Sulle lotte del radical riformismo

Lotte proletarie e false rivendicazioni del ceto politico riformista

Definire in modo univoco il riformismo è cosa alquanto difficile viste le diverse forme che esso ha assunto. In questo articolo ci riferiremo all’espressione movimentista di esso, spesso da noi definita “radical-riformismo”. In particolare vogliamo sottolineare la diversa natura tra le rivendicazioni che questo esprime e le reali rivendicazioni proletarie.

È cosa logica che i rivoluzionari non chiudano gli occhi di fronte alle rivendicazioni che la classe proletaria, e le componenti della società ad essa assimilabili, esprime. È ovvio che il proletariato, sotto la spinta del continuo peggioramento delle proprie condizioni di vita, cerchi di reagire “semplicemente” chiedendo miglioramenti delle proprie condizioni, senza avanzare la necessità politica del superamento del capitalismo. Le lotte rivendicative che ne possono scaturire hanno la fondamentale caratteristica di essere una reazione totalmente spontanea della classe: le rivendicazioni avanzate, sono spontaneamente elaborate dalla classe stessa come reazione alle condizioni materiali vissute. Se pur sono assenti contenuti politici queste rivendicazioni hanno un contenuto economico e sociale di classe visto che nascono in relazione alle condizioni di vita e di lavoro che vive il proletariato in quanto classe sfruttata nel sistema di produzione capitalistico. Sono reali lotte proletarie non solo perché il proletariato vi è presente fisicamente ma perché è presente come classe, ossia con i propri contenuti autonomi, almeno economici, di soggetto sociale.

Il proletariato, e solo esso, è il riferimento dei comunisti: di fronte a lotte rivendicative proletarie i rivoluzionari non possono che partecipare attivamente e intervenire per avvicinarne gli elementi più coscienti, creare legami tra avanguardie e classe, propagandare i contenuti politici anticapitalistici. Questo indipendentemente dalla consistenza numerica delle avanguardie comuniste, ovviamente in relazione ad essa, e indipendentemente dalla fase storica; a prescindere quindi dal grado di maturazione delle condizioni oggettiva e soggettiva in senso rivoluzionario.

Cosa ben diversa sono le “lotte” proposte dal riformismo movimentista. Aldilà dei contenuti delle singole rivendicazioni e delle forme di “lotta” adottate, spesso alquanto ridicole, la differenza sta nella diversa natura di origine delle rivendicazioni.

  1. Sostanzialmente nel variegato movimento il proletariato è assente. In parte manca proprio fisicamente: i soggetti che formano il ceto politico movimentista hanno una provenienza sociale nel migliore dei casi piccolo-borghese, come piccolo-borghese è buona parte della base movimentista. Ma quello che conta è soprattutto l’assenza del proletariato in quanto classe, con i propri contenuti e una visione autonoma di classe.
    Aldilà della composizione sociale del movimento, le rivendicazioni che questo esprime non possono essere viste nemmeno lontanamente come rivendicazioni di classe in quanto il proletariato non è referente politico del movimento e anzi, conseguentemente, anche i giovani proletari presenti non lo sono con i propri contenuti di classe ma imbrigliati e drogati dalla logica riformista stessa.
  2. Le rivendicazioni radical-riformiste non provengono spontaneamente da un soggetto sociale ma elaborate a tavolino da un ceto politico riformista. La natura di queste rivendicazioni non è economica, non sono una spontanea reazione a disagiate condizioni materiali di vita ma rivendicazioni di carattere politico, ricette politiche che il riformismo propone per rendere il mondo più vivibile, un altro mondo possibile, fermo restando i rapporti di produzione capitalistici. La natura di queste rivendicazioni non è materiale/economica ma ideologico/politica, frutto della componente alternativa, radicale, dell’ideologia borghese, piccolo-borghese. Certo che molte di queste interessano gli stessi proletari ma d’altronde qualsiasi costruzione ideologica parte da questioni materiali reali dandone poi una visione falsificata, appunto ideologica.

In quanto manifestazioni di una precisa impostazione ideologica e politica è inimmaginabile un intervento dei comunisti volto al recupero politico del movimento sul terreno realmente anticapitalistico, altrimenti perché non sperare anche in un recupero di un qualsiasi partito parlamentare, di una qualsiasi associazione politica o religiosa?

Allo stesso tempo il movimento, per la propria radicalità formale, attira anche giovani proletari diventando punto di sfogo del loro disagio sociale e comunque è centro di attrazione per molti giovani che potrebbero potenzialmente tradurre il loro sentito impegno in senso rivoluzionario. Questo giustifica la presenza dei rivoluzionari nei diversi momenti di espressione del radical-riformismo (cortei, assemblee pubbliche, ecc). Una presenza fatta di propaganda rivoluzionaria rivolta alla base, mai di partecipazione alle rivendicazioni politiche che vengono espresse, anzi condannando queste per quello che sono: pura espressione politica riformista, pesante droga ideologica e, come tutta l’ideologia, ostacolo nella formazione della coscienza di classe e rivoluzionaria. $ nz

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.