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Home ›Il blocco delle raffinerie in Inghilterra: una vittoria della borghesia
Da Revolutionary Perspectives n.19, GB
Gli avvenimenti di questo settembre in Gran Bretagna rappresentano un nuovo evento negativo nella già reazionaria scena politica di queste isole. La bieca alleanza tra imprese di trasporto, agricoltori e compagnie petrolifere ha rappresentato la più forte minaccia alla stabilità di un governo britannico dallo sciopero dei minatori in poi. Tristemente non aveva però niente a che fare con la classe operaia ne tantomeno con il rovesciamento dello stato capitalista.
Chi c'era dietro i blocchi alle raffinerie?
In generale erano coloro che avevano richiesto con successo la fine di un sistema di tassazione che prelevava maggiormente dai redditi più alti. Erano la base della politica fiscale tatcheriana la quale prevedeva tagli delle tasse dirette (cioè sui redditi) ed aumenti di quelle indirette (IVA etc.), erano coloro che hanno beneficiato di questo nuovo sistema poiché guadagnano di più degli operai (molti dei quali non pagano del tutto le tasse dirette visto che non guadagnano abbastanza). Se infatti la tassazione avviene sui beni di consumo è ovvio che i "poveri" pagano più proporzionalmente e cade la progressività della tassazione. Ora questi elementi di borghesia e piccola borghesia hanno avuto la sfacciataggine di dire che ci sono troppe tasse sulla loro merce prediletta, il petrolio, e hanno "bloccato" per protesta le raffinerie.
Mettiamo "bloccato" tra virgolette perché in verità la distribuzione dei carburanti avrebbe potuto passare le linee dei dimostranti se si fosse voluto. I picchetti erano raramente di massa e i camion sono stati posizionati sulle strade solo quando la polizia lo ha permesso. Tuttavia, visto che la maggior parte dell'industria dei trasporti è nelle mani di trasportatori privati (praticamente ditte individuali) si è assistito alla protesta rifiutandosi di muoversi. La protesta fu sostenuta e incoraggiata dalle compagnie petrolifere stesse che giocavano lo stesso gioco (se volete le prove, perché i manifestanti sono stati rifocillati dalle cucine delle raffinerie e gli è stata data la possibilità di parcheggiare nei loro spazi?). Se vengono ridotte le tasse sulle vendite di carburanti c'è una maggior "elasticità" per le compagnie nell'aumentare i prezzi e quindi accrescere i profitti senza aizzare contro di sé la rabbia della massa dei consumatori.
Al momento le compagnie petrolifere fatturano 30 miliardi di sterline all'anno ma solo una piccola parte di questi si realizza alle pompe dei distributori. Da parte loro a molti dei manifestanti interessava veramente poco del prezzo dei carburanti (i contadini pagano 3,13 penny per litro di diesel "rosso" in confronto tutti gli altri ne pagano 48,82) ma sono scontenti per una serie di problemi.
Molti allevatori sono in disperate ristrettezze in seguito alle vicende legate a "mucca pazza" che ha significato l'impossibilità di vendere la loro carne e il collasso di una serie di prezzi. Tuttavia ciò non spiega il fatto che i principali leaders degli agricoltori in queste azioni erano tra i più ricchi del paese (e il possesso di 1500 acri di ottima terra coltivabile difficilmente ti porta sul limite della sopravvivenza). Visto che beneficiano di molti più sussidi (pagati con le tasse dei lavoratori) rispetto a quanto hanno mai avuto i settori del carbone o dell'acciaio, difficilmente possono essere l'avanguardia del popolo, ma la lotta sui prezzi del petrolio, che in una società senza adeguati servizi pubblici affliggono pesantemente la classe operaia, ha creato l'illusione che lo fossero.
I trasportatori poi rappresentarono il settore più favorito dall'era Thatcher dato che venne deliberatamente spostata la maggior parte del trasporto merci dalle ferrovie sulle strade per evitare che la solidarietà di classe tra minatori e ferrovieri avesse potuto rendere efficace lo sciopero dei minatori. Attualmente in Gran Bretagna si muovono su rotaia solo il 6% delle merci. Ora queste ditte di trasporto sono preoccupate di perdere terreno rispetto alle aziende del continente che ricevono gasolio meno caro (e i cui lavoratori, come in Francia, hanno dimostrato di essere in grado far cadere il governo). Ma in Inghilterra la maggior parte dei camionisti sono "padroncini", proprietari del mezzo, quelli che Marx chiamerebbe "piccoli borghesi", ed è questa loro natura di classe che li ha resi popolari con la Thatcher.
Sono quelli che hanno forzato i picchetti dei portuali di Liverpool e più recentemente i picchetti dei lavoratori delle poste a Londra. In breve coloro che dimostravano contro le tasse sui combustibili rappresentano uno tra i peggiori nemici della classe operaia negli ultimi 15 anni.
Ai tempi dello sciopero dei minatori scrivemmo che una loro sconfitta sarebbe stata una sconfitta per noi tutti, dopo 15 anni di disoccupazione, tagli salariali, accelerazioni dei ritmi di lavoro e deterioramento delle condizioni di lavoro vediamo i frutti di quella disfatta.
La risposta della borghesia
Se l'analisi poteva non essere in grado di svelare la natura di classe di questa protesta, il chiarimento definitivo venne dalle reazioni della stampa borghese.
Nonostante il Financial Times (che rappresenta i grandi interessi borghesi) avesse condannato in parte la protesta (poiché in una libera democrazia capitalista deve permanere il dominio della legalità) il resto della stampa non era così sicura sull'attaccamento ai "principi democratici".
Anche i quotidiani filo-Labuor quali, Guardian e Mirror, come ci si poteva aspettare condannarono la protesta. Il Gaurdian scrisse: "questa protesta deve essere controllata non meno fermamente di altre attività sovversive". La stampa di destra fu più ambivalente, giustificando la protesta sulla base del fatto che questi poveri agricoltori e camionisti in realtà "non avevano voce", il Telegraph e il Mail diedero loro pieno supporto.
Il Daily Telegraph fu particolarmente sfacciato, una settimana dopo aver denunciato il governo Jospin in Francia di "essere vilmente capitolato di fronte ai pescatori" perché "ogni vittoria semplicemente incoraggia a maggior combattività", sostennero a gran voce i loro amici di classe fuori dalle raffinerie inglesi. Non si parlò qui di "paese sotto ricatto" come invece sentivamo periodicamente negli anni '70 e '80 ogni volta che i lavoratori scendevano in sciopero per mantenere i salari in linea con l'inflazione. E neppure ci fu menzione della enorme maggioranza che il governo laburista detiene in parlamento, questa era una protesta del popolo e il governo era arrogante e insensibile.
Sull'ultimo punto potremmo anche essere d'accordo dato che il Labour ha aumentato la povertà e, spendendo addirittura meno dell'ultimo governo Tory, ha ulteriormente minato la scuola statale e l'assistenza sanitaria; tuttavia, visto che questo era l'obbiettivo per cui la stampa borghese ne assicurò la vittoria elettorale, non ci sembra vi sia motivo nel loro attuale piagnucolare.
Le contorsioni del Socialist Workers' Party
Comunque, quando si tratta di piagnucolare, i riformisti trotskisti non hanno rivali. Avendo invitato a sconfiggere i Tory alle ultime elezioni, fanno finta di essere delusi del fatto che il Partito Laburista non sia "socialista". Ovviamente questa è una tattica per tentare di conquistare i membri più a sinistra del Labuor ma rivela solo che il trotskismo non ha niente a che fare con la crescita di un movimento di classe operaia indipendente. Ma la cosa peggiore è che l'idolo dei neo-trotskisti è il Socialist Workers' Party che ha portato avanti la sua analisi dell'attuale situazione politica puntando alla rivolta fine a se stessa. Non interessa il fatto che questi trasportatori e coltivatori siano il nemico della classe operaia, ciò che conta è che questi si sono lanciati in un'azione diretta.
Il loro unico rimpianto è che la TUC non ha fatto altrettanto. Tutto ciò dimostra soltanto che il trotskismo, che ormai da lungo tempo ha abbandonato una politica proletaria, non ha assolutamente una qualsivoglia base di classe. Se avessero osservato un po' più da vicino avrebbero notato che i sindacati inglesi, non solo non avevano chiamato alla lotta per una ripetizione delle lotte francesi, ma che stavano dandosi da fare per il governo laburista nel tentativo di arrivare a qualche accordo con singoli autotrasportatori per assicurare il trasporto del combustibile. Bill Morris della TGWU fu un personaggio assolutamente centrale per rompere lo stallo nelle trattative, negoziare con le compagnie petrolifere e permettere loro di lasciar uscire dalle raffinerie dei convogli di cisterne.
Una scena bizzarra ma illuminante quando un leader sindacale negozia la ripresa del lavoro contro gli scioperi inscenati dai boss delle compagnie petrolifere!
Ma questo è indice del ruolo attuale del sindacato come agente (o, se preferite, organizzazione non governativa) della stato capitalista. In questo contesto è necessaria una forte chiarezza di classe e nessuno dei rivoluzionari "a modo loro" del campo trotskista è in grado di offrirla perchè sono incastonati troppo profondamente nella struttura del sindacato e del capitalismo stesso. L'unica cosa che sono riusciti a fare con successo è rendere ancora più confusi i confini di classe.
In circostanze come queste i rivoluzionari devono fornire una guida e il loro primo compito è di fare una chiara analisi di classe su ciò che avviene. Trovando qualcosa di positivo nell'azione dei coltivatori e degli autotrasportatori (anche se hanno riconosciuto che il movimento era essenzialmente piccolo-borghese) i trotskisti hanno abbandonato ogni pretesa di svolgere una politica di classe e rivoluzionaria. Di fatto essi non vedono il mondo in termini di classe. Sostenendo che "i sindacati" piuttosto che la classe operaia avrebbero dovuto copiare i manifestanti del petrolio hanno dimostrato una volta di più di appartenere al campo della conservazione borghese.
I sindacati sono pilastri del sistema (come ha dimostrato Bill Morris sia in questa occasione che in quella della lotta dei portuali). Solo quando i lavoratori agiscono indipendentemente e contro i sindacati a cui nominalmente appartengono possono sperare di difendere e portare avanti i loro interessi.
Ugualmente fantasiosa fu l'idea del SWP che la classe operaia dovesse semplicemente imitare i manifestanti e lottare per loro. Sembra non abbiano notato, almeno all'inizio, che il governo ha incontrato i manifestanti offrendo loro strette di mano e tazze di tè, mentre ai minatori di Orgrave o di qualsiasi altro sito fu riservato un trattamento del tutto diverso. Per il SWP però questa era una tattica, ogni lotta, a loro modo di vedere, è una buona cosa qualunque ne sia contenuto di classe, ogni lotta potrebbe infatti portare ad ulteriori lotte che potrebbero coinvolgere il proletariato.
Ma come in realtà si sviluppa una lotta autonoma della classe operaia? Nel momento in cui si pongono richieste diverse dalle solite riforme borghesi. Questo significherebbe che i lavoratori stanno per appropriarsi molto velocemente degli slogan e delle idee politiche comuniste e significherebbe di conseguenza che i comunisti devono proclamare apertamente le loro idee.
La coscienza rivoluzionaria del proletariato non nasce direttamente e spontaneamente dalle lotte economiche, ma attraverso un processo molto più tortuoso nel quale le idee politiche vanno a intrecciarsi con le necessità economiche. Tuttavia, affinché possa avvenire una simile interazione, le idee comuniste devono essere presentate con chiarezza in tutte le situazioni di lotta e solo un partito che si è disfatto di tutto i bagagli del passato e che si basa sulle vere lezioni della lotta di classe del passato può farlo.
Un tale partito non fa concessioni ai movimenti piccolo-borghesi ma li sottopone alla critica più spietata per chiarire esattamente i veri obbiettivi della lotta operaia. Oggi il SWP e gli altri gruppi trotskisti hanno indossato il mantello di Bernstein. Per loro l'agitazione è tutto, l'obbiettivo non conta niente. Questo è il motivo per cui questi, come Berstein, si trovano dalla parte dei nostri nemici di classe.
Una rivoluzione comunista può scaturire solo da un movimento comunista e un movimento comunista è il prodotto di una classe operaia che è cosciente delle lezioni della sua storia e del suo compito storico di liberare l'umanità. Ciò significa un movimento di classe operaia condotto/guidato/diretto o quel che volete da un partito comunista ed esso è ciò per cui stiamo lavorando.
L'aspetto positivo
Nonostante la nostra critica verso l'ala sinistra del capitale, l'attuale situazione non è completamente nera. Il fatto che le lotte operaie in Francia sono state copiate dalla piccola borghesia inglese non oscura il fatto importante che quella è stata una lotta che ha attraversato le frontiere nell'arco di ore. Questo fenomeno fa accrescere le speranze che ogni futura lotta del proletariato, in questa era di comunicazioni istantanee, passerà velocemente da un paese all'altro.
Nel 1848 il Manifesto del Partito Comunista era appena uscito (e era stato letto pochissimo) quando la rivoluzione esplose a Palermo, in sei settimane le notizie di questo evento erano arrivate, attraverso Parigi, fino a Vienna e successivamente in Germania. Nel giro di due mesi quindici capitali europee erano state sconvolte da insurrezioni popolari. E l'Europa si era appena dotata dei cavi telegrafici come unica fonte di "comunicazioni di massa". Quanto possiamo guadagnare ancora oggi con Internet?
Non sorprende che la coscienza collettiva della stampa britannica alla fine temesse che ulteriori proteste legate al petrolio avrebbero potuto essere pericolose poiché avrebbero incoraggiato "azioni sindacali". Li rassicuriamo non solo del fatto che "azione" e "sindacato" sono un ossimoro ma anche che se ci fosse azione reale, la classe operaia vedrebbe subito il sindacato saltare sulle difese del sistema capitalistico. Ma, se non trema, la classe dominante è almeno un po' nervosa di fronte al per ora lontano spettro di una classe operaia unita nel rifiutare lo sfruttamento capitalistico.
Improvvisamente sono apparsi sulla stampa capitalista articoli che trasudavano panico riguardo alla debolezza della produzione "just in time" perché concedeva troppo potere ai lavoratori di quelle industrie. È già evidente la nostalgia per le enormi scorte di carbone che giocarono un ruolo così critico nella sconfitta dei minatori del 1984-5. È chiaro che la borghesia ha imparato dagli eventi di settembre, è compito dei comunisti fare in modo che anche il proletariato tragga le sue lezioni.
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