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Home ›Referendum alla Bertone: la disperazione operaia nelle urne
L'intesa siglata dalle Rsu Fiom prevede che, a partire dal primo gennaio 2012, sia applicato ai lavoratori delle Officine automobilistiche Grugliasco il contratto di primo livello siglato lo scorso 29 dicembre da Fiat, Fim, Uilm, Fismic, Ugl e associazione quadri, adottato al momento a Pomigliano.
Il relativo referendum/ricatto tra i lavoratori ha visto prevalere i “SI'” all'accordo col 89% dei voti, nonostante la Fiom nazionale, in disaccordo coi propri delegati di fabbrica, avesse dato indicazione di votare “NO”. Per la grande gioia pelosa di Confidustria e relativi maggiordomi sindacali (cisl-uil &co ) che non hanno perso l'occasione di lodare “la concretezza” dei delegati Fiom della Bertone con la loro indicazione di votare “Sì” e, di conseguenza, l'implicita validità della loro politica del (presunto) meno peggio. In base a questo, infatti, si accetta oggi di farsi tagliare una mano per salvare quel braccio che poi lo stesso “macellaio” ti chiederà dopodomani, e così via...
La maggior parte dei 600 dipendenti erano in cassa integrazione da quasi 6 (!) anni, Fiat aveva già promesso che in caso fosse prevalso il “NO” non avrebbe rilevato lo stabilimento per il quale era già pronto l'istanza di fallimento in Tribunale ed il relativo licenziamento dei dipendenti.
In queste condizioni, parlare di libertà di voto, democrazia ecc. ecc. è risultato difficile anche per facce di bronzo come Feltri, Ferrara &Co.
Preferiamo sorvolare sui patetici tentativi di giustificare il “SI'” e le successive dimissioni delle Rsu, da parte di alcuni delegati Fiom, con presuntissime astuzie tattiche – la cosiddetta. “mossa del cavallo” - volte a far sì che Fiat fosse in questo modo “costretta” a dare seguito ai pre-accordi sottoscritti acquistando lo stabilimento, mentre, al contempo, a livello nazionale poteva continuare la battaglia legale “Fiom contro Fiat” sull'applicazione del contratto. Al massimo, secondo noi, questo somiglia più al gesto disperato di quel tale che si tagliò il membro... per fare dispetto alla propria moglie.
Tra i diritti del padrone e quelli dei lavoratori, alla fine decide la forza, che, come in questo caso, si è dimostrata appartenere al primo, grazie al suo potere di ricatto verso i secondi, a causa della loro necessità improrogabile di salario. Come da manuale, verrebbe da dire...
Non si tratta certo di additare gli operai in questione, compresi i delegati Fiom, per aver accettato con un pistola carica puntata alla testa il ricatto padronale rifiutato a Pomigliano e a Mirafiori (in modi differenti secondo le differenti situazioni locali). Non è certo questo il punto.
Con lavoratori sull'orlo della disoccupazione, dopo anni di sotto-salario, lasciati da soli a sbrigarsela contro un padrone internazionale che sfoggia filosofia da happy hour e portafogli da emiro, era prevedibile un esito di questo tipo o comunque non da escludere. Ed è diventato un autogol anche per la stessa Fiom.
Il punto è che questa vicenda dimostra quanto fallimentare sia l'intera strategia sindacale; si è rivelato mortalmente perdente il circoscrivere le lotte a singole vertenze aziendali da affrontare volta per volta, oltretutto sul terreno insidioso del diritto civile (borghese), anziché su quello della mobilitazione operaia tra i diversi stabilimenti Fiat e dell'indotto (intanto, perlomeno), rimasta sempre sullo sfondo come il grande assente, nonostante Pomigliano e Mirafiori abbiano dimostrato una volontà di lotta da non sottovalutare.
Per alcuni, tipo la Rete 28 Aprile, questo è imputabile solamente all'insufficienza dell'attuale dirigenza Fiom; noi invece riteniamo insufficiente lo strumento sindacale in sé - soprattutto in tempi di crisi mondiale, che incattivisce più che mai i padroni - quale mezzo in grado di organizzare la forza operaia attraverso solidarietà, lotte e mobilitazioni vere che siano in grado di arginare lo strapotere padronale, toccandolo nei suoi punti nevralgici (i profitti), nelle forme e nei tempi che l'esperienza e l'intuito di classe individuino come i più appropriati. A tale scopo. si mostra sempre più irrinunciabile l'autorganizzazione delle lotte da parte dei lavoratori stessi per la difesa dei propri interessi immediati, così come (a partire da essi) la saldatura delle avanguardie col programma del comunismo rivoluzionario per una società differente, basata sui bisogni della vasta maggioranza degli esseri umani, anziché sui profitti di pochi.
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