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Primo Maggio 1998
Anche questo primo maggio, come ormai accade da qualche anno a questa parte, sembra essere più la festa dei capitalisti che quella dei lavoratori. Infatti, mentre la borghesia continua imperterrita nel suo durissimo attacco alle condizioni di vita, il proletariato e la lotta di classe languono nel pantano della sfiducia e della paura.
Povertà, disoccupazione e nuove forme di super sfruttamento si accompagnano allo smantellamento dello stato sociale. Pensioni, sanità e scuola sono da tempo i settori che vengono progressivamente colpiti mentre con un diluvio di tasse si rastrellano nelle tasche dei lavoratori i soldi per finanziare il sostegno che lo stato, in varie forme, concede alle imprese.
In questa opera il governo di centro-sinistra ha fatto di più e meglio di qualsiasi coalizione di destra.
Questo ha fornito al capitalismo italiano tutti gli strumenti legislativi e normativi per favorire la crescita dei saggi di sfruttamento e gli ha consegnato una classe lavoratrice immobile e politicamente disorientata.
I sindacati, in particolare, sfruttando la residua fiducia che faticosamente mantengono all'interno di settori sempre più esigui di lavoratori, tutto hanno fatto perché i tagli alla spesa sociale e le forme più brutali di sfruttamento passassero nella coscienze del proletariato come un male necessario.
Dai contratti d'area al lavoro interinale, dal part-time ai contratti di formazione lavoro, dall'imbonimento sulle 35 ore alle presunte politiche per la disoccupazione, tutto è stato programmato perché il capitale potesse sfruttare al meglio la forza lavoro.
E l'ineffabile Rifondazione comunista ha fatto il resto.
Da partito di lotta e di governo, come ama definirsi, ha lottato solo ed esclusivamente a favore della sua visibilità elettorale all'interno della maggioranza di governo e facendo finta di criticare tutto ciò che andava puntualmente firmando o, se si preferisce, firmando tutto ciò che precedentemente aveva criticato, ha fatto ingoiare ai lavoratori le peggiori nefandezze consumate ai loro danni da cinquant'anni a questa parte.
Ora, come uno specchietto per allodole presentano l'ipotesi di una seconda fase in cui finalmente si dovrebbero raccogliere i frutti dei sacrifici fatti e promettono centinaia di migliaia di posti di lavoro; ma nella loro agenda c'è solo il definitivo smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, un'ulteriore attacco alle pensioni e la legalizzazione del lavoro nero allo scopo di eliminare ogni ostacolo che possa impedire la svalutazione permanente dei salari.
Il fatto è che essendo forze al servizio del capitale, non possono fare altro che proseguire nella politica fin qui fatta.
In Italia e ovunque nel mondo l'unico futuro che si prospetta per i lavoratori è un futuro di precarietà, di povertà e di emarginazione. Taluni credono che questa sia una scelta politica possibile di essere ribaltata; ma l'epoca di un posto di lavoro e di un salario abbastanza sicuri si è chiusa per sempre.
Il capitalismo ormai può sopravvivere alle sue contraddizioni solo e nella misura in cui è capace di generalizzare le forme più brutali di sfruttamento.
Compagni, non facciamoci illusioni: il riformismo in ogni suo forma è finito per sempre e questo scenario potrà mutare e il Primo Maggio tornare ad essere il simbolo della lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori e non una penosa commemorazione di ciò che è stato e non è più, soltanto se sapremo riprendere nelle nostre mani, quotidianamente e in tutti i posti di lavoro in Italia, in Europa e ovunque nel mondo la lotta contro il capitale e la sua arroganza.
Contro la politica di capitolazione dei Sindacati e delle presunte forze di sinistra. Contro la corruzione politica e ideologica che oggi fa del proletario un qualsiasi cittadino della società borghese. Contro il potere borghese in tutte le sue manifestazioni. Contro la disoccupazione e l'impoverimento del proletariato.
Per la ripresa della lotta di classe, Ricostruiamo il Partito e l'Internazionalismo Proletario.
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