Lettera alla Gazzetta di Reggio

A: Gazzetta di Reggio - Redazione - Viale Isonzo72/A-B - 42100 Reggio Emilia

Egregio Direttore,

L’articolo apparso sul Suo giornale il 23-5-’99, in merito alla manifestazione contro la guerra svoltasi a Reggio il giorno precedente, contiene gravissime calunnie nei nostri confronti. Non sappiamo se le grossolane falsità sparse sul nostro conto siano il frutto di crassa ignoranza o se rientrino nella campagna che mira a colpire chi lotta contro la guerra. Tanto per cominciare noi non abbiamo "diffuso comunicati", come afferma il Suo cronista alludendo al linguaggio tipico delle BR, ma molto semplicemente abbiamo distribuito un volantino in cui si chiarisce che il conflitto nei Balcani, lungi dall’essere umanitario, è un conflitto in cui si scontrano gli interessi di diversi imperialismi, grandi e piccoli (USA, Europa dell’Euro, Russia, Serbia) per il controllo del petrolio dell’Asia centrale e della rendita finanziaria a livello mondiale. L’insinuazione di una nostra presunta contiguità col terrorismo diventa invece accusa aperta quando, a pag. 15 del Suo giornale, ci vengono attribuiti "linguaggi e metodi della lotta armata". Questa affermazione è di una gravità estrema perché totalmente falsa. Se l’anonimo giornalista si fosse dato la pena di consultare l’archivio del giornale su cui scrive, avrebbe rintracciato un articolo (20 novembre ‘92) in cui sinteticamente, ma correttamente, si faceva la storia del nostro partito, dalla prima coerente opposizione allo stalinismo fino ad oggi. Avrebbe così potuto rendersi conto che, in quanto marxisti rivoluzionari, non abbiamo mai avuto niente a che spartire con la cosiddetta "Lotta armata" degli anni ‘70-’80, germogliata sul ceppo imputridito dello stalinismo, il quale per teoria e prassi è stato ed è la completa negazione del comunismo. La "Lotta armata" degli anni di piombo stalinisticamente pretendeva di sostituirsi alla classe operaia in una prospettiva politica radical-riformista: era quello che chiamavamo il riformismo armato. Infatti, non è l’uso delle armi che qualifica un progetto politico, ma i contenuti e gli obiettivi di tale progetto. Non pretendiamo che il Suo cronista conosca l’ABC del marxismo e sappia distinguere tra preparazione politica della rivoluzione - consistente nel lavoro politico tra il proletariato affinché si riappropri dei principi e della prassi della lotta di classe anticapitalista, rafforzando nel contempo il partito rivoluzionario - e il terrorismo, ma pretendiamo che informi correttamente sulle nostre posizioni. A tale proposito, alleghiamo un breve documento storico-politico da cui è possibile evincere quella che è sempre stata la nostra posizione sul fenomeno del terrorismo; inoltre, l’intera collezione della nostra stampa è, come sempre, a disposizione di chiunque voglia documentarsi in merito a questa e ad altre questioni.

Distinti saluti