Dalla crisi si esce affossando il capitalismo!

Volantino per lo sciopero generale del 12 dicembre

L’attacco è devastante, pari alla gravità della crisi che imperversa. La crisi non è solo finanziaria e sta già avendo pesantissime ripercussioni sull'economia reale, da cui ha origine. Negli Usa, milioni di pensionati sono gettati sul lastrico, colossi economici si trovano sull'orlo del fallimento e sono già in corso migliaia e migliaia di licenziamenti; stesso scenario nel resto del mondo. In poche parole, siamo in presenza di una tremenda crisi del capitalismo, di certo non breve, che avrà ricadute anche sulla ricomposizione imperialistica con il suo fardello di devastazioni belliche e barbarie sociali. Per non dire del processo di distruzione ambientale, che proseguirà imperterrito alla faccia dei ridicoli impegni ecologisti dei governi.

Anche qui, in molte aziende si lavora a singhiozzo o a orario ridotto, la cassa integrazione dilaga, tanto nelle grandi imprese come la FIAT, quanto in quelle medio-piccole. Ma tantissimi lavoratori non hanno neppure diritto alla Cassa Integrazione e per loro diventa molto concreto lo spettro del licenziamento brutale e della miseria. I padroni, però, hanno già pronta la loro ricetta anti-crisi: meno salari, più produttività, nessun ripristino della scala mobile e guai a toccare la precarietà, anzi, è il pilastro su cui si deve edificare l'uscita dalla bufera. Questo significa smantellamento del Contratto Nazionale, precarizzazione diffusa senza nemmeno più la prospettiva della stabilizzazione (= licenziamenti mascherati), delocalizzazioni, licenziamenti massicci, maggiori carichi di lavoro, mutui e affitti più cari, “moderazione” salariale cioè perdita di potere d’acquisto, barbarie razzista diffusa scientificamente, proprio mentre migliaia di immigrati, con le loro famiglie, rischiano di diventare clandestini - e quindi l'espulsione - se perderanno il posto di lavoro. Intanto, continuerà la strage quotidiana di lavoratori ad opera del serial killer chiamato Capitale. In poche parole, più sfruttamento, incertezza del futuro, povertà: questo lo scenario che ci riserva e ancor più ci riserverà la borghesia.

Più salario, più pensioni, più diritti, ridistribuzione del reddito, dice la CGIL. Ridistribuire il reddito, abolire la Legge 30, il Pacchetto Treu, il Protocollo sul Welfare (cose passate col consenso dei sindacati confederali), i Cpt, dicono i sindacatini “di base”. D'accordo, ma come è possibile se noi lavoratori non abbiamo il potere politico? Gli Stati gettano sul lastrico i proletari, demoliscono lo “stato sociale” e i servizi pubblici (scuola, pensioni, sanità) salvano le banche, scucendo senza battere ciglio miliardi su miliardi, ma trovano a malapena pochi spiccioli per offensive elemosine ai poverissimi (e agli evasori fiscali, che tali risultano) o per qualche ammortizzatore sociale dal fiato cortissimo: se ce lo eravamo scordati la realtà ci ricorda che noi lavoratori abbiamo interessi opposti ed inconciliabili a quelli dei padroni - sacrifici per noi, profitti per loro - che non siamo sulla stessa barca e, se ci siamo, buttiamoli a mare!

La risposta sta quindi nell’organizzarsi come classe in lotta, estenderla al di là dei falsi steccati di categoria, contro tutte le compatibilità aziendali, economiche e nazionali, mettendo così allo stesso tempo in discussione l’attuale modo di produrre basato su mercato, capitale, salario e merce. Organizzare cioè assemblee nei luoghi di lavoro e nel territorio con potere sovrano di decisione su forme e contenuti di lotta realmente anticapitalistici, con propri delegati revocabili che pongano richieste “semplici” ma necessarie - stabilizzazione dei precari, aumenti salariali adeguati al carovita, tutela di vita e salute sul posto di lavoro per tutti. Ma proprio perché incompatibili col capitalismo odierno, oggi più che mai queste richieste non possono essere sostenute da lotte e scioperi proclamati mesi prima, fatti nel rispetto delle fascistoidi leggi vigenti e da sindacati che le accettano per essere legittimati dal Padrone. A lui la legge consente di fare tutto ciò che vuole, mentre a noi impedisce ogni tipo di difesa efficace. Non per niente, ogni volta che i lavoratori scendono sull'unico terreno di lotta veramente efficace, lo sciopero cosiddetto “selvaggio”, senza preavviso, senza limiti di tempo, si scatena la reazione rabbiosa e infamante del padronato, dei suoi mezzi di (dis)informazione e dei governi: è segno che quei lavoratori hanno colpito giusto (vedi, per esempio, l'Alitalia).

La lotta contro gli attacchi piccoli e grandi è un passo doveroso e necessario, ma non sufficiente, se non si dà fiato e gambe al partito di classe, internazionalista e rivoluzionario quale unica espressione coerente del rifiuto e del superamento di questa disumana società dominata dal Capitale: o questo o la barbarie!

Battaglia Comunista (P.C. Internazionalista)