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Prima parte
Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.
Marx, “L’ideologia Tedesca”
L’ideologia borghese è riuscita a distorcere completamente l’analisi e i principi politici comunisti, attribuendovi significati del tutto differenti da quelli sviluppati da Marx e dai rivoluzionari che ci hanno preceduto. La distorsione più evidente è stata certamente operata dallo stalinismo ma c’è dell’altro. L’ideologia dominante infatti è riuscita ad associare al comunismo un carattere di semplice idealismo: l’“utopia della rivoluzione”, l’“utopia comunista” se non, addirittura, paragonandolo al nazismo in quanto “sistema sociale totalitarista”. Sarà fondamentale quindi per la nuova generazione di comunisti fare i conti non solo con la deformazione controrivoluzionaria stalinista ma anche con l’opera di riduzione del comunismo a semplice “bell’ideale”, evidenziandone quindi le radici materialiste… il senso pratico della rivoluzione comunista.
L’analisi marxista della storia punta l’attenzione sulla struttura economica, sul modo di produzione e sui rapporti economici e sociali conseguenti. Nel sistema di produzione capitalistico tutto è subordinato alla necessità di valorizzazione del capitale. I mezzi di produzione (terre, materie prime, minerali, macchinari, ecc ecc) e distribuzione sono posseduti e gestiti dalla classe borghese, la produzione deve essere compatibile con la necessità di profitto dei padroni.
Il capitalismo è semplicemente un modo di produzione ed è un risultato storico non un prodotto della natura. Oggi questo sistema economico mostra tutti i propri limiti:
- è incapace – nonostante le enormi potenzialità produttive – di soddisfare anche i bisogni più elementari di grossa parte dell’umanità;
- nel secolo scorso ha conosciuto fasi di espansione economica (sempre comunque limitate) solo dopo i fenomeni distruttivi rappresentati delle guerre mondiali;
- oggi mostra una chiara tendenza alla barbarie e al peggioramento delle condizioni del proletariato, anche nei paesi economicamente più sviluppati;
- produce continue devastazioni ambientali.
Questo sistema economico è diventato ormai una vera e propria gabbia per l’umanità: è incapace di migliorare le condizioni di esistenza e allo steso tempo tende a peggiorare la vita di fette sempre più consistenti del proletariato e del ceto medio.
Nel “Manifesto dei comunisti” Marx ed Engels scrivono:
Nel suo dominio di classe, che dura appena da un secolo, la borghesia ha messo in essere delle forze produttive il cui numero e la cui portata colossale supera quanto avessero mai fatto le generazioni passate […]. A un certo punto dello sviluppo dei mezzi di produzione e di scambio, le condizioni nelle quali la società feudale produceva e scambiava, ossia l’organizzazione feudale dell’agricoltura e della manifattura, o, in una parola, i rapporti feudali della produzione non corrispondevano più alle forze produttive venute a pieno sviluppo. Quelle condizioni, invece di favorirla, impedivano la produzione. Divennero delle catene. Bisognava spezzarle, e furono spezzate.
La rivoluzione borghese permise di superare i limiti della vecchia struttura economica attraverso un processo rivoluzionario, sostituendo ai rapporti di produzione feudali un diverso modo di produzione e distribuzione. Il capitalismo ha rotto le “catene” rappresentate dal precedente modo di produzione, ma oggi – esaurito il proprio carattere progressivo – rappresenta esso stesso una catena per l’umanità.
La rivoluzione costituisce la rottura con il sistema di produzione capitalistico, per la realizzazione di una società comunista la quale rappresenta un diverso modo di produrre e distribuire la ricchezza, basato fondamentalmente su:
- Assenza della proprietà privata. I mezzi di produzione non avranno più proprietà di classe, sono completamente socializzati, messi a disposizione dell’intera comunità delle persone, dell’intera società, una società di liberi produttori i quali adoperano i mezzi di produzione per soddisfare i propri bisogni;
- Scomparsa della divisione in classi sociali. Il lavoro necessario per produrre i beni e servizi viene suddiviso tra le persone abili al lavoro, a seconda delle loro possibilità;
- Scomparsa del mercato delle merci. Non è la logica del profitto che detta le regole della produzione, la produzione non è finalizzata al profitto ma al soddisfacimento dei bisogni umani, si realizzano così prodotti e non merci;
- Superata la divisione in classi sociali, nella società comunista lo Stato politico - strumento di oppressione di una classe su un’altra – scompare, resta in piedi uno strumento di amministrazione, con funzioni estremamente semplificate.
Un tale tipo di società risponde al principio: da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni.
La società comunista non costituisce un idealistico paradiso in terra, con essa non vengono eliminati tutti i problemi che possono affliggere l’esistenza umana ma vanno a scomparire tutte quelle problematiche legate al funzionamento del capitalismo: devastazioni ambientali, sfruttamento, crisi economiche, fame, sete, guerre. Sarebbe il modo più semplice e logico di organizzare la società, soprattutto oggi che sono maturate enormi potenzialità produttive. L’ideologia dominante riesce a far passare invece tutto ciò come semplice idealismo e allo stesso tempo vuole farci credere che il capitalismo sia – nonostante l’evidente irrazionalità di questo modo di organizzare la produzione – l’unico sistema economico e sociale realisticamente possibile.
Il superamento del capitalismo è un passaggio necessario affinché si possa aprire un'ulteriore fase di sviluppo per l’umanità ma anche questo superamento dovrà essere un prodotto storico e sociale. Il capitalismo scomparirà solo attraverso una rottura rivoluzionaria che vede come protagonista la classe proletaria, di questo ci occuperemo nella seconda parte dell’articolo.
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