sveglia.
Oltre ad incanalarsi bene o male sugli stessi binari nazionali per quanto riguarda Camera e Senato, il passo lento del Molise non ha di certo rinunciato alla puerile politica egocentrica del singolo, al voto di scambio, al clientelismo e agli interessi individuali, alla logica provinciale delle false promesse, ma lo scontento popolare era marcatamente più forte delle precedenti elezioni, per la rivalutata da media e dintorni crisi del capitalismo. E tale rabbia com'è stata in larga parte incanalata? Purtroppo la risposta ormai è roba consolidata: una larghissima fetta è fluita nel sempre più smaccatamente nero Movimento 5 stelle, forte di un candidato “giovanissimo” — più che trentenne... —, con la solite parole d'ordine ingannatrici, fra le quali “giovinezza è capacità e cambiamento, al di là di tutto”, dando sia fiducia all'immane marea di falsità, contraddizioni e confusioni, nonché alle tattiche ad hoc, insite nel movimento, sia come sbagliatissimo e fallimentare voto di protesta a favore di un'“antipolitica” che invece è pienamente e orgogliosamente tale, e non potrebbe essere altrimenti, visto anche il solo candidarsi ed essere sugli scranni.
Purtroppo anche la buona fede di diversi lavoratori è stata veicolata ad arte, dando credibilità a qualcosa di inesistente. C'ha pensato anche il deus ex machina Grillo con un paio delle solite urla in un comizio in una piazza campobassana, dove la platea presa per i fondelli sotto l'egida dei soliti tre-quattro concetti populisti pronto uso e con poco fondamento dietro, era formata anche da spettatori arrivati sul posto come per assistere ad un vero e proprio spettacolo teatrale, dove il cabarettista non si è risparmiato, dando corda ad atteggiamenti marziali e anche alla storiella ruffiana del linciaggio orale per televisioni e giornali intervenuti.
Per il resto, di Rivoluzione Democratica non si conosceva neanche il nome di un candidato, i riformisti sono scesi in un gradino sempre più in basso, Di Pietro e soci hanno definitivamente perso consenso anche sul suolo natale e sono riusciti a far rieleggere solo il figlio dell'uomo di Montenero di Bisaccia; altre coalizioni che si sono impegnate incessantemente ad accendere il fuoco attoriale del finto scannarsi fra schieramenti, sempre saltanto da una parte all'altra, hanno fatto una magrissima figura.
Facendo ricerche online, notiamo che non tutte le testate d'informazione hanno dato il giusto risalto all'unica vera espressione di rabbia che un domani potrebbe dirigersi verso un indirizzo rivoluzionario: l'astensionismo, attualmente solo in parte di classe, che seppur diminuito in percentuale di non recatisi al seggio, ha racimolato un totale, fra schede bianche, nulle e la già citata percentuale non votante, che è sempre il vero spettro da brividi nella schiena per la dittatura della borghesia. Diversi sono stati i lavoratori interpellati, anche fra gli impiegati proletarizzati, molti da queste parti, che si sono espressi astenendosi perché realmente rabbiosi contro il sistema, desiderosi di ottenere giustizia per gli interessi immediati, connotati anche da una scintilla, ancora piccola e confusa, di delegittimare borghesia, “caste”, finte “rappresentanze” e quanto altro e finalmente scendere in campo di petto, per una vera lotta autorganizzata, ovvero portata avanti superando i sindacati.
Il post elettorale, dopo che i teatranti candidati si sono tutti rivelati, compresi i goffi cinquestellati, per quello che sono, cioè spudorati artefici e servi del capitalismo, è stato ancora più acceso, sempre meno fiducia alla politica del capitale e sempre più voglia di reale rivalsa rivoluzionaria. Per attuare quest'ultima al meglio, senza divisioni di sorta, invitiamo ad aderire al Partito Comunista Internazionalista.
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