E dopo l'onda?

Le vacanze di natale sembrano essersi portate via la contestazione alla legge Gelmini, la protesta contro una crisi che non vogliamo pagare e ogni ipotesi di opposizione alla distruzione del nostro presente e del nostro futuro.

Il movimento ha finito per pagare la scarsezza dei suoi contenuti politici: la ribellione forse paga nell'immediato, ma nel lungo periodo se non si sedimenta una chiara coscienza politica i frutti raccolti ed i grandi numeri che hanno caratterizzato la protesta si sciolgono come neve al sole.

L'onda ha affermato “Noi la crisi non la paghiamo!”, ma non ha risposto a domande essenziali: cos'è questa crisi? da dove è nata? in che modo può essere superata?

L'onda ha chiesto “Il ritiro immediato della riforma Gelmini”, ma a questa non è riuscita a contrapporre altro se non un “progetto di auto-riforma” vago e incapace di esercitare una critica radicale alla scuola di classe ed alla società che la genera.

Era inevitabile che l'onda si infrangesse contro l'esigenza di dare una lettura coerente alla crisi, di esercitare una critica intransigente alla riforma, di produrre una proposta realistica di superamento di questa società che farà sempre pagare le sue crisi ai più deboli (i lavoratori, i precari e i loro figli). Gli studenti che hanno iniziato a smuovere le proprie coscienze non devono farsi trascinare dal riflusso che segue ogni onda.

È necessario, nelle lotte, nelle contestazioni, nei movimenti, dare vita ad un punto di riferimento politico internazionalista. Affermare chiaramente che lottare contro la crisi e le sue riforme non significa proporre “controriforme”, bensì dare vita al progetto del superamento di questo sistema, partendo dalla costruzione di un autentico partito proletario.

Noi comunisti internazionalisti di battaglia comunista saremo sempre al fianco di ogni sfruttato che leverà la fronte per contrastare questa infame società.