Enel, Suez e Gaz de France in lotta fra loro

In nome del libero mercato ma... è l'ora dei monopoli energetici

Complice la crisi del gas di questi ultimi mesi, che ha visto l’infreddolita Europa cadere nel panico per i continui tagli ai rifornimenti da parte della Russia, il mercato dell’energia è entrato in uno stato di fibrillazione, con code polemiche tra i rappresentanti politici di Italia e Francia, per il modo in cui si è concluso l’accordo tra la Suez-Electrabel e la Gaz de France. Un accordo che è servito alle due società francesi per sventare l’Opa (offerta pubblica d’acquisto) lanciata dall’Enel nei confronti di Suez. Lo scontro italo-francese avviene in un contesto in cui il mercato dell’energia, per una scelta strategica dell’Unione Europea, è destinato a modificare profondamente la proprio struttura anche a causa del processo di liberalizzazione della produzione e vendita stabilita nel 2002 durante il vertice dei paesi dell’Unione di Barcellona. In quell’occasione i vari ministri economici dei paesi aderenti all’Unione Europea avevano deciso che per migliorare il servizio della distribuzione dell’energia era necessario avviare un radicale programma di liberalizzazione del mercato. Attraverso tale processo si dava l’opportunità al vecchio continente di spezzare i monopoli di stato che per decenni avevano dominato i diversi mercati nazionali e dar vita a una sana e libera concorrenza tra i diversi operatori del settore. Tale processo di liberalizzazione, iniziato nel corso del 2003, si dovrebbe completare entro il primo gennaio 2007 con l’abolizione di tutti i regimi di monopolio finora caratterizzanti il mercato europeo.

Secondo la propaganda borghese i vantaggi derivanti dalla liberalizzazione del mercato dell’energia per i consumatori sarebbero stati tanti, sia in termini di un minor costo dell’energia sia in termini di una migliore qualità del servizio offerto. In realtà sta accadendo proprio l’esatto contrario di quello che ci avevano promesso i governanti a Barcellona. Infatti, in questi ultimi anni il prezzo dell’energia non solo non è diminuito, ma è cresciuto in tutti i paesi europei molto di più rispetto ai tassi d’inflazione, smentendo clamorosamente le false promesse dei profeti della liberalizzazione. Anche sul fronte della migliore qualità del servizio offerto i risultati sono sotto gli occhi di tutti; e poi come non ricordare che soltanto pochissimi mesi dopo l’avvio della liberalizzazione del mercato l’Italia intera è rimasta per alcune ore al buio a causa di un blak out nell’estate 2004?

Se i vantaggi per i consumatori sono nulli, non è così per le grandi utility del settore; infatti, proprio grazie alla liberalizzazione del mercato dell’energia, i grandi gruppi energetici europei hanno potuto acquisire il controllo di altri piccoli operatori, alimentando quel processo di concentrazione e centraliz --

zazione dei capitali che è funzionale a mantenere alti i saggi di profitto. La politica di liberalizzazione è in realtà lo strumento normativo attraverso il quale si sono gettate le basi per la concentrazione dei capitali. Proprio il presidente della Commissione europea Manuel Barroso, ha recentemente dichiarato che “non è con 25 mini mercati dell’energia che l’Europa può affrontare la mondializzazione del capitale”. In altre parole, occorre spingere ancor di più verso la concentrazione del mercato.

Se fino a qualche anno addietro il mercato nazionale dell’energia era il mercato di riferimento per le imprese operanti nel settore, oggi per sopravvivere nella competizione globale occorre allargare quanto meno a livello continentale il proprio mercato di riferimento. Chi eroga energia non lo fa più con lo scopo di erogare un servizio alla collettività, ma ha come tutte le altre imprese lo scopo di realizzare un profitto, dare quindi ai propri azionisti un dividendo sempre più alto.

La liberalizzazione e la privatizzazione dell’energia hanno quindi determinato un vero capovolgimento nel modo di gestire le imprese del settore, non più fornitori di servizi ma realizzatori di profitti. Conseguenza quasi naturale di tale cambiamento strategico è stata la politica di acquisizione da parte delle grandi imprese del settore che hanno messo le mani sull’energia di intere nazioni. Giusto per fare un solo esempio, le grandi utility dell’Europa occidentale hanno acquisito a prezzi stracciati le imprese di quasi tutti i paesi dell’est, facendo utili impensabili fino a poco tempo prima. Grazie a questa politica di privatizzazione la bolletta energetica di milioni di consumatori dei paesi dell’est europeo è addirittura raddoppiata.

Acquisite le piccole imprese, lo scontro per il controllo del mercato energetico si è ora spostato direttamente tra i grandi gruppi europei. Il tentativo da parte dell’Enel di acquisire la francese Suez-Electrabel, attraverso il lancio di una Opa ostile, si inserisce in questa lotta titanica per il controllo del mercato continentale. Il governo francese per sventare l’attacco dell’impresa italiana, e forse anche per fare un dispetto al troppo filo americano governo Berlusconi, ha imposto che la Suez-Electrabel entrasse nell’orbita della Gaz de France, il cui pacchetto azionario è per una buona parte direttamente nelle mani statali. Per il governo italiano, ma anche per l’opposizione, lo stato francese, controllando la Gaz de France, ha di fatto violato il principio di libera concorrenza; mentre per il governo francese si è trattato di una normale e libera scelta operata dai consigli d’amministrazione delle due società, i quali hanno il sacro diritto di scegliere con chi fare o non fare i propri affari.

Le schermaglie tra i due governi sono il riflesso di una lotta all’ultimo sangue per la gestione del mercato europeo dell’energia da parte delle 5 o 6 utility che si contendono il controllo. Un processo di concentrazione che determinerà nei prossimi anni la permanenza sul mercato di pochissime grandi imprese. Una lotta in cui le imprese più piccole saranno acquisite da quelle che potranno disporre di capitali più grandi, dove sicuramente ad essere sconfitti saranno gli interessi di milioni di consumatori europei che in nome della liberalizzazione e del profitto vedranno crescere ancor di più la loro bolletta energetica. $ pl

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.