Mirafiori - Resistere alla crisi... Certo, ma come?

Volantino per gli scioperi alla Fiat di Mirafiori

La fiat - minuscolo! - ci tratta da mendicanti offrendoci 600 euro come premio di risultato invece dei 1100 dell'anno passato e giustificandosi con le solite acrobazie numeriche su vendite, previsioni, bilanci ecc. ecc.

Dobbiamo dire no e proprio perché siamo reduci da lunghe settimane di cassa integrazione ed abbiamo fame di salario, che è quello su cui conta la direzione.

Dobbiamo rifiutare il solito ricatto del “o questo o niente” e trattare come merita chi questi ricatti ce li vorrebbe imporre!

Va rifiutata la logica stessa del premio di risultato, che altro non è che il vecchio cottimo chiamato con un nome più alla moda, e che come quello serve solo a dividere i lavoratori, a farli ragionare in termini individualistici ed egoistici - aumentandone lo sfruttamento! - mentre porta all'azienda più lavoro complessivo in cambio di meno salario erogato in totale.

Giusto 40 anni fa, proprio qui in queste strade, i nostri compagni di lavoro d'allora seppero dare vita ad mobilitazione enorme contro il regime di fabbrica, le categorie, i cottimi ed il problema degli affitti - in una situazione certo differente: fiat aveva 140mila operai e non c'era la crisi di oggi, ma non per questo scuciva una lira in più di quanto non fosse costretta a fare - e passata alla storia come il “Vogliamo tutto” urlato in faccia a dirigenti, sindacati e poliziotti (la cosiddetta battaglia di Corso Traiano del 3 luglio 1969). Fu momentaneamente travolto lo stesso sindacato, il quale fu costretto a rincorrere le assemblee, dove spesso i delegati venivano zittiti dagli operai, e le mobilitazioni che non riuscivano a “pompierare”.

Oggi più di allora dobbiamo trovare la spinta a reagire contro questo deprimente stato di cose avendo ben chiara la situazione.

  1. Una crisi economica mondiale che offre ben pochi margini di trattativa economica e che quindi dovrebbe incattivire noi almeno quanto incattivisce il padronato (la Francia insegna).
  2. Un sindacato che oramai da tempo è colui che porta gli interessi del padronato ed il suo punto di vista nelle nostre fila ad ogni assemblea e manifestazione. Il riferimento non è solo a FIM-UIL-Sismic, che accettano tutto quello che chiede il padrone senza nemmeno far finta di opporsi: anche quando si atteggia a “barricadero”come la Fiom (che aveva comunque accettato una riduzione del “premio”: 800 €), lo fa solo per non perdere il consenso di quelli più combattivi tra di noi che continuano a concedergli la propria (s)fiducia passiva, dal momento che non vedono in giro alternative credibili. Esattamente come succede quando si è costretti a servirsi dell'unico negozio di zona, pur se lo si sa essere, in fondo, truffaldino! Mentre i sindacati di base rincorrono in modo sterile i confederali rivendicando un “+1” economico senza neppure indicarne i mezzi di lotta credibili per ottenerlo. È ora di dire basta! Organizziamoci fuori dal controllo sindacale, scegliendo autonomamente le forme di lotta più incisive, eleggendo liberamente i nostri delegati, sempre revocabili, in assemblee anche fuori dal posto e l'orario di lavoro. È questa l'unica strada che abbiamo per porre le nostre richieste alle parti trattanti, come ci suggerisce anche il nostro assopito istinto di classe.
  3. La cosa che Marchionne & Co. probabilmente temono di più - e per cui quindi potrebbero scucire anche qualche euro in più - è la nostra determinazione a costruire una società differente e migliore dell'attuale, che si basi sul soddisfacimento dei bisogni dell'umanità e slegata dal profitto di pochi, figlio dello sfruttamento di molti. Il comunismo, cioè.

E per questo fine gigantesco è necessario che iniziamo sin da ora ad organizzare il nostro partito rivoluzionario di classe come strumento indispensabile delle lotte presenti e future.