Contro lo sgombero del Libera, sgomberiamo la borghesia dalla faccia della terra

A nord di Modena, nelle campagne di Marzaglia, è tutto pronto per la costruzione di una grande pista automobilistica che devasterà la vegetazione boschiva, il suolo agricolo e le falde acquifere sotterranee. L’unico impedimento per l’inizio dei lavori era la presenza del Libera, uno spazio sociale che da otto anni autogestiva una casa all’interno di quest’area. Il Libera, insieme al Coordinamento contro l’autodromo che raccoglie diverse realtà sociali e ambientaliste modenesi, si è sempre battuto contro questo progetto, perché esso consegnerà nelle mani di un ristretto gruppo di privilegiati una grande area verde che invece potrebbe essere patrimonio di tutta la collettività.

Ad agosto il Libera è stato sgomberato e demolito. Ma questo non ci scandalizza, perché sappiamo perfettamente che le cosiddette istituzioni democratiche e tutti coloro che in nome di esse ci governano, non si preoccupano del bene comune, non hanno a cuore la salvaguardia della natura e se ne fregano altamente della collettività. Questo perché, dietro una maschera ormai completamente logora a cui è stato dato il nome di democrazia, si nasconde in realtà il potere dei ricchi, dei milionari, di chi ha grandi capitali da investire. In una parola, il potere della borghesia.

Non è certo la prima volta che gli interessi delle comunità locali si scontrano con quelli dei capitalisti e dei loro servi: si pensi al movimento contro la Tav in Val di Susa, contro il Ponte sullo Stretto in Calabria e Sicilia, contro la base Nato a Vicenza, contro gli inceneritori in Campania, contro la metropolitana a Parma, e tanti altri conflitti simili... in tutti questi casi troviamo gli interessi collettivi da una parte, e gli interessi dei borghesi e dei loro amici (politicanti, mafiosi, funzionari di stato, militari) dall’altra.

Ora, è del tutto chiaro che alle istituzioni non gliene importa proprio niente della “società civile” e del “volere popolare”, per cui, in tutte le battaglie sopra elencate, ciò che conta non è sensibilizzare l’assessore di turno o raccogliere un cospicuo numero di firme, ma riuscire a mobilitare una forza che possa costringere l’avversario - cioè il potere borghese - a rinunciare ai suoi propositi.

Questi movimenti, presi singolarmente, potranno mai mobilitare una simile forza? Noi crediamo di no.

Un primo passo sarebbe quello di unire tutte queste lotte in un unico movimento che cerchi di sbarrare la strada alla devastazione diffusa da una classe padronale senza freni. Ma non sarebbe ancora sufficiente, perché oggi la crisi economica montante ha ridotto al minimo qualunque margine di contrattazione, e la fame di profitto spinge la borghesia e il suo stato ad affrontare ogni resistenza di piazza con più risolutezza e più ferocia. C’è però un’intera classe che, sebbene dispersa e politicamente smarrita, ha interessi diametralmente opposti a quelli di chi devasta il territorio in nome del profitto. È la classe dei lavoratori, degli sfruttati, dei precari. È questa classe che deve muoversi, se vogliamo sgomberare la borghesia dalla faccia della terra.

Solidarietà alle compagne e ai compagni del “Libera”

Contro il regime capitalista, per una società senza classi né frontiere