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Home ›In mezzo a nuovi massacri si celebra la fine - della II guerra mondiale
25 Aprile 2004
È dal 1991 che gli Usa sono praticamente in guerra permanente. Negli ultimi due anni il fenomeno si è drammaticamente aggravato.
Hanno cominciato con l'Afghanistan: due anni prima del famoso 11 settembre 2001 era già stato deciso e pianificato l'attacco. L'attentato dell'11 settembre ha fornito l'occasione per compattare l'opinione pubblica americana, ma non solo, dietro l'avventura bellica dell'esercito Usa in veste Nato. Era per prendere Osama Bin Laden - dicevano: ma lui è libero e gli Usa restano lì.
Poi,si sono dedicati - malissimo, ma fa lo stesso - ad attaccare e invadere l'Iraq. Perché?
La "guerra al terrorismo" è la scusa ideologica - visto che quasi tutte le iniziative politico-militari degli Usa (e di Israele) altro non fanno che alimentare il terrorismo stesso.
Le ragioni vere - taciute anche dagli oppositori diplomatici degli Usa (stato francese e stato tedesco, per esempio) - sono molto concrete:
- assicurarsi il controllo esclusivo delle fonti e delle vie di comunicazioni del petrolio - con qualche briciola lasciata ai clienti alleati, almeno per ora, come l'Italia con la sua ENI;
- mantenere il ruolo del dollaro quale unica moneta di scambio del petrolio e delle altre materie prime, oggi minacciato dall'Euro e da quanti come Saddam, sono pronti a sostituire i dollari con gli Euro - questa è la condizione dell'enorme rendita finanziaria ricavata dagli Usa che li rende capaci di reggere la molto precaria condizione economica interna;
- installare proprie basi militari in una zona generalmente strategica anche dal punto di vista geo-politico, al centro com'è, fra Europa, Cina e Russia, e immediatamente tali da assediare l'arci-nemico Iran, compreso fra Iraq e Afghanistan.
E non va neppure dimenticato che la piccola, e del tutto effimera, ripresa della produzione americana è indotta proprio dalla guerra.
Perché gli oppositori, finti pacifisti, parlano di tutt'altro? Perché farebbero loro ciò che fanno gli Usa, se solo potessero.
Ecco perché la odiosa bugia della "lotta al terrorismo" viene sostenuta e utilizzata ovunque.
Il terrorismo - la cui vittima principale è il proletariato - è diventato un'arma della guerra interimperialistica, ma è diventato anche l'ideologico specchietto per allodole, mediante il quale allineare i proletari sui fronti, ancora mutevoli e incerti, della guerra imperialista.
Ci hanno fatto combattere la prima guerra mondiale sotto le bandiere del nazionalismo (per l'Italia la conquista del Friuli e dell'Alto Adige); la secondo guerra imperialista mondiale ce l'hanno gabellata come la lotta della democrazia e del socialismo contro il nazifascismo, e viceversa. Ora anche l'Italia è già di fatto impegnata in azioni belliche, giustificate in nome della "lotta al terrorismo". E anche lo stato italiano (tutto: governo e opposizione) è impegnato nella campagna ideologica dell'anti-terrorismo, nel mentre stesso appoggia tutte le azioni che alimentano il terreno di coltura del terrorismo, fatto di miseria e disperazione di intere popolazioni nel mondo. Si distrugge prima un paese, poi lo si occupa, la sua popolazione è trattata da massa di minorati, e alla fine si chiamano terroristi tutti coloro che in un modo o nell'altro si oppongono a tutto ciò, anche se col terrorismo non c'entrano nulla. E la campagna ideologica è talmente compatta e forte, alimentata com'è da tutti i media, che molti proletari dei paesi metropolitani ci cadono. È così evitata, almeno per ora, la saldatura in una prospettiva rivoluzionaria fra le lotte proletarie, che pure iniziano a manifestarsi, nei paesi metropolitani con le spinte anti-imperialiste delle masse diseredate nei paesi periferici. Queste sono infatti gettate in braccio ai più retrogradi e reazionari integralismi religiosi, astutamente utilizzati dalle borghesie periferiche per mantenere nella soggezione dell'ignoranza e della fedeltà le loro masse povere.
Nella ricorrenza della fine della seconda guerra mondiale in Italia, gli internazionalisti lanciano l'appello a non cadere nella nuova trappola.
Contro il terrorismo e contro la guerra in nome dell'antiterrorismo.
Contro lo stato capitalista e la sua guerra.
Per la ripresa della lotta autonoma del proletariato
Per l'unità internazionale del proletariato contro il capitale, lavorare per la costruzione del partito internazionale del proletariato.
Partito Comunista Internazionalista - Battaglia comunistaSezione italiana del Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario
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