Dopo il Convegno di Torino: il Partito ai lavoratori italiani

Da Battaglia Comunista, n.1, 1946

Compagni proletari italiani!

Venticinque anni dopo che, sotto l'impulso e la direzione della sinistra italiana, fu fondato a Livorno, nel gennaio 1921, il Partito Comunista d'Italia - erede specifico delle tradizioni rivoluzionarie precedentemente affermatesi nel Partito Socialista Italiano - si è tenuto a Torino, sotto la guida della stessa Sinistra italiana, il Primo Convegno del Partito Comunista Internazionalista.

Nei medesimi giorni si teneva a Roma il V Congresso di quel Partito Comunista Italiano, che ha definitivamente consumato la rottura cogli interessi della vostra classe, col vostro patrimonio ideologico e di lotta, con tutta la storia delle vostre battaglie rivoluzionarie, con la memoria di tutti i vostri caduti nell'epica lotta contro il regime capitalista.

Due date ed una crudele biforcazione: Livorno, gennaio 1921-Torino, gennaio 1946; Livorno, gennaio 1921-Roma, gennaio 1946. Due corsi storici in brutale antitesi, l'uno diretto verso il vostro trionfo rivoluzionario, l'altro verso il vostro massacro nella guerra. Due classi antagoniste che si contendono in un duello spietato i due tipi di organizzazione della società che la storia pone all'ordine del giorno: la dittatura della classe capitalista, evolvente in modo ineluttabile verso la guerra imperialista mondiale, la dittatura della classe proletaria dirigentesi verso la vittoria della società socialista mondiale.

Il Primo Convegno del Partito Comunista Internazionalista ha affermato - sotto la direzione della stessa Sinistra italiana che fondò il Partito Comunista d'Italia - una ferrea coesione programmatica, una solida continuità politica, una ribadita volontà di proseguire la lotta per la distruzione della società borghese e del suo Stato, per l'instaurazione della dittatura rivoluzionaria del proletariato. Per contro, la corrente che, alle assise del Partito Comunista d'Italia nel 1921, non osò nemmeno differenziarsi dalla Sinistra italiana, dopo aver progressivamente affermato il suo controllo sulle file del movimento rivoluzionario attraverso lo stesso corso storico che doveva conoscere il trionfo dell'opportunismo in seno allo Stato sovietico e all'Internazionale Comunista, quella stessa corrente ha celebrato a Roma, in questi giorni, un saturnale controrivoluzionario che rappresenta, nei confronti dell'iniziale programma del Partito Comunista d'Italia la stessa rottura che esiste fra le classi fondamentali della società attuale.

Questi ultimi decenni di lotte costituiscono il capitolo più crudele, ma anche più ricco d'insegnamenti della storia del proletariato italiano ed internazionale. Essi contengono il glorioso episodio della vittoria rivoluzionaria del proletariato russo e la fondazione del Partito Comunista d'Italia. Essi contengono altresì le sanguinose sconfitte in Italia e in tutti i paesi del mondo in cui il proletariato si era gettato nella lotta per liberarsi dalle catene della schiavitù capitalista, ma non ha conseguito il trionfo a causa delle crescenti deviazioni ideologiche ed organizzative apparse nella politica dell'Internazionale. La tragica conclusione di tutte queste sconfitte in campo aperto doveva consistere nel trionfo nel seno stesso dell'Internazionale Comunista, di quella teoria che - rompendo nel 1927 col cardine internazionalista della lotta proletaria attraverso l'affermazione egemonica della teoria nazionalista del 'socialismo in un solo paese' - doveva ineluttabilmente sboccare nel secondo massacro imperialista.

Compagni Lavoratori!

La società capitalista è sempre stata, è, e sarà la società che, fondata sulla legge del profitto, la cui base è unicamente costituita dal vostro sfruttamento, evolve nel senso di perfezionare l'impalcatura statale per far corrispondere al dominio economico e politico sulla vostra classe l'incessante progresso delle forze della tecnica della produzione. Una catena inesorabile unisce la fabbrica dove siete sfruttati, la prigione fascista, democratica o sovietica dove il vostro militante è imprigionato o ghigliottinato, e il campo militare di battaglia, dove l'insieme della vostra classe è massacrato in nome dell'una o dell'altra delle ideologie borghesi: la fascista, la democratica, la sovietica.

La fondazione dell'Internazionale Comunista proclamò di fronte agli sfruttati del mondo intero la sintesi della lotta rivoluzionaria dello Stato proletario russo con la battaglia di tutti i partiti comunisti per l'abbattimento del potere borghese. La Sinistra italiana che, con la fondazione del Partito Comunista d'Italia, si era affermata sullo stesso corso di avvenimenti storici e politici che aveva fatto di Lenin la guida della battaglia rivoluzionaria dell'Ottobre 1917, preconizzò fin dal principio della vita dell'Internazionale quella soluzione dei problemi della tattica e dell'organizzazione che - in corrispondenza con la necessità della lotta rivoluzionaria nei paesi a capitalismo altamente sviluppato - fosse in grado di assicurare la stessa autonomia di direzione politica che aveva condotto il proletariato russo alla sua vittoria. Sin dal 1920, la Sinistra italiana, partendo dalla considerazione fondamentale che l'antitesi democrazia/fascismo si muoveva non nella direzione dell'avanzare delle lotte proletarie, ma nell'opposta direzione del mantenimento del regime capitalista, illuminava con una profonda analisi marxista l'evoluzione della III Internazionale. E tuttavia questa, dopo aver consacrato nel 1927 la rottura dello Stato russo coi principi internazionalisti, doveva infine offrire al capitalismo internazionale la bandiera ideologica per consacrare e santificare nel nome della lotta contro la plutocrazia da una parte, nel nome della lotta per la democrazia dall'altra, il macello dei proletari di tutti i paesi.

Dopo il 1927, un corso inesorabile di eventi storici internazionali doveva associare lo Stato proletario degenerato, il quale ricostituiva, attraverso lo stakhanovismo, il regime dello sfruttamento dei lavoratori nel nome del 'socialismo in un solo paese', al solidale confluire del capitalismo sotto veste fascista o democratica nel far precipitare il mondo intero verso il massacro imperialista. In realtà, in un'epoca in cui lo sfrenato sviluppo delle forze di produzione impone una produzione gigantesca, mentre il crescente sfruttamento dei lavoratori restringe di tanto più le possibilità reali del consumo, la forma permanente di vita della società borghese è data da una produzione volta alla guerra mentre tutto lo sviluppo politico che ne consegue non può essere che impostato sul vostro massacro nei campi di battaglia.

In questa situazione, la Sinistra italiana conobbe nel seno dell'Internazionale la stessa sorte che fu imposta dagli avvenimenti alla sinistra nel seno della Seconda Internazionale socialista. Essa non trovò - nella maturazione degli avvenimenti storici - le condizioni per salvare al proletariato i partiti comunisti ch'essa aveva fondato per la vittoria rivoluzionaria. E, come la sinistra nel seno dei partiti Socialisti non poté evitare la loro caduta nella prima guerra imperialista del 1914/18, così la Sinistra italiana non poté evitare che il corso opportunista affermatosi nel 1927 giungesse al suo logico e crudele sviluppo nella seconda guerra mondiale.

La Sinistra italiana proclama che un ferreo concatenamento di programmi esiste fra Lenin, capo della rivoluzione russa e fondatore dell'Internazionale comunista, ed il conseguente sviluppo teorico che affonda la sua indagine nel corso di degenerazione nazionalista dello Stato russo per proiettare chiarezza e luce sull'attuale evoluzione del regime capitalista. Essa proclama che, fra lo Stalin del 1927/45 e le forze sociali russe ed internazionali, che nello Stato russo degenerato hanno trovato il loro strumento, da una parte, e il partito bolscevico del 1918 e il Partito Comunista d'Italia del 1921, dall'altra, esiste una violenta antitesi, la stessa che separa ed oppone la classe capitalista, decisa a perpetuare il regno della schiavitù e della guerra, e la classe proletaria che può salvarsi dall'annientamento solo sulla via del trionfo della rivoluzione socialista.

Il capitalismo non può vincere il proletariato aprendo nuovi orizzonti alla sua società; non può vincerlo che corrompendo e distruggendo il partito di classe. Lo strumento essenziale per far precipitare gli avvenimenti nella guerra mondiale è stato perciò rappresentato non dalla democrazia parlamentare o dal fascismo, ma dallo Stato sovietico e dall'Internazionale Comunista degenerati, che, annientando il partito comunista in tutti i paesi, doveva determinare il trionfo del capitalismo nella triplice espressione del suo dominio.

La Sinistra italiana, attraverso il Primo Convegno del Partito Comunista Internazionalista, pone la candidatura alla costruzione del partito di classe del mondo intiero, e questa candidatura poggia sul caposaldo programmatico che, nella fase in cui la storia ha definitivamente relegato nel museo del passato tutte le forme liquidate del liberalismo economico e politico, la lotta proletaria non può essere impostata sull'impossibile resurrezione delle vecchie forme del dominio borghese, ma unicamente sulla distruzione di questo regime.

Compagni proletari italiani!

La legge della storia impone al corso delle rivoluzioni di affermarsi non dove esistono le condizioni tecniche più favorevoli al loro trionfo, ma dove eventi storici indeboliscono il fronte di resistenza borghese, e maturano la più alta tensione dei contrasti sociali. Nel 1917 la rivoluzione trionfò nella Russia zarista, non nei paesi caratterizzati dal più alto sviluppo dell'economia capitalista. Nel 1919/21, in risposta alla guerra imperialista, possenti movimenti rivoluzionari sconvolsero l'Italia. Il riformismo paventò allora la rivoluzione col pretesto che, mancando il grano, dovevasi evitare che i grandi Stati imperialisti ci privassero dell'indispensabile. La rivoluzione non venne, ed abbiamo avuto venticinque anni di fascismo, mentre i grandi Stati imperialisti ci hanno dato il solo grano che la storia imponga al capitalismo di dare ai proletari che non acquistano la capacità politica di condurre a termine la loro battaglia rivoluzionaria: bombe, mitraglia, piombo, distruzioni, annientamenti. Ecco quale doveva essere il capitolo conclusivo del fascismo, capitolo cui hanno solidamente concorso il fascismo di Mussolini, il nazismo di Hitler, le democrazie parlamentari di Churchill-Attlee e di Roosevelt-Truman, lo Stato-padrone di Stalin.

Il corso degli eventi mondiali che aveva conosciuto il solidale confluire della democrazia, del fascismo e dello Stato russo degenerato verso il macello della guerra doveva altresì conoscere, in questo fosco dopoguerra il dominio egemonico dell'Inghilterra laburista, dell'America democratica, della Russia sovietica. Questo dominio egemonico si svolge sul piano dell'annientamento militare del fascismo e, mentre orienta il mondo intero verso un adattamento dell'impalcatura statale rispondente alle esigenze dell'imperialismo monopolista, si dirige con spietata decisione verso lo schiantamento dei movimenti e dell'organizzazione autonoma del proletariato, e perciò stesso verso l'inevitabilità di un nuovo conflitto imperialista mondiale.

Nell'ottobre 1914 Mussolini dava vita al 'Popolo d'Italia' e, rompendo col programma internazionalista delle lotte proletarie, affermava la solidarietà della classe lavoratrice con la classe capitalista sul fronte della difesa delle democrazie sui campi di battaglia. Da questa posizione fondamentale sono sgorgate inesorabilmente le squadre dei pugnalatori dei militanti proletari, dei distruttori delle vostre istituzioni di classe, delle vostre leghe, delle vostre Camere del Lavoro, del vostro partito di classe.

I fascisti del 1919/21 trovarono nello Stato democratico di Nitti, Bonomi, Giolitti, lo strumento che doveva assicurarne il trionfo, ma essi furono additati al disprezzo di tutti i lavoratori italiani. Questa fu la caratteristica delle situazioni succedute alla guerra del 1914/18, quando le possenti manifestazioni proletarie contro il regime capitalista si associavano all'odio contro la guerra e contro tutti coloro che non potevano salvarsi dall'accusa d'interventismo.

L'attuale dopoguerra è dominato dal fatto opposto, che tutti i partiti, dal monarchico al repubblicano, dal liberale al socialista ed al comunista, vantano il loro intervento nella seconda guerra imperialista, mentre è posto all'indice il Partito Comunista Internazionalista, il solo che, avendo determinato una soluzione marxista ai problemi che accompagnarono il sorgere e il trionfo dell'opportunismo nel seno dell'Internazionale Comunista, abbia potuto assumere una posizione di classe sia nella guerra di Spagna, sia nel conflitto mondiale del 1939/45.

Così sotto la bandiera dell'antifascismo trionfa oggi in modo incontestato il fascista Mussolini del 1914 e del 1919. La stessa Confederazione Generale del lavoro è in violenta opposizione coi principi di lotta che sono alla base dei vostri tradizionali istituti di classe, ed è invece il corrispettivo preciso dei sindacati a base di collaborazione che Mussolini sostenne nel 1919 e che poté imporre solo dopo aver smantellato, con la violenza appoggiata dallo Stato democratico, tutte le vostre istituzioni, basate sull'opposto principio della lotta di classe.

Gli impostori politici che si mascherano sotto il nome di socialisti e comunisti fanno quello che l'evoluzione attuale del capitalismo impone a tutti i suoi servi: all'etichetta unica del fascismo sono sostituite molteplici etichette, ma il regime borghese resta immutato, giacché esso è immutabile, e la sola possibilità di cambiarlo sta nella sua distruzione, nel trionfo della rivoluzione proletaria.

L'èra che si è aperta e che la guerra del 1939/45 illustra con milioni di cadaveri è caratterizzata dal fatto che l'imperio assoluto delle forme capitalistiche del monopolismo è incompatibile con la reale affermazione degli istituti di classe del proletariato: i sindacati ed il Partito Comunista Internazionalista. Oggi non esiste più una lotta tra destra e sinistra borghese, una lotta tra destra e sinistra nel seno dei differenti partiti, ma una confluenza di destra e sinistra verso un organamento politico e statale che assicuri il trionfo egemonico dell'imperialismo monopolista e che in questo organamento inquadra la Confederazione Generale del Lavoro la quale - sul piano del rispetto delle leggi statali del lavoro e dell'annientamento degli impulsi di lotta del proletariato - assume una chiara funzione di difesa della classe capitalista.

Compagni lavoratori!

L'evoluzione della società capitalista nella sua fase agonica vi obbliga a porre all'ordine del giorno della storia il trionfo della rivoluzione mondiale. Se, malauguratamente, questa prospettiva dovesse fallire, la sola che sarà imposta dagli avvenimenti è quella della terza guerra mondiale, che farà impallidire i massacri di quella appena conclusa. Il Partito Comunista Internazionalista si erge contro la costellazione dei partiti che infestano ogni vostro campo e che vi chiamano non soltanto a ripartire tra di voi il peso delle distruzioni operate dal conflitto, ma a ricostruire la società capitalista, a ricostruire una società destinata ineluttabilmente a ripiombarvi nelle distruzioni di una nuova guerra.

Il Partito Comunista Internazionalista afferma il carattere mondiale dei fenomeni che sono sboccati nella seconda guerra mondiale e che agitano il mondo capitalista attuale.

La borghesia non ha di fronte a sé i reparti nazionali del proletariato, ma la classe lavoratrice di tutto il mondo. Lottare per ridare ai sindacati la loro funzione di classe significa incorporarsi nell'alveo del proletariato rivoluzionario di tutti i paesi.

Il Partito Comunista Internazionalista ha, al suo primo convegno, impostato i suoi lavori in stretto collegamento coi primi delegati esteri ad esso associati nel duro compito di ricostruire il Partito di classe internazionale ed internazionalista del proletariato.

Il Partito Comunista Internazionalista prosegue ininterrotta la sua lotta contro la guerra e per il socialismo. Esso riprende la bandiera di Marx e di Lenin, e, armato della teoria di ferro che la Sinistra italiana ha forgiato sotto l'insegnamento dei maestri del socialismo, di fronte ad una situazione storica che nel mondo intero è imperniata sull'alternativa rivoluzione o guerra, vi addita la sola via che - sulla base della lotta di classe - possa condurre al vostro trionfo.

Voi, diceva il Manifesto, non avete da perdere che le vostre catene. Un secolo dopo, la storia vi impone la scelta fra una lotta in cui non perderete che le vostre catene, e il suo abbandono, che può condurvi solo alla perdita della stessa vostra vita.

Abbasso i boia del proletariato!
Viva la rivoluzione comunista mondiale!
Viva il Partito Comunista Internazionalista

Il C.C. del Partito Comunista Internazionalista - Torino, gennaio 1946