Il massacro imperialista a Gaza

Hanno creato un deserto e lo hanno chiamato pace.

Tacito sull’imperialismo romano - 98 DC

Anche per gli standard degli ultimi 60 anni, il massacro di innocenti a Gaza non ha precedenti. L’uccisione deliberata di più di 1300 palestinesi di cui un terzo sono bambini, il ferimento di altre 5000 persone e gli attacchi contro chi tentava di portare aiuti umanitari, dimostra che nel ghetto di Gaza è stato scatenato un nuovo livello di barbarie. Il cessate il fuoco non ha posto termine all’agonia, dato che Israele (sostenuto dall’Egitto) continua a tenere le frontiere chiuse. Per il mezzo milione di persone senza acqua corrente, i 50 mila senzatetto e quelli negli ospedali stracolmi, le sofferenze non sono finite.

Israele - Figlio dell’imperialismo...

Recentemente, è stata più volte riportata la famosa frase del ministro della difesa israeliano Ehud Barak, che se lui

fosse stato palestinese, avrebbe aderito ad una organizzazione terrorista.

In realtà lui l’ha già fatto. La più efficace organizzazione terrorista del Medio Oriente è costituita dall’esercito israeliano.

Ma Israele non agisce da solo. Agisce anche, come ha fatto fin dalla sua costituzione, per gli interessi imperialisti degli USA. La prova non è solo nelle moderne armi statunitensi, come i droni che quotidianamente guidano gli attacchi radenti su Gaza, ma anche nelle manovre diplomatiche del regime di Bush. L’ultimo atto di questo governo criminale (gangster) è stata di astenersi nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla risoluzione per chiedere un cessate il fuoco. L’amministrazione Bush ha agito con il governo d’Israele per mettere il nuovo regime di Obama di fronte al fatto compiuto, quando entrerà in carica.

E quali saranno questi “fatti”? Hamas ha perso alcuni dei suoi capi, e si dice che sia stata indebolita fisicamente, ma ciò non significa che sia più debole politicamente. Al contrario, due anni di blocco (embargo) su Gaza da parte di Israele hanno indebolito Hamas più di qualunque attacco. Nelle settimane precedenti alla fine della tregua, Israele stava gradualmente stringendo il blocco, tanto che i rifornimenti basilari cominciavano a scarseggiare. Sebbene Israele avesse interrotto la tregua il 5 novembre 2008 con l’uccisione di 6 miliziani di Hamas, la risposta di Hamas, consistente nel lancio di razzi, è stata l’unica a sua disposizione, se non stare a guardare l’ulteriore lenta disintegrazione economica del territorio. Ma questa è una “guerra asimmetrica” e di vendetta: 4 israeliani sono morti a causa di attacchi con missili (e altri 9 soldati sono stati uccisi dopo l’inizio dell’invasione di terra) mentre a Gaza il bilancio delle vittime è stato centinaia di volte maggiore.

...come lo è Hamas

Contrariamente a quanto molti di sinistra sostengono, questa non è una guerra per l’auto-determinazione nazionale, da nessuna delle due parti. Israele non potrebbe sopravvivere una sola settimana senza le massicce forniture di armi statunitensi che riceve, mentre Hamas è finanziata da Siria e Iran. Questi due stati hanno i loro programmi per il dominio dell’area. Alcuni sostengono che Hamas sia il male minore, dato che è il più debole dei protagonisti, e perciò qualunque sia la natura politica reazionaria del suo fondamentalismo islamico, essa dovrebbe essere sostenuta. Ma fare questo significa abbandonare i lavoratori palestinesi, i cui interessi non sono per niente gli stessi di Hamas, come gli scioperi dei dipendenti pubblici hanno recentemente mostrato. Allo stesso tempo condanniamo l’estrema spietatezza e la barbarie dello stato di Israele. Sosteniamo però i lavoratori israeliani che si sono opposti a questa guerra e hanno scioperato contro il loro stato. Tali azioni sono l’inizio di quello che noi chiamiamo “disfattismo rivoluzionario” che reclama non solo la pace, ma la sua realizzazione attraverso il rovesciamento dei regimi di entrambe le parti. Questo è ciò che hanno fatto i lavoratori per mettere fine al macello imperialista della Prima Guerra Mondiale, e questo è ciò che dovremo fare di nuovo per salvare il pianeta dalla discesa nella barbarie del capitalismo che è stata resa ancora più certa dalla crisi capitalista globale.

Alcuni sosterranno che in termini attuali tutto questo è utopistico, ma dopo 60 anni di lotta imperialista tra Palestina e Israele, quali altre soluzioni hanno i capitalisti da offrire? Alcuni sostengono che una volta che i palestinesi avessero “una loro propria terra” allora il conflitto terminerebbe. Ma lo slogan “due popoli, due stati” che soluzione può mai essere, quando Israele controllerà tutta l’acqua e le risorse maturali? Avere uno stato nei territori è ancor meno probabile dato che sia i mullah che i rabbini vogliono uno stato esclusivo e religioso. La sola soluzione è una soluzione “senza stato”, cioè un mondo totalmente diverso in cui la proprietà privata sia abolita assieme agli eserciti permanenti e alle frontiere nazionali. Come diceva Marx, “i lavoratori non hanno nazione”, ma “abbiamo un mondo da guadagnare”. Sempre più abbiamo un mondo da salvare e solo la classe operaia internazionale, unita al di sopra dei confini nazionali, etnici, religiosi e commerciali, può farlo. Ora questo è qualcosa per cui vale la pena battersi.

Communist Workers’ Organisation, gennaio 2009