Le manovre repressive sono preventive

Dopo l'affaire D'Antona di origine alquanto oscura e la conseguente prima campagna contro le opposizioni extraistituzionali, sulla scorta di un altro episodio di "minaccia con scasso" ai danni di un sindacalista Cisl, si sta scatenando una nuova campagna di perquisizioni, intimidazioni e denunce ai danni della sinistra scomoda. L'accusa, giuridicamente e giornalisticamente sollevata è di terrorismo o contiguità col terrorismo.

Poiché la situazione è invece di massima calma sociale e neppur lontanamente paragonabile a quella dei cosiddetti "anni di piombo", ci si deve chiedere il perché di queste ricorrenti e insistenti campagne repressive. Si preparano ad assestare nuovi pesanti colpi alla classe operaia e operano preventivamente per limitare il rischio di risposta, che presenterebbe elevato potenziale di destabilizzazione.

Il salario è già stato ridotto, la disoccupazione è già elevata, il lavoro è stato precarizzato, i servizi sociali smantellati, ma si preparano a far di peggio.

Altri attacchi a pensioni, scuola e sanità, altri accordi fra padronato e sindacato per flessibilizzare ulteriormente il lavoro e piegarlo ancora di più alle esigenze di concorrenzialità e sopravvivenza del capitale italiano sui mercati internazionali, la eliminazione totale della contrattazione collettiva sul piano salariale e normativo sostituita dalla contrattazione aziendale se non addirittura individuale, indissolubilmente soggetta alle disponibilità e possibilità della azienda.

L'ideale capitalista è pagare il meno possibile il lavoro e solo per il tempo in cui esso è effettivamente prestato. Servono dieci operai per due mesi? Si prendono sul mercato, li si paga per le giornate di lavoro prestate nei due mesi e poi li si buttano fuori. Contratti collettivi nazionali, regole per la assunzione e il licenziamento dei lavoratori, tutele sanitarie, previdenziali e assicurative, è tutta roba del passato. La modernità, la "globalizzazione" vogliono il lavoro nudo e crudo e il lavoratore spogliato di ogni e qualsiasi diritto. Tutto il resto è "vetero", addirittura conservatore.

Nel quadro attuale di crisi dei saggi di profitto, il confronto-scontro fra le diverse economie a scala internazionale, ma anche all'interno della stessa Unione Europea,, si gioca solo sulla compressione del salario operaio e sulla totale subordinazione dei lavoratori alle necessità dell'azienda, su quella approssimazione all'ideale capitalista.

Queste cose le sa molto bene la sinistra oggi al governo, come le deve saper bene chiunque voglia governare lo stato borghese.

La sinistra "democratica" che occupa il governo oggi in Italia (come altrove in Europa) viene diritta da quella sinistra stalinista usa a manovrare la classe operaia in funzione filo-sovietica e sempre e comunque controrivoluzionaria, ma sulla base degli immediati interessi della classe stessa. Conoscono bene gli interessi della classe e sanno che la pressione eccessiva può scatenare reazioni, anche contro di loro.

Di qui la manovra preventiva: colpire e cercare di far fuori in anticipo quelle forze che, indipendentemente dalla entità attuale, potrebbero farsi centri di aggregazione della reazione operaia.

La socialdemocrazia classica, ha sempre svolto un ruolo controrivoluzionario, agendo direttamente contro la classe e le sue avanguardie negli svolti cruciali in cui il proletariato puntava all'assalto del potere borghese. Ma operava per quanto possibile col sostegno di quote consistenti di classe operaia, garantendo i minimi della sopravvivenza operaia.

Qui siamo in presenza di una neo-socialdemocrazia che attacca direttamente la classe, perseguitando in via preventiva quanti potrebbero coagulare la sua risposta. Il tutto mentre gli stalinisti di ieri fingono di pentirsi dei loro crimini, ancor più vigliaccamente attribuendoli al comunismo. ("caso" Veltroni).

Che i rari episodi di terrorismo, vero o farsesco, siano genuini piuttosto che prodotto diretto della azione di stato (e l'esperienza storica ci dice che i mezzi non mancano), resta il fatto che il terrorismo viene usato per scatenare la repressione. Per prevenire il rischio della ripresa vigorosa della iniziativa di classe si usa uno strumento che con la lotta di classe non ha mai avuto e non ha nulla a che fare. È una operazione infame sul piano teorico e politico, ma sembra per ora efficace e deve indurre le avanguardie rivoluzionarie alla massima vigilanza per non prestare il fianco allo stravolgimento della partita.

La lotta di classe e il marxismo rivoluzionario non hanno nulla a che spartire con nessuna forma di terrorismo, che non sia espressione della dispiegata e generalizzata lotta di classe proletaria. Se vogliono attaccare le avanguardie di classe, devono scoprirsi sul piano politico attaccando sul nostro terreno.