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Per lo sciopero Fiat
"Non facciamoci del male", ha detto Montezemolo ai sindacati dopo la fine della telenovela FIAT-GM, chiamandoli ad una più stretta collaborazione per rilanciare i profitti della più grande industria italiana. Ma il punto è che sono sempre stati i padroni a fare del male agli operai, imponendo loro sacrifici durissimi in cambio di... altri sacrifici.
Trasferimento di intere lavorazioni all'estero, dove non esiste o quasi limite allo sfruttamento (per esempio, in Iran), esternalizzazioni, terziarizzazione, precarietà, aumento insostenibile dei carichi e dei ritmi di lavoro, cassa integrazione e licenziamenti: sono la solita amarissima medicina che il padronato fa ingoiare ai lavoratori per tentare di rianimare un sistema profondamente malato. La difficile situazione in cui è impantanata da anni la multinazionale torinese è dovuta alla durissima concorrenza internazionale tra colossi automobilistici, generata, a sua volta, dalla più generale crisi del capitalismo a livello mondiale: l'Opel a la Volkswagen, per esempio, si trovano più o meno nelle stesse condizioni.
Mai come in questi momenti risulta evidente la totale contrapposizione tra gli interessi dei lavoratori e quelli dei padroni. Mai come in questi momenti emerge la funzione di "pompiere sociale" del sindacato. I presunti difensori degli operai, cioè i sindacati, si mettono a disposizione del padronato per aiutarlo a superare le difficoltà aziendali: avanzano proposte e suggerimenti (vogliono insegnare ai padroni a fare meglio il mestiere di... padrone) che inevitabilmente e immancabilmente comportano sacrifici e divisioni per e tra gli operai.
Non è certo così che si difendono gli interessi degli operai e degli impiegati. Per farlo realmente bisogna in primo luogo rifiutare l'organizzazione capitalistica del lavoro, che significa sempre e comunque sfruttamento e sottomissione totale alle esigenze padronali. Da questo consegue la denuncia e il rifiuto di ogni forma di concertazione/collaborazione con il padronato e con le istituzioni che governano la società - stato, regioni, comuni - alle quali si chiedono irrealistici piani di intervento per rilanciare l'economia capitalistica, che sarebbero comunque pagati dalle tasche proletarie: dagli sgravi fiscali, agli incentivi statali fino alla nazionalizzazione più o meno mascherata.
Ma le istituzioni non sono al di sopra delle parti! Il loro compito esclusivo è quello di amministrare la società borghese, cioè di tutelare gli interessi borghesi: del padronato, in primo luogo, e, a scalare, di tutte le altre frange della borghesia.
Il sindacato ha ampiamente dimostrato - anche nella sua veste apparentemente più radicale, quale è quella indossata oggi dalla FIOM - che non sa, né soprattutto vuole mettersi sulla strada della reale difesa operaia: gli accordi bidone, il compromesso al ribasso, la mortificazione degli entusiasmi e della volontà di lotta operaie, le tacite intese con la direzione e i capi squadra sulla cassa integrazione per sbattere fuori per primi gli operai più "rompicoglioni" (cioè quelli sempre pronti a lottare) sono la sua pratica abituale.
E se, come è avvenuto a Melfi, la determinazione allo scontro col padronato è particolarmente forte, si impegna un po' di più, ma solo per circoscrivere il possibile estendersi del focolaio della lotta di classe dentro i limiti estremi delle compatibilità capitalistiche.
Non c'è nessuno che possa veramente difenderci se non noi stessi! Per noi lavoratori - dentro e fuori la FIAT - l'unica alternativa è quella dell'autorganizzazione vera della lotta, dal basso, oltre e, se necessario, contro ogni logica sindacale, nell'unità con le altre categorie di lavoratori, "fissi" o precari. Solamente le assemblee operaie possono decidere perché, come e quando scioperare. Solo una lotta fondata su questi presupposti è in grado di spezzare le leggi e gli accordi dei nemici di classe e porci concretamente sul terreno della difesa dei nostri interessi generali e immediati: basta subire!, dobbiamo cominciare a "fare del male" al padrone!
Per la rottura della pace sociale, cioè della falsa armonia di interessi tra lavoratori e padroni di ogni dimensione! Per l'unione di tutti i lavoratori! Per l'autorganizzazione dei lavoratori, dai luoghi di lavoro al territorio! Per la prospettiva anticapitalista del comunismo internazionale! Per il partito rivoluzionario!
Partito Comunista Internazionalista - Battaglia ComunistaInizia da qui...
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