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Home ›Finalmente si lotta! Solidarietà agli operai di Basiano
A Basiano (MI), davanti al magazzino della Gartico Scari, società che si occupa della logistica del supermercato il Gigante, gli operai in sciopero della cooperativa di facchinaggio Alma Group, che li ha licenziati in blocco sostenendo di aver perso l’appalto, hanno tentato di bloccare il pullman, scortato da carabinieri e polizia, dove altri operai, quelli della cooperativa che ha vinto l’appalto, venivano trasportati a lavorare - ovviamente con una paga ancor più bassa dei primi - cioè a rompere lo sciopero.
Da qui, l'aggressione antioperaia delle forze dell'ordine borghese. Da un lato lo stato, che attraverso il suo braccio armato difende, come sempre e con sempre maggiore brutalità, l’interesse dei padroni, bisognosi, soprattutto in tempi di crisi, di manodopera sempre più silenziosa e a basso costo. Dall’altro gli operai, in questo caso quasi tutti egiziani, che finalmente non ci stanno ad essere buttati via dalla cooperativa con cui avevano appena cominciato un contenzioso sull’applicazione del contratto.
Questi operai, come altri della logistica, da alcuni anni hanno cominciato a ribellarsi al supersfruttamento che, anche grazie al ricattato del permesso di soggiorno (in stragrande maggioranza sono immigrati), le cooperative (quasi tutte in odore di mafia) gli impongono.
Non c’è nessun tipo di sindacato di categoria ad occuparsi di loro: CGIL-CISL-UIL, dove ci sono, in questo settore (come in altri) si comportano da putride escrescenze delle aziende (cooperative in questo caso) e non si curano nemmeno di fare applicare i contratti da loro firmati.
Gli operai della logistica, nel nord Italia, stanno così aderendo in maniera esponenziale al combattivo SiCOBAS, che di fatto sta facendo quello che nelle coop della logistica dovrebbero fare i sindacati firmatari del contratto… Ovvero: il conteggio corretto delle ore, l’applicazione dei livelli e delle tariffe orarie previste dal contratto, il conteggio di festivi e straordinari e la denuncia delle vessazioni, delle minacce, insomma del caporalato a cui i lavoratori della logistica sono soggetti.
Le lotte di questi lavoratori negli ultimi mesi si sono estese a macchia d’olio, dalla Lombardia all’Emilia, dobbiamo dunque pensare che episodi come questo si possano verificare ancora più spesso.
L’esempio di lotta che i lavoratori della logistica stanno dando ai loro compagni è importantissimo: questi operai sono disposti a spostarsi, bloccare i magazzini anche delle sedi dove non sono ancora sindacalmente presenti, hanno imparato a solidarizzare tra loro, indipendentemente dal paese di provenienza, a sottrarsi al ricatto individuale, a combattere il crumiraggio e il caporalato, e la loro lotta va idealmente, per la determinazione e la tenacia dimostrate, ben oltre la loro categoria.
Questi lavoratori stanno insegnando agli altri operai (italiani e non) come si lotta per difendere il posto di lavoro, anche se precario, senza cadere nella trappola del razzismo. Hanno fatto dei picchetti duri (Basiano non è il primo) contro l’entrata al loro posto di operai sottopagati - anche rispetto a salari già molto bassi - e sottomessi che, fin quando si prestano (per fame, certo) alle manovre padronali, è giusto chiamare crumiri. Lo hanno fatto senza alzare nessuna bandiera nazionale e senza scadere mai nell’identificazione etnica di chi lotta e chi non lotta, tant’è che tra loro ci sono pure italiani.
Hanno dimostrato di sapere di non avere nulla da perdere tranne le catene e hanno vinto le loro paure di uomini in carne e ossa; dipenderà anche dagli altri operai e dalle lotte future, se sapranno superare del tutto il limite di categoria che, per ora, la loro lotta ha. Dipenderà dalla presenza attiva dei rivoluzionari - ora pochi, troppo pochi - se quei lavoratori, come tutti gli altri, saranno in futuro capaci di superare la logica sindacale stessa, che già va forzata per ottenere dei risultati immediati, ma che sicuramente andrà abbandonata per creare il fronte di classe contro i padroni e porsi nella prospettiva del superamento del capitalismo. Già ora, quando ci mandano i loro scagnozzi, siano sbirri, caporali, o mafiosi, i padroni non scherzano affatto. Ma neppure gli operai di Basiano scherzano e sono una boccata d’ossigeno per chi lotta contro questo sistema, contro chi lo difende e se ne avvantaggia. Abbiamo bisogno di lotte come questa. Abbiamo bisogno del radicamento nella classe proletaria del partito rivoluzionario.
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