Terrorismo - La borghesia questa volta vuole giocare d'anticipo

Che le Br si siano riorganizzate è possibile, che siano in grado di ripercorrere una stagione di terrore come negli anni "70" è difficile, come è difficile pensare che la loro ricostituzione non sia in qualche modo favorita, se non addirittura determinata da elementi e istituzioni esterne.

È molto più probabile che il recente omicidio di D'Antona sia il frutto di una azione preventiva da parte dei Servizi Segreti quale braccio operativo della borghesia italiana e/o di Intelligence straniere. L'impressione è che il nuovo terrorismo riparta da dove era stato lasciato. Individuato, controllato e infiltrato prima, pilotato poi secondo un programma di conservazione che aveva come obiettivo il contenimento delle spinte di classe sullo scenario economico delle prime grandi ristrutturazioni economiche, ed infine definitivamente sconfitto quando non faceva più comodo.

Ieri l'irrompere delle BR sulla scena politica italiana è servito in chiave conservatrice quando è apparso chiaro come sarebbe stato facile tacciare ogni opposizione di classe come terrorismo, e usare ogni attentato per fare quadrato attorno alle istituzioni democratiche ingabbiando ogni tentativo di ripresa della lotta di classe.

Oggi il riapparire del terrorismo sembra voler anticipare i tempi. Non più attendere che la gravità della situazione produca un improbabile terrorismo, o peggio ancora, una ripresa della lotta di classe, anche se soltanto su di un terreno rivendicativo, ma anticipare gli eventi perché il primo dei fenomeni possa bloccare il secondo prima ancora che nasca.

Lo scenario interno è grave. I conti della borghesia italiana non tornano, gli indici economici sono in ribasso, la disoccupazione non accenna a diminuire.

A settembre si prospetta un giro di vite che ancora una volta avrà nelle pensioni e nella sanità il fulcro principale. Secondo le direttrici del patto sul lavoro si avrà un inasprimento del rapporto tra capitale e forza lavoro: più sgravi fiscali per il capitale, più flessibilità per il mondo del lavoro.

Con queste prospettive a breve termine non è inverosimile che gli apparati della borghesia si preoccupino di creare un clima di tensione e confusione che possa anticipare ogni mossa antagonista. Lo scenario internazionale è ancora peggiore.

La guerra del Kosovo sta ridisegnando gli equilibri est - ovest, Europa - Usa, è una partita importante che si gioca sul petrolio del Mar Caspio ma che coinvolge anche i rapporti economici e finanziari di tre aree. L'Italia ne è partecipe a pieno titolo ma ha avuto il torto, per questioni di equilibrio politico interno, di assumere una posizione ambigua nei confronti della Nato e degli Usa. Se oltretutto dovesse partire l'azione militare via terra con tutti i rischi che comporta, il compattamento all'interno della Nato deve essere assoluto, senza sbavature, altrimenti il precario equilibrio su cui si regge l'alleanza tra Usa e Europa potrebbe essere incrinato.

Ecco che una ripresa del terrorismo che abbia come punti di denuncia non solo l'attacco alla forza lavoro ma anche alla guerra Nato contro gli avanzi della Yugoslavia, può in questo caso, avere una matrice esterna anche se il confezionamento è del tutto autoctono.

In entrambi i casi, o nella eventualità di un terzo che sia la sintesi dei primi due, la comparsa del terrorismo sullo scenario politico italiano suona come manovra anti operaia in chiave preventiva e/o come monito alle imprescindibili necessità di allineamento sullo scacchiere imperialistico internazionale. (1)

(1) Quanto alle manovre e alla caccia alle streghe segnaliamo che la Gazzetta di Reggio ci ha citato attribuendoci "linguaggi e metodi della lotta armata", vedi la nostra risposta: 127.0.0.1