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Primo Maggio 2000
Compagni lavoratori
La cosiddetta globalizzazione, sta facendo enormi danni alla nostra classe - tanto nei paesi metropolitani quanto nei paesi periferici: disoccupazione e marginalizzazione, taglio dei salari, delle pensioni e dei servizi ovunque.
La mondializzazione della economia è la tappa avanzata raggiunta oggi dal processo di concentrazione del capitale.
- cinque o sei giganteschi centri industrial-finanziari controllano direttamente o indirettamente il 75 per cento della produzione mondiale di merci e servizi, operando sui cinque continenti. I grandi capitalisti sono oggi in condizione di scomporre anche procedimenti produttivi complessi per distribuirne le singole componenti in diversi paesi del mondo, dove vigono le migliori condizioni per loro; e poi di assemblarle in uno o più punti, come fa loro più comodo.
- I capitali finanziari speculativi, gonfiati dalla crisi del processo di accumulazione, si spostano quotidianamente nel mondo in quantità largamente superiori al loro controvalore in merci e servizi, determinando una situazione potenzialmente esplosiva - da più parti denunciata.
Questa è la sostanza materiale già data della cosiddetta globalizzazione.
È interesse del capitale tentare di governarla, omogeneizzando le condizioni giuridiche e amministrative in tutti gli angoli del pianeta. A questa esigenza del capitale rispondono i tentativi della Organizzazione Mondiale del Commercio attraverso i suoi più o meno facili summit. Questi falliscono ormai con quasi regolarità per diverse ragioni, fra le quali primeggia quella tipica del capitale in tutti i tempi: gli interessi di un paese o di un gruppo di paesi non coincidono con quelli degli altri.
Ma tutte le borghesie - del Nord o del Sud, americane o africane, asiatiche o europee - operano indistintamente contro la classe operaia e in ultima istanza contro l'umanità.
La crisi del ciclo di accumulazione avviatasi nei primi anni '70 è stata finora sopportata senza le drammatiche soluzioni radicali che la attendono (guerra mondiale o rivoluzione proletaria) grazie a due grandi eventi storicamente concomitanti. Questi due grandi eventi sono
- la rivoluzione tecnologica del microprocessore, che ha consentito quella radicale modifica dei processi produttivi e distributivi che dicevamo, rendendo possibile la mondializzazione della produzione e soprattutto incrementi enormi della produttività;
- la implosione di uno dei fronti imperialisti usciti vincitori dal II conflitto mondiale: l'URSS e il Patto di Varsavia, che ha consentito alla borghesia internazionale di avere successo - per ora - nella sua campagna contro il comunismo, contro la lotta di classe operaia, contro l'idea che il capitalismo è superabile.
Il "socialismo reale" in URSS era la mistificazione del capitalismo di stato. La mistificazione a opera dello stalinismo nei lontani anni '30 è stata rafforzata ad arte dalla borghesia occidentale. Centinaia di milioni di proletari nel mondo che guardavano all'Urss come al faro del socialismo e per esso hanno dato centinaia di migliaia di vittime della repressione, si sono trovate... senza faro, disorientate e soggette al ricatto della borghesia: o democrazia borghese o il lager sovietico.
Tutte le forze che su quella mistificazione avevano prosperato - dai PC ai sindacati più o meno rossi - si sono trasformati in fanatici sostenitori del capitalismo liberale e delle sue esigenze e sono oggi a governare molti stati dei paesi metropolitani e a imporre ai lavoratori i sacrifici salariali, occupazionali e normativi che il capitale richiede. Altri, alla sinistra degli ex-Pc e dei sindacati, rilanciano le antiche politiche riformiste, magari in veste rinnovata, con l'opposizione alle forme che la mondializzazione assume e illudendosi di modificarle per un capitalismo "più umano", meno devastante.
Il risultato è che la borghesia sta ora conducendo una vera e propria guerra contro il proletariato mondiale senza quasi nessuna resistenza, e che la marcia verso la barbarie e la devastazione del pianeta non incontra seri ostacoli. Tre quarti dell'umanità sono alla fame mentre poche decine di miliardari possiedono ciascuno più del prodotto nazionale lordo di interi stati. Questo è il segno più drammatico della barbarie capitalista.
Compagni lavoratori
La lotta di classe in questo Primo Maggio 2000 è al suo apice, con la borghesia all'attacco e il proletariato senza armi di difesa.
Le armi del proletariato sono sempre state la lotta in difesa dei propri interessi immediati e la prospettiva di un mondo rinnovato, senza i padroni e con una produzione al servizio dei bisogni non del profitto ma degli esseri umani.
O consentiamo al capitalismo di proseguire nell'attacco alla nostra classe e nella marcia verso la barbarie e la guerra o riprendiamo il cammino della riorganizzazione della lotta di classe e della forza politica per la rivoluzione proletaria internazionale.
Compagni lavoratori
La borghesia internazionale, con la complicità delle forze riformiste e nazionaliste, lavora alla divisione dei proletari di ogni singolo paese da quello di tutti gli altri:
- scatena le sue guerre facendole combattere ai proletari in nome dei fanatismi religiosi o etnici
- facilita il suo attacco al salario (diretto e differito) del proletariato dei paesi avanzati alimentando la xenofobia e la divisione fra lavoratori del paese e lavoratori immigrati, puntando contemporaneamente a livellare verso il basso le condizioni generali di vita e di lavoro del proletariato mondiale.
Il razzismo e la xenofobia, così come il nazionalismo (tutti i nazionalismi) e il fanatismo religioso sono i peggiori nemici della difesa degli interessi proletari. Ma è la ripresa della lotta di classe del proletariato contro il capitalismo che può sconfiggerli, nel seno stesso della classe operaia.
Bisogna ripartire dal punto in cui siamo. La divisione internazionale del lavoro e la distruzione della vecchia composizione di classe operaia hanno creato condizioni inedite per la organizzazione di lotta proletaria.
Non è più possibile, se mai lo è stato, contare sull'organizzazione sindacale (di qualsiasi sindacato) per una efficace difesa degli interessi proletari: la trattativa con il capitale in disperata ricerca di valorizzazione significa solo accettare le sue esigenze. La riorganizzazione seria della iniziativa di classe partirà dal basso con delegati eletti e revocabili sui posti di lavoro e nel territorio; con la creazione di organismi di massa per la lotta e solo dalla lotta condizionati.
Grandi esempi negli ultimi decenni, come l'Agosto 1980 degli operai polacchi, hanno mostrato che se quegli organismi si fermano all'apertura delle trattative, si trasformano inevitabilmente in sindacati, nei quali le forze del compromesso e della reazione (Walesa) trovano il sopravvento.
È allora necessario che in quegli organismi di classe operi l'organizzazione politica rivoluzionaria (il partito internazionale del proletariato) per la circolazione del programma rivoluzionario, per la lotta contro il compromesso che è accettazione del dominio capitalista, per la conquista della direzione rivoluzionaria.
Questa forza politica, il partito internazionale del proletariato, deve aver chiuso i conti con l'esperienza controrivoluzionaria dello stalinismo, con l'eredità socialdemocratica della Terza Internazionale e deve aver stabilito le basi metodologiche, teoriche e politiche del programma rivoluzionario
Gli internazionalisti che lentamente ma solidamente vanno raccogliendosi nel Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario si battono su questo piano e hanno già avviato il processo che porta alla costruzione del partito.
Chiamiamo le avanguardie politiche e i militanti di classe operaia a questo duro lavoro senza il quale la barbarie capitalista continuerà a trionfare con la non voluta ma oggettiva complicità del riformismo più o meno radicale.
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