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Anche negli Usa la crisi si traduce in tagli massicci alla scuola (con la scure di Obama)
Dal febbraio-marzo scorso vi è stata una crescente mobilitazione studentesca contro la riforma dell'istruzione voluta dal governo. Questo è il primo movimento di protesta nato dopo l'elezione di Barack Obama a Presidente.
Nel Distretto di Los Angeles si contano 5200 licenziamenti, oltre 900 sono quelli degli insegnanti di scuole pubbliche a San Francisco. La stessa dinamica (chiusure di istituti, licenziamenti, aumento delle tariffe, ecc.) è presente in tutto il paese.
L'amministrazione Obama ha salutato pubblicamente il licenziamento di 74 insegnanti e 19 altri dipendenti della Central Falls High School di Rhode Island mostrando un evidente sentimento anti-operaio analogo a quello dell'amministrazione Reagan al tempo dei licenziamenti dei controllori di volo.
Tutte le sciocchezze riguardo gli studenti delle scuole pubbliche degli Usa che sarebbero oltremodo intellettualmente carenti o sottosviluppati sono frutto delle bugie di chi vorrebbe smantellare la scuola pubblica negli Stati Uniti. Le differenze di prestazioni reali derivano dal fatto che la borghesia fornisce ai bambini della classe operaia tanta istruzione quanto basta loro per essere adeguatamente sfruttabili.
Dopo tutto perché educare una forza lavoro per la quale non c'è impiego? Col taglio dei fondi federali sin dalla fine degli anni 1980, governi statali e municipali sono stati in grado di andare avanti solo al prezzo del conseguente aumento di tasse e di ulteriori riduzioni dei finanziamenti per altri progetti. Così essi hanno sviluppato enormi deficit insolubili a cui l'amministrazione Bush ha risposto spingendoli al fallimento e quindi alla forzata austerità.
La riforma della pubblica istruzione negli Stati Uniti sta procedendo con il concorso attivo della Federazione Americana degli Insegnanti, che sostiene il programma di austerità dell'amministrazione Obama ed è persino arrivata al punto di costringere i propri membri ad accettare drastici peggioramenti circa retribuzione e condizioni di lavoro.
Uno studio della Stanford University ha dimostrato che c'è poca differenza tra le prestazioni delle scuole pubbliche tradizionali e quelle delle scuole private (a parità di condizioni).
A partire dal 2009 sono nate 4.700 Scuole Private con circa 1,4 milioni di studenti, in crescita continua grazie ai fondi sottratti all'istruzione pubblica.
L'obiettivo di questa "riforma della scuola", al pari di quella sanitaria è il taglio dei costi. E il 'modus operandi' è questo: prima chiudere una scuola pubblica, dopo riaprirla con un nuovo nome e con personale inesperto che viene pagato meno dei loro omologhi di altre scuole . Queste inoltre sono spesso di fatto divise in basa all'etnia degli alunni.
Gli studenti problematici o con esigenze speciali vengono spinti verso le scuole pubbliche dove tenderanno di fatto ad abbassare i punteggi dei test didattici obbligatori (dai quali dipendono i finanziamenti statali). Questi bassi punteggi sono considerati sinonimo di fallimenti professionali e vengono così sanzionati con la chiusura della scuola ed il licenziamento del personale impiegatovi.
Il grande disastro della scuola pubblica di Chicago e la militarizzazione delle scuole pubbliche
Le scuole pubbliche di Chicago sono state sostituite da imprese private a beneficio non solo di quei parassiti che aspirano ai dollari dello scrigno governativo, ma anche dei programmi dei “Reserve Officer Training Corps” (Corpi di addestramento di Ufficiali Riservisti) gestiti dalle forze armate. Oggi Chicago ha circa due dozzine di scuole “pubbliche” con una presenza del ROTC, le quali non sono altro che accademie militari finanziate da denaro pubblico. Los Angeles ha circa 30 programmi di questo tipo con migliaia di bambini in età scolare arruolati. In altri paesi questi studenti verrebbero chiamati cadetti. A livello nazionale questi programmi sono 3000 e forniscono ai figli dei proletari una corsia privilegiata verso ciò che un tempo era chiamato “il tritacarne”: le forze armate degli Stati Uniti.
Una scuola che si trova al di sotto dei livelli di prestazione previsti può essere eliminata da un atto del governo, anche contro la volontà di insegnanti, studenti e cittadini del distretto. Gli insegnanti di tali scuole vengono rapidamente licenziati e sono forzati a fare domanda per riavere i propri lavori nella stesso edificio scolastico, ma con stipendi e benefici minori. Con la proclamazione come Segretario all’Educazione di Arne Duncan a supporto del licenziamento di massa dell’intero corpo docente e ausiliario alla Central Falls High School nel Rhode Island, il governo ha esploso i primi colpi di un’enorme offensiva contro gli insegnanti delle scuole pubbliche.
La “Katrinificazione” delle scuole pubbliche
Come nella recente devastazione causata dall’uragano che ha colpito Haiti, la classe dominante vede la nostra sofferenza come una sua “opportunità”. Privatizzare le scuole pubbliche è una di queste. Fino ad oggi, nessun sindacato degli insegnanti in tutto il Paese, né la Federazione Americana degli Insegnanti, né l’Associazione Nazionale dell’Educazione ha mai promosso uno sciopero contro tali attacchi. Al contrario i leader dei sindacati hanno aiutato i riformatori nei loro programmi di austerità.
Anche Milwaukee ha subito una grande “riforma dell’educazione”. Il primo passo è stato elargire “buoni per benefici fiscali” alle scuole private che riuscissero a sottrarre studenti alle scuole pubbliche. Come a Chicago, anche a Milwaukee sono sorte molte accademie militari.
Gli insegnanti negli Stati della California, di New York e del Wisconsin avevano una qualche protezione, grazie alle leggi dei rispettivi Stati che favorivano l’anzianità contro il “merit pay”: ciò rese tutti coloro che lavorassero o frequentassero le scuole di quegli Stati obiettivi privilegiati degli attacchi da parte dell’amministrazione di Washington. Alcune delle prime proteste negli Usa contro questi tagli all’educazione si verificarono proprio nella città di New York.
Il movimento di protesta a sostegno dell’educazione può avere i suoi lati positivi e unire i lavoratori sulla base dei loro bisogni primari. Ma un tale movimento se si affida a forme di protesta “legale” o al riformismo, se si fa ingannare dai sindacati o dai suoi apologeti di sinistra, si esaurirà in se stesso e fallirà. Questa situazione richiede qualcosa di più che l’ennesimo “movimento” subordinato alla classe dominante, ai suoi partiti e ai suoi sindacati.
Si potrebbe dare uno sguardo a quello che sta succedendo in Grecia, dove gli scioperi di massa contro i tagli hanno scatenato lo scherno e la compiacenza dei media borghesi di ogni Paese. La ragione di questa arrogante ostilità capitalistica veicolata dai media risiede nel timore ancestrale che i lavoratori possano iniziare a reagire e che ciò si possa diffondere.
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