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Home ›I padroni si fanno la guerra, i lavoratori la pagano
Volantino nazionale
Milosevic è un criminale, al pari di quelli che lo stanno attaccando. Per dare alla Serbia e alla sua borghesia di stato il ruolo di potenza regionale indiscussa ha bestialmente alimentato un fanatismo nazionalista con il quale giustificare anche la soppressione delle minoranze etniche in seno alla sua Yugoslavia.
Gli Usa - che hanno pompato foraggiato e armato l'UCK - tanto che da cinquecento uomini è cresciuto in un anno e mezzo fino a 15 mila miliziani - hanno trascinato dietro l'ignobile ipocrisia delle "ragioni umanitarie", anche gli stati europei in una guerra non dichiarata ma micidiale e pericolosissima, destinata a ridisegnare gli incerti equilibri geostrategici. Un obiettivo era umiliare la borghesia europea (e il suo Euro), ma non è detto che la vicenda non si risolva nel suo contrario. Un altro obiettivo era isolare la Russia per potersi accaparrare il petrolio del Caucaso, ma anche qui le mire americane cozzano con quelle europee. L'altro obiettivo è quello di stabilire una presenza diretta americana (con basi militari e rappresentanze economiche) alle porte dell'Unione Europea ed è quello che al momento sembra riuscire.
Nello sporco gioco nessuno è innocente. Ma naturalmente le borghesie nazionali (incerte ancora sul come riaggregarsi in fronti contrapposti) devono sempre convincere i lavoratori, i rispettivi proletari, che il colpevole è "l'altro". Intanto il gioco al massacro continua da tutte le parti e accelera i processi di ri-allineamento. Questo prenderà forme ancora largamente imprevedibili (anche dai tanto famosi quanto ormai impazziti centri strategici statali). Ma la strada è ormai tragicamente segnata*: i Balcani si profilano come il crogiolo nel quale maturerà il terzo macello mondiale.*
Di fronte a questo processo che possono fare i proletari? Appellarsi alla costituzione? È come se lo spettatore di uno scontro fra gangster li richiamasse alle norme morali della civile convivenza. Appellarsi alle Nazioni Unite? Erano arbitri (e neppure riuscivano sempre) degli equilibri internazionali, quando questi esistevano. Ora quegli equilibri non esistono più e di fatto, al di là delle chiacchiere dei diversi governanti, nessuno di loro (tantomeno gli Usa) fanno affidamento su quello che era un loro organismo di arbitraggio. Appellarsi al governo, a un qualunque governo dello stato borghese? Lo fanno in molti, ma dimenticano (chi in buona chi in malissima fede) che il governo è solo l'organo di amministrazione dello stato borghese, dello stato dei padroni, di quella classe, cioè impegnata ora nelle prime prove generali della guerra, nella quale soltanto troverà soluzione alla sua crisi di ciclo. A meno che... A meno che i lavoratori tornino a riconoscersi come classe, la smettano di cercare il nemico in questo o quel popolo e riconoscano il vero comune nemico: la borghesia del loro paese e di tutti i paesi. *
Il nemico è qui*: è lo stato borghese che taglia i servizi per pagare la rendita finanziaria, che fa le leggi dirette alla precarizzazione del lavoro, che spinge alla guerra tra i poveri; sono i padroni che sfruttano a salari sempre più bassi e in condizioni sempre più pesanti; sono gli organismi sindacali e politici che, giustificando la guerra, revocano gli scioperi e chiamano a nuovi sacrifici.
Compagni: Torna attuale l'alternativa che sempre il capitalismo, da quando esiste, ha posto e tragicamente risolto a suo vantaggio: guerra imperialista o rivoluzione proletaria. Abbiamo imparato dalla tragedia della controrivoluzione stalinista i tragici errori che dobbiamo evitare, ma la alternativa resta quella. E la rivoluzione va preparata nel fuoco della lotta di classe.
Per la ripresa della lotta di classe, contro la guerra e contro il capitale. Per l'abolizione della schiavitù del lavoro salariato e delle brutture che la accompagnano.
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