La guerra è sempre del capitale contro il lavoro

I recenti sviluppi della guerra in Iraq dimostrano che essa non è stata scatenata per liberare quel paese da Saddam Hussein e portarvi la "democrazia" né perché vi si trovavano armi di distruzioni di massa, ma perché il sistema capitalistico da circa trenta anni sta vivendo una delle più drammatiche crisi che abbia conosciuto in tutta la sua storia e per fronteggiarla non può fare altro che scaricarne i costi sul proletariato internazionale affamandolo e trascinandolo nel massacro della guerra imperialista.

A un anno di distanza emerge, infatti, chiaramente che, oltre che installare proprie basi militari in una zona di grande importanza strategica, l'obbiettivo principale era l'occupazione dell'Iraq per assicurarsi il controllo esclusivo del mercato del petrolio perché da esso deriva la rendita con cui gli Usa finanziano il loro debito e la spesa militare necessaria per mantenere la loro supremazia e dare ossigeno alla loro malandata economia a discapito di quella dei concorrenti. Il terrorismo, il fantomatico nemico dell'intero "Occidente" a cui di volta in volta si danno le sembianze di questo o quel tiranno, di questo o quel personaggio (semmai lo stesso con cui fino al giorno prima si andava a braccetto), in realtà, è solo l'altra faccia della medaglia di questa guerra e la cui vittima principale è il proletariato internazionale, i lavoratori.

Si tratta di un vero specchietto per allodole per compattare i proletari sui fronti, ancora mutevoli e incerti, della guerra stessa.

D'altra parte, non è la prima volta che ciò accade nella storia. Ci hanno fatto combattere la prima guerra mondiale sotto le bandiere del nazionalismo (per l'Italia la conquista del Friuli e dell'Alto Adige); la seconda guerra imperialista mondiale ce l'hanno gabellata come la lotta della democrazia e del socialismo contro il nazifascismo, e viceversa.

Ora anche l'Italia è già di fatto impegnata in azioni belliche, giustificate in nome della "lotta al terrorismo".

E anche lo stato italiano (tutto: governo e opposizione) è impegnato nella campagna ideologica dell'anti-terrorismo, nel mentre stesso appoggia tutte le azioni che alimentano il terreno di coltura del terrorismo, fatto di miseria e disperazione di intere popolazioni nel mondo. Si distrugge prima un paese, poi lo si occupa, la sua popolazione è trattata da massa di minorati, e alla fine si chiamano terroristi tutti coloro che in un modo o nell'altro si oppongono a tutto ciò, anche se col terrorismo non c'entrano nulla.

Gli internazionalisti lanciano l'appello a non cadere in questa nuova trappola e, prima che sia troppo tardi, a riprendere la lotta di classe perché solo lottando in difesa del proprio salario e delle proprie condizioni di vita il proletariato potrà impedire che la guerra dilaghi ovunque e lo travolga.

E non vi sarà vera pace finché non avrà edificato un sistema economico in cui sia posta fine allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e alla logica del profitto.

Su questi temi mercoledì 28 aprile 2004 alle ore 18.00, il Circolo Prometeo indice, presso la sua sede in via Lazio 12 a Santa Maria, una assemblea pubblica.

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia comunista
Sezione italiana del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario