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Home ›Piattaforme sindacali o lotta di classe?
Sciopero nazionale dei metalmeccanici
Fabbriche che chiudono, ondate di cassa integrazione, insicurezza generalizzata: la situazione è pessima, e non solo per i metalmeccanici. È il mondo del lavoro dipendente nel suo complesso a vivere in queste condizioni, sotto l'attacco di un padronato che si fa più aggressivo e prepotente man mano che la crisi mondiale affonda i suoi morsi nel cuore del capitalismo.
Tutto questo è la risposta - l'unica che conoscono - che i padroni danno alle crescenti difficoltà della loro economia, vale a dire l'intensificazione dello sfruttamento in ogni modo possibile: aumento dei ritmi e dei carichi di lavoro (quindi degli infortuni), allungamento dell'orario, abbassamento del salario diretto (e rapina di quello indiretto/differito: la pensione), precarietà senza limiti, tanto che spesso diventa una specie di moderna schiavitù, soprattutto per i nostri compagni immigrati.
Dunque, mai come adesso dovrebbe essere evidente la totale contrapposizione tra i nostri interessi e quelli dei padroni, eppure CGIL-CISL-UIL, ancora una volta, ci chiamano a scioperare per una piattaforma che non ci fa affatto recuperare la perdita del potere d'acquisto subita dai nostri salari in questi anni. I 130 euro lordi (per il 5° livello) sbandierati dai sindacati, in realtà diventeranno (se lo diventeranno...) molto meno, e, naturalmente, "spalmati" su due o addirittura sei anni!
Non solo, ma la piattaforma contrattuale prevede l'imposizione anche ai lavoratori senza tessera sindacale di un versamento in denaro a favore dei sindacati medesimi. Siamo tornati all'epoca del fascismo, quando c'era l'obbligo - pena la fame e la galera - di iscriversi ai sindacati? Allora si chiamavano sindacati corporativi, oggi concertativi, "responsabili" e via dicendo, ma la minestra è sempre quella. Infatti il sindacato, accettando - da tanto tempo - la falsissima logica del "siamo tutti sulla stessa barca", ci costringe a ingoiare sacrifici su sacrifici ad esclusivo vantaggio del padronato, contribuendo così al continuo peggioramento delle nostre condizioni di esistenza.
L'intervento diretto dello stato - in particolare per i grandi gruppi come la FIAT - invocato da sindacati e persino da sindacatini sedicenti di base per risolvere la crisi, darebbe, sì, una boccata d'ossigeno agli industriali, ma non cambierebbe di una virgola la nostra situazione, anzi; vedi, per tutti, l'esempio della Volkswagen, di proprietà pubblica, dove il sindacato ha firmato un accordo che prevede pesanti tagli al salario, l'allungamento dell'orario e altri significativi peggioramenti in cambio di una temporanea sospensione dei licenziamenti previsti. Senza contare che in questi anni i governi - di qualsiasi colore - hanno regalato montagne di soldi ai padroni, soldi presi dalle nostre tasche con le tasse, evase invece sistematicamente dai borghesi.
Ma dalla crisi non se ne esce, perché essa scaturisce dalle contraddizioni insanabili del sistema capitalistico, come dimostra il fatto che dopo trent'anni di sacrifici, licenziamenti, guerre, siamo punto e daccapo, con i padroni e i loro governi a chiederci ancora sacrifici, a fare nuove guerre...
Questo significa che non c'è niente da fare e che tanto vale non scioperare? No, al contrario! Oggi più che mai è necessario rispondere all'aggressione padronale, ma dobbiamo farlo sul nostro terreno di classe, cominciando col rifiutare le manfrine ingannatrici dell'interesse nazionale e delle piattaforme "responsabili"!
Non c'è nessuno che possa veramente difenderci se non noi stessi! Per noi lavoratori - metalmeccanici e non - l'unica alternativa è quella dell'autorganizzazione vera della lotta, dal basso, oltre e contro ogni logica sindacale, nell'unità con le altre categorie di lavoratori, "fissi" o precari. Solamente le assemblee operaie possono decidere perché, come e quando scioperare: proclamare uno sciopero mesi prima - secondo la prassi sindacale - vuol dire far perdere soldi ai lavoratori, non ai padroni! Solo una lotta fondata su questi presupposti è in grado di spezzare le leggi e gli accordi dei nemici di classe e porci concretamente sul terreno della difesa dei nostri interessi generali e immediati.
- Per la rottura della pace sociale, cioè della falsa armonia di interessi tra lavoratori e padroni di ogni dimensione! Per l'unione di tutti i lavoratori! Per l'autorganizzazione delle lotte da parte dei lavoratori, dai luoghi di lavoro al territorio! Ma tutto questo non basta, se non si salda con una coerente e sistematica prospettiva anticapitalista che solo un partito autenticamente comunista può dare. Un partito internazionale e internazionalista che, avendo fatto - da sempre - i conti con lo stalinismo e le sue variegate eredità, è in grado di dirigere politicamente il proletariato nella lotta per il superamento rivoluzionario del capitalismo.
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