La Lega Centro - Scricchiolii del PD nelle regioni rosse

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Mentre la Lega Nord vive un effimero momento di ripresa - dovuto ad un proletariato che ha ormai perso ogni punto di riferimento politico e, disperato, si lancia sull'ultimo imbonitore offerto dal mercato delle chiacchiere - un'altra formazione politica geograficamente radicata mostra di scricchiolare vigorosamente. Lo stalinismo, sia in veste moderata, il PD, o dall'estremismo parolaio, Rifondazione e simili, vede tremare le fondamenta del suo feudo nella parte centrale della penisola.

Dal 1945 in poi il monopolio dell'opinione pubblica in regioni quali Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Toscana è stato pressoche totale e ciò ha comportato un dominio su tutto l'apparato pubblico con quel che ne consegue in fatto di rendite legali o meno. L'identificazione con il partito stalinista, i suoi miti, le sue parole d'ordine, le sue emanazioni culturali, sportive, ricreative, dipanate ovunque sul territorio, era totale: bastava che uno dei suoi luogotenenti tacciasse il più inoffensivo dei dissidenti, o degli aderenti meno entusiasti, di fascismo, perché il malcapitato venisse relegato ai margini del vivere sociale. La parola dello stalinista era legge biblica, puro vangelo, la capacità di mobilitazione del PCI e della CGIL elevata, la totalità delle poltrone occupata in pianta stabile, tanto che la loro distribuzione è stata per decenni un affare interno di partito.

Le cose iniziano a cambiare negli anni Novanta, ma non in Toscana, regione in cui la flessione elettorale rimane relativa e che vede a inizio secolo una nuova impennata della sinistra, fomentata dalla crisi e dal rigetto di alcune politiche berlusconiane a base di razzismo, aperta celebrazione dei padroni e dei loro deteriori valori, rilancio dell'influenza clericale. Ma il ricordo della guerra civile contro il fascismo, l'identificazione etnica con lo stalinismo hanno ultimamente segnato il passo a più mature considerazioni.

Molti speravano che l'ultimo governo Prodi venisse moderato nella sua passione per Confindustria dalla banda Bertinotti e co., i fatti hanno fatto giustizia di queste illusioni rendendo chiara la tragica verità: destra e sinistra sono le due facce della stessa medaglia. Il momento è stato completamente frainteso dai politicanti romani. Hanno pensato che i nostalgici, legati sentimentalmente al vecchio aggettivo politico - comunista - fossero ormai smaltiti e si potesse chiudere il baraccone Rifondazione creato venti anni prima alla bisogna. Il risultato è stato l'espulsione della cosiddetta sinistra radicale dal parlamento. I burattini dei padroni troveranno forse una nuova poltrona sotto qualche altra posticcia etichetta, tipo socialdemocratici, riformisti o amenità simili. Ma voi, che avete creduto a questa gente, adesso evitate l'amarezza, il disincanto per la politica vera e vissuta, e ascoltateci: è arrivato il momento di unirsi a noi, di entrare nella fiumana umana ogni giorno più vigorosa che travolgerà, presto o tardi, gli angusti recinti di questa società putrescente e approderà in un mondo di liberi ed uguali.

Lo stalinismo scricchiola alla radice

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Due fatti meritano di essere discussi. Trattasi di piccoli ma significativi segnali provenienti dal ventre di quella che era la satrapia dello stalinismo italiano, quella Toscana dove tuttora i nipoti di Stalin sedicenti democratici spadroneggiano incontrastati. Ma per quanto ancora? Il sindaco dell'anarchica Carrara, il signor Zubbani, regolarmente, inevitabilmente PD, ha fatto una campagna elettorale basata sul risanamento ecologico della costa. Eletto, prende atto dell'offerta governativa di fondi, un mare di denaro per far lucrare gli immobiliaristi, il progetto proposto concerne proprio la costa, un ulteriore diluvio di cemento. La base, per decenni prona alle direttive staliniste, incredibilmente contesta con foga e tenta l'autorganizzazione. Ad una tv locale un sindaco rabbioso spiega: forse si potrà attuare qualche variante, ma attenzione, solo simbolica, è inconcepibile che si pretenda che i padroni rinuncino a del denaro.

In una frazione del comune di Pisa un condominio costruito abusivamente è abitato da un decennio da famiglie proletarie in cerca di alloggio. L'insonne autorità non sembrava molto interessata a tutelare la legalità offesa dal costruttore; l'edificio si sviluppa su diversi piani e si affaccia su una delle principali arterie di traffico. Gli occupanti - si badi non parliamo di sottopioletariato, ma di gente con occupazioni stabili, quasi tutti cittadini italiani, figli a scuola - nonostante la non legittimità del tutto ottengono allacciamento utenze con emissione di bollette regolarmente pagate. Dopo più di un decennio la sanatoria, adesso il costruttore può vendere e impiega i carabinieri per sgomberare gli occupanti. La cosa non è indolore e genera un clamore notevolissimo. La giunta è criticata aspramente, gli stalinisti sembrano diventati politicanti qualunque. Gli sfrattati si organizzano, assediano per un paio di giorni il sindaco Filippeschi costretto a sfuggirgli previ scontri prolungati con la municipale e l'intervento della celere.

Il punto non sta nella violenza espressa, alla fin fine piuttosto modesta, ma nel fatto che gli ex-PCI siano stati contestati in uno dei loro collegi elettorali più sicuri, in cui hanno avuto per decenni il monopolio nel controllo dell'opinione pubblica. Un risultato ottenuto grazie ad una operazione truffaldina condotta con metodo, hanno usurpato una lunga tradizione rivoluzionaria, socialista, anarchica, comunista, iniziata nel diciannovesimo secolo, sono riusciti ad accreditarsi strenui oppositori del fascismo ed infine come responsabili del suo crollo. Ne sono stati, invece, i più coerenti esecutori testamentari.

Un muratore di Firenze, parlandomi, si dichiara di sinistra per poi attaccare l'odiata tramvia, grande speculazione edilizia di cui l'ex-sindaco Dominici si era fatto paladino. Dava la colpa al sindaco senza intravedere l'interesse imprenditoriale che vi sottostava; ma - è questo che va rilevato - alla fedeltà ideologica alla "sinistra" preferiva la scelta del programma: meglio il candidato berlusconiano Galli (ex portiere di Fiorentina, Milan e nazionale) se si impegnava a bocciare il progetto. Anni addietro non avrebbe retto alla vergogna della pubblica accusa del preposto stalinista: fascista, spia della CIA... che come è noto si occupa di viabilità ed edilizia...

Del resto per il PD la tentazione di adeguarsi alla propaganda del PDL è sempre più forte. Per l'azione politica reale differenze non ci sono mai state e, se fino a ieri i rom andavano integrati, oggi vanno cacciati magari con una mancetta d'incentivo. A quanto le squadracce di picchiatori? Sarkosy ha trovato a chi ispirarsi!

GC