Mercato finanziario: punto e a capo, ma peggio di prima…

Giorno dopo giorno, gli schemi neoliberisti che dovevano portare al trionfo globale, ed eterno, del capitalismo si sfaldano come castelli di sabbia. Qualche pensatore fra i più radicaleggianti tenta di scrutare la presente realtà e si aggrappa ai “recuperi della sovranità nazionale” per i paesi europei, nella sperana di una stabilizzazione dei mercati. Una “contrapposizione” all’attuale stato di crisi, economico-politica, da ricercarsi nelle “entità politiche sovrane” (nuovamente da ricreare), ovvero nelle uniche forze in grado di “opporsi al potere del capitale”. (Vedi l’economista francese F. Lordon – Le Monde diplomatique)

Intanto ecco l’Efsf, fondo d’intervento gestito dalla Bce, che dovrebbe salvare non solo gli Stati d’Europa in difficoltà ma anche le Banche (magari nazionalizzate). L’altro fondo, Esm, potrebbe intervenire direttamente sull’emissione di Titoli di Stato, saltando i tassi troppo alti imposti dai mercati. Ma senza automatismi e con solo 80 miliardi di euro in dotazione.

Sono al momento 16 le Banche europee al centro degli stress test, confermando che gli istituti di credito, con i loro lamenti di scarsa liquidità a disposizione e nonostante i fondi ricevuti dalle rispettive Banche centrali, si presentano sempre mantenendo irrisolti i loro maggiori problemi di capitale e finanziamento. I prestiti ricevuti, compresi quelli da parte della Bce, hanno comportato come garanzia il deposito di Titoli di Stato: inizialmente un affare poiché le Banche hanno lucrato indisturbate sulla differenza fra i rendimenti dei titoli (acquistati sul mercato diretto) e il basso tasso pagato a Francoforte per la concessione di liquidità. Ma di nuovo ha inciso negativamente la perdita di valore dei titoli nell’occhio del ciclone, come quelli greci. A questo punto occorrerebbe una massiccia ricapitalizzazione (qualche centinaio di miliardi di euro, come minimo), cosa che Bruxelles non ammette in teoria né può farlo in pratica.

Le Banche europee hanno pure da affrontare entro l’estate 2013 il rinnovo di prestiti a breve per un totale di circa 5.000 miliardi di euro (quasi la metà dell’intero Pil europeo). In particolare, sono interessate le due più grandi Banche francesi con debiti pari al 6% del Pil nazionale; le italiane Intesa e Unicredit con una cifra pari al 9% del Pil, ma pure le due maggiori Banche tedesche con cifre pari al 17% del Pil.

Dunque, non soltanto il “debito sovrano” rallenterebbe la necessaria “alimentazione della crescita” – così la raccontano gli esperiti del capitale! – ma pure quello accumulato dalle Banche, e oggi in dichiarata difficoltà, ci metterebbe lo zampino. A proposito di esperti, il direttore generale del FMI, C. Lagarde, avrebbe, sì, una celestiale visione di una “ripresa” a suo dire imminente, ma poi la ritiene molto debole e oscurata da “nubi cupe” che si addensano nei cieli. Altri, un poco più realisti, confessano che siamo ritornati ad una situazione come quella de settembre 2008, dopo il crack della Lehman. Il che è tutto dire, tanto più che il mercato ombra dei Cds (saldamente nelle mani di sole cinque o sei Banche d’affari americane) continua a fare il bello e il cattivo tempo, esercitando un protezionismo finanziario per determinati gruppi e potentati, attorno ai quali si vanno creando scenari apocalittici.

Per quanto riguarda li Usa. noto faro del capitalismo globale e della civiltà borghese, Obama si arrampica sugli specchi lanciando una manovra di investimenti nelle infrastrutture per 447 miliardi di dollari e sgravi fiscali per le aziende che assumono disoccupati. Di passaggio, notiamo che negli Usa i supermilionari sono lo 0,3% dei contribuenti ufficiali (450mila su 144 milioni di dichiarazioni redditi…). Campo libero per manipolazioni e speculazioni di ogni genere, con il coinvolgimento di fitte schiere di intermediari. Lo scopo finale – ma solo per i gonzi – dovrebbe essere quello di… finanziare l’economia. E così in pochi secondi vengono maneggiati capitali immensi, “investiti e disinvestiti” raschiando plusvalore non sempre reale (cioè proveniente dallo sfruttamento di forza-lavoro nelle imprese industriali) e per lo più semplicemente cartaceo, figurativo e del tutto fittizio. Quanto alla politica monetaria della Fed è di questi giorni l’annuncio dell’acquisto, fino al 2013, di Titoli legati ai mutui ipotecari (mbs) per 40 miliardi di dollari al mese. E non si escludono interventi sul mercato dei Titoli di Stato: siamo al terzo quantitative easing (dopo il marzo 2009 e l’agosto 2010). Non si può dire a questo punto che manchi liquidità sul mercato americano, mentre il dollaro tendenzialmente perde nei confronti dell’euro. Così, a fronte di un deprezzamento del dollaro, la Fed non può far altro che stampar moneta per finanziare l’acquisto di bond sul mercato secondario, magari tentando di risollevare l’export Usa a scapito dello yen.

Una girandola di “qui lo dico e qui lo nego”; anticipazioni e smentite, cifre in continuo cambiamento, in un gioco di interessi personali ed elettorali delle varie lobby. E con gli “indignati” che tengono sospeso il fantasma di quella Tobin Tax che elemosina lo 0,1% sui valori azionari e lo 0,01 sui derivati. Pur di sopravvivere…

DC
Domenica, October 7, 2012