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L'ennesima riforma
Le proposte di riforma del sistema scolastico presentate all'interno dell'ultima legge finanziaria, elaborate dall'industriale Moratti in piena continuità con quelle già preparate dal professor Berlinguer, costituiscono una brutale accelerazione del processo di aziendalizzazione della scuola (di inglese, internet, impresa, le tre i del ciarlatano di Arcore, rimane giustappunto solo l'impresa).
I risultati più eclatanti di tale preannunciata riforma saranno:
- allungamento dell'orario di lavoro del personale docente fino a 24 ore settimanali, con conseguente soppressione di migliaia di posti di lavoro;
- taglio di circa 18000 ATA, tra amministrativi, tecnici, bidelli, ausiliari, ecc.;
- non sostituzione del personale assente fino a 30 giorni, le supplenze verranno fatte dagli insegnanti in servizio (anche di materie diverse!) tagliando altri posti di lavoro; naturalmente la preparazione degli studenti peggiorerà in maniera significativa, almeno per tutti quelli che non possono ricorrere a insegnanti privati;
- commissioni di esami di stato composte tutte da docenti interni a parte il presidente, abolendo ogni forma di verifica esterna sulla preparazione degli studenti delle scuole private;
- assunzioni e contratti di lavoro stabiliti su base regionale, riproponendo le gabbie salariali e favorendo un abbassamento generalizzato delle retribuzioni, a cominciare dalle regioni del sud.
Tutto ciò segnerà un netto peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori della scuola, ai quali tra l'altro viene proposto, con il solito sostanziale assenso dei sindacati, un ennesimo rinnovo contrattuale al ribasso calcolato in base ad una inflazione programmata pari all'1.7% quando quella reale viaggia attorno al 2.8%. Inoltre parte del personale escluso dalla scuola pubblica cercherà lavoro in istituti privati, con salari inferiori e maggiore ricattabilità.
I proletari nella scuola
In realtà chi paga le conseguenze di questa situazione non sono gli studenti o i professori come categorie indistinte, ma sono gli studenti proletari, figli di lavoratori dipendenti o disoccupati, i professori (precari e non) e gli altri lavoratori che vivono con il solo salario da dipendente pubblico. Sono solo gli studenti proletari, quelli che non possono permettersi di pagare ripetizioni o addirittura di "comprare" un diploma in istituti privati, a subire un'istruzione di livello sempre più basso che li costringerà ad accettare i lavori più pesanti e peggio retribuiti.
La scuola nella società borghese
Il diritto all'istruzione e alla cultura è fondamentale per la realizzazione delle potenzialità di ciascun individuo, ma l'istruzione dei più non è necessaria al capitale, non produce profitto.
In questa società la scuola ha come unico obbiettivo la formazione di lavoratori flessibili, precari e totalmente succubi delle decisioni padronali, non certo la tanto declamata professionalità né tanto meno la cultura; d'altra parte alle imprese serve forza lavoro sempre meno qualificata, grazie anche agli sviluppi delle nuove tecnologie. A questo ruolo di selezione e soggiogamento ideologico la scuola della borghesia si adegua, com'è ovvio.
Difendere la scuola pubblica?
Lavoratori e studenti proletari! Pur denunciando il crescente finanziamento della scuola privata con le tasse pagate dai salariati, non dobbiamo lottare certo per la difesa della scuola pubblica, che in questo sistema è necessariamente asservita agli interessi dei padroni. Dobbiamo legarci ai salariati degli altri settori produttivi nella difesa delle nostre condizioni di vita e di lavoro dall'attacco che i padroni stanno portando a tutti i proletari.
Lotta di classe per il comunismo!
Compagni, proletari! Oggi più che mai dobbiamo unirci come classe per abbattere questo sistema basato sullo sfruttamento, che produce solo miseria e guerra, per realizzare finalmente una società comunista, l'unica in cui le conoscenze e i beni materiali prodotti dal lavoro umano potranno essere un patrimonio condiviso da tutti.
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