Contro la società degli sceriffi e dei padroni

Volantino per la manifestazione del 6 ottobre a Bologna "in difesa degli spazi sociali e contro le politiche securitarie"

Se non fosse una cosa seria, quella dei “sindaci-sceriffo” la potremmo considerare una triste moda di questi anni di fango. Dopo Tex Sergio Cofferati infatti, sempre più numerosi, i sindaci italiani hanno capito che la popolazione impoverita e impaurita, dalla piccola borghesia ai proletari, doveva essere in qualche modo confortata e rassicurata di fronte allo sfascio sociale in cui è stata scaraventata.

Mentre la crisi economica mondiale produce guerra senza sosta, a livello nazionale imperano la precarietà e la disoccupazione reale e, a livello locale, specie nelle città più grandi, microcriminalità e illegalità diffuse diventano il piccolo grande male contro cui fare convergere rabbia e paure di un popolino reso “bue” che ha smarrito la razionalità, che se la prende con chi è a portata di tiro e non contro i veri ladri, i veri mafiosi, i veri affamatori.

Molto semplice diventa dunque il giochino degli odiati sindaci-sceriffo: i nemici non sono più , le banche, i grandi proprietari di case e di interi quartieri, i padroni e le loro articolazioni, cioè le agenzie interinali, che sfruttano, ricattano e affamano milioni di proletari italiani e stranieri, bensì i lavavetri, i graffitari, i nomadi, i barboni, le prostitute e i piccoli spacciatori... chi è insomma accusato di turbare il quieto vivere dei "bravi cittadini".

Se anche chi ha un impiego fisso non arriva più (da tanto...) a fine mese, se i proletari italiani sono strangolati dai tassi indecentemente variabili dei mutui e da quei pescecani dei padroni di casa, se i proletari stranieri sono talmente ricattati da lavorare a testa bassa in attesa di essere regolarizzati sotto la continua minaccia dei padroni di farli finire in un cpt, la colpa non è certo di chi per vivere commette delle piccole illegalità, a cui è di solito costretto dai veri criminali, che con i giusti appoggi nella politica, nel mondo economico “legale” e nella macchina repressiva la fanno sempre franca!

Se poi si volesse davvero parlare di illegalità, quella più diffusa a Bologna come in Italia e nel mondo, è proprio quella del mondo del lavoro... Non ci riferiamo solo al “lavoro nero”, ai contratti capestro con le dimissioni già firmate dai lavoratori delle cooperative, ma anche e soprattutto alla continua violazione delle norme di sicurezza nelle fabbriche dove i morti sono all’ordine del giorno

E i veleni che gli operai di ogni settore sono costretti a respirare non sono solo quelli morali, del tradimento sempre più evidente dei propri interessi da parte dei sindacati che ora vogliono pure il nostro TFR, ma, in barba alla scrupolosissima legge 626, sono anche i veleni dell’amianto, delle polveri sottili, delle diossine che siamo sempre più costretti a respirarci tutti, e ancora di più quelli che ci lavorano a stretto contatto.

Di fronte a questa situazione insostenibile, è ovvio che non basta rivendicare uno spazio sociale, un luogo alternativo al mercato selvaggio in cui stiamo, a meno che non si voglia lasciare al populismo di un “grillo parlante” le vere battaglie da fare, occorre affrontare le vere paure dei proletari che non necessariamente porteranno al loro rabbia nella giusta direzione.

Chi ha capito che la vera causa dei nostri mali è il mostro impazzito del Capitalismo del Terzo millennio, non può guardare solo al proprio problema specifico, che sia quello salariale, quello abitativo o quello di uno spazio sociale negato, ma deve necessariamente fare un discorso di più ampio respiro che coinvolga tutti gli elementi di una classe operaia e proletaria sempre più smarrita e divisa, unendoli nella comune lotta al sistema che ci affama, ci uccide e ci toglie ogni sicurezza e speranza nel futuro.

Per fare questo occorre però proporre in maniera seria ed inequivocabile la questione del potere che deve passare dalle mani dei padroni e dei loro servi (politici e politicanti di destra e sinistra, sindacati ecc...) a quelle proletarie.

Siamo noi a produrre la ricchezza dei pochi mafiosi, massoni e imprenditori che ci comandano e ci reprimono con le loro leggi e i loro servi!

Facciamola finita con le guerre di razza, le guerre tra i popoli, le guerre di religione, le guerre tra poveri!!

Smettiamola di guardare solo al nostro ombelico e uniamoci nell’unica guerra giusta: quella di classe. Blocchiamo la produzione, le strade, i cantieri, riprendiamoci le piazze, le case, gli spazi sociali, la vita.

La botte è colma, dobbiamo lottare uniti contro ogni tipo di sfruttamento, anche per evitare che la rabbia proletaria si trasformi nel suo opposto: il fascismo. Sì, il fascismo, che strisciante si fa avanti nelle crociate dei sindaci-sceriffo e purtroppo anche nelle teste ottuse di troppi proletari, giustamente esasperati e delusi da tutti ma che, senza direzione politica di classe e coscienza, se la sanno prendere solo con chi è a portata di tiro: i più deboli!!

Dalle fabbriche ai cantieri, dalle lotte per il salario a quelle per la casa, contro il carovita e per gli spazi sociali, sviluppiamo l’organizzazione internazionalista rivoluzionaria, i tempi sono maturi, anzi, lo richiedono più che mai.

Organizzati e lotta con noi!

P.C. Internazionalista - Battaglia comunista (Sezione Bologna)