Lottiamo contro il capitalismo, non solo contro la "globalizzazione"

Convovcazione riunione pubblica

La profonda crisi economica che da 30 anni a questa parte intacca pesantemente la capacità di ottenere profitti adeguati da parte dei capitalisti, è la causa primaria di quell'insieme di politiche sociali, economiche e finanziarie comunemente chiamate neoliberismo o "globalizzazione". A partire dai primi anni '70 le varie borghesie nazionali, Stati Uniti in testa, stanno attuando una serie di politiche volte ad una sempre maggiore liberalizzazione del mercato dei capitali e, per diversi aspetti, anche di quello delle merci e della forza-lavoro: delocalizzazione della produzione, precarizzazione, ecc.

A questi fenomeni, che provocano un crescente impoverimento del proletariato internazionale - in primo luogo dei cosiddetti paesi in via di sviluppo - la devastazione spinta dell'ambiente e la riduzione a merce anche delle basi biologiche della vita (gli OGM, il brevetto sul genoma umano), il cosiddetto "popolo di Seattle" pensa di opporsi con spettacolari dimostrazioni di massa. Inoltre, il movimento "antiglobalizzazione" individua quasi esclusivamente nelle politiche neoliberiste le cause dell'inarrestabile distruzione ambientale e della vertiginosa caduta delle condizioni di vita del proletariato.

In realtà il processo di "globalizzazione", lungi dall'essere una novità dell'ultimo decennio, è semplicemente la manifestazione dell'imperialismo in questa fase storica.

L'imperialismo rappresenta infatti il modo d'essere del capitalismo da oltre un secolo ed è caratterizzato dalla tendenza ad una sempre maggiore concentrazione finanziaria/industriale (e quindi della ricchezza) nelle mani di pochi grandi gruppi monopolistici. Esso non scaturisce delle decisioni di un gruppo politico, ma è la sola strada che il modo di produzione capitalistico può percorrere per continuare a valorizzare gli investimenti.

Pretendere quindi, come fa il "popolo di Seattle", di risolvere gli effetti devastanti dell'imperialismo senza attaccare il modo di produzione capitalistico nel suo complesso, è, nella migliore delle ipotesi, pura utopia.

Per questo il compito di noi comunisti è di opporre alle istanze genericamente antisistema di questi movimenti il programma rivoluzionario dell'unico soggetto politico antagonista al capitale per oggettive condizioni materiali: il proletariato, cioè i salariati, i disoccupati, i nuovi finti lavoratori autonomi, ecc.

Innanzitutto occorre che il proletariato mondiale riacquisti coscienza di essere classe e di avere interessi contrapposti a quelli del capitale, che ricominci a lottare, fuori e contro qualsiasi logica sindacale, per difendere le proprie condizioni di vita dagli attacchi continui del padronato, e che infine conquisti il potere politico, abbattendo questa società basata sullo sfruttamento, che sta portando alla rovina l'intero pianeta.

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