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Home ›La scuola secondo le esigenze del capitale
L'introduzione della moderna scuola dell'obbligo non ebbe luogo perché i ceti dominati dell'epoca, mossi da motivazioni ideali, volessero rendere un servizio alla ragione, ma perché la capacità intellettuale dei più vasti strati della popolazione doveva essere elevata per servire l'industria moderna. Se la capacità intellettuale degli occupati venisse eccessivamente compressa, l'industria stessa non potrebbe venire salvaguardata. Perciò quella capacità intellettuale non può essere compressa più di tanto, per quanti per altri versi ciò possa apparire desiderabile ai ceti dominanti. Con gli analfabeti non si può fare la guerra. Siccome la quantità della ragione necessaria non dipende da una decisione dei ceti dominanti, non è parimenti possibile trasformare questa quantità di ragione - necessaria e quindi comunque garantita - nella qualità che sarebbe gradita ai ceti dominanti.
Frammenti da Brecht - da la Contraddizione n. 85, agosto 2001
Una decina d’anni fa, Silvio annunciava “urbi et orbi”: “L’Italia dovrà investire nel campo della formazione, dell’università e della ricerca”. Testuale. In realtà, a parte la costante, ormai drammatica penuria di… mezzi d’investimento, la borghesia italiana - classe proprietaria e amministratrice, in forme private e statali, del capitale e quindi detentrice del comando e sfruttamento della forza-lavoro - è alle prese con le condizioni di una produzione nazionale di merci, la quale si va indebolendo nella attuale fase di globalizzazione internazionale del mercato. A sua volta in crisi.
Un adeguato livello qualitativo della formazione, con specializzazioni in campo tecnico e scientifico (pur sempre in funzione delle esigenze produttive capitalistiche, s’intende, e dell’accaparramento a man bassa di quote di plusvalore) sarebbe indubbiamente e idealmente l’obiettivo da perseguire per tutti coloro che affollano i salotti per bene non solo del nostro Bel Paese, ma di tutti gli altri paesi d’Europa che in fatto di tagli alla “produzione intellettuale” fanno la loro parte. Un obiettivo, a parole, con cui si diletta anche chi, in rigoroso abito cerimoniale da “oppositore di Sua Maestà”, segue scodinzolando le illusioni di una borghesia che a corrente alternata si finge “illuminata” grazie ai suoi “produttori” intellettuali che spacciano per sviluppo e progresso quelle che sono esigenze, addirittura reazionarie, di conservazione di questo sempre più assurdo e disastroso sistema di produzione e distribuzione. Un obiettivo che la “sinistra” (al centro e verso destra…) caldeggia ed esibisce come un necessario piano riformistico (e col Ministro Berlinguer ai tempi ci mise quanto di suo poteva, addirittura spianando la strada ai successori, Moratti e Gelmini). Sia chiaro: sul tavolo dei cosiddetti confronti politici a dettar le leggi sono le esigenze produttive del capitale, con le quali c’è poco da scherzare. Inoltre, preso atto dello stato più che mai insicuro degli attuali rapporti sociali, per le più responsabili forze costituzionali sarà bene adoperarsi per ristabilire una salutare selettività nella formazione “culturale” fra classi che dominano e classi che subiscono. Siamo o no una democrazia fondata sul lavoro (salariato, dei proletari, e con regole alla Marchionne)?
Dunque, l’università al servizio del profitto aziendale, con studenti in grado di qualificarsi rapidamente al seguito delle più avanzate tecnologie produttive. Il resto diventa una perdita di tempo per fannulloni che pretenderebbero di nutrirsi di cultura sulle spalle di chi, giorno e notte, sa spremere a dovere plusvalore da quei proletari che, se proprio vogliono istruirsi più del necessario, aprano la televisione (dopo essersi comperato il decoder…) e avranno a disposizione la quotidiana dose di “pensiero unico”.Quanto all’attività didattica fortemente ridimensionata a livello generale, non soltanto ai governi borghesi gliene può fregar di meno ma addirittura questo è il loro scopo. E se qualche Università chiuderà i battenti, vuol dire che non serviva (al capitale). Diamoci una mossa: all’università, con finanziamenti privati e redditi famigliari di un certo livello, ci devono andare i figli della borghesia, che studiano seriamente e non vanno in piazza a far casino. Guardate gli Usa, faro di civiltà mondiale, e vedrete quali scuole frequentano i figli dei “cittadini meno abbienti” e di quelli provenienti dalle altre… razze….
Sarà bene aprire gli occhi, e le menti, rendendosi conto che oggi - come sempre è stato - la scuola pubblica può avere, in questa società, esclusivamente un carattere di classe. E per di più, oggi, quando gran parte delle formazioni di specializzazioni in mansioni che potevano essere svolte solo da professionisti con particolari istruzioni, sono invece eseguite perfettamente, tempi e costi minori, da macchine, computer e robot. Si ritorna ai primordi del capitalismo, solo con un numero sempre minore di manodopera impiegata (costretta però a lavorare, quando serve, giorno e notte) e, a questo punto, anche con livelli d’istruzione che finiranno, nuovamente, con lo sfiorare la… analfabetizzazione.
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