USA ed Europa, le ultime manovre della speculazione di Stato

La Banca centrale americana (FED) ha annunciato a metà settembre l’avvio della terza fase del quantitative easing che prevede l’acquisto da parte della FED di bond americani. Le cifre dell’“investimento” sono notevoli: 23 miliardi di dollari per il mese di settembre, 40 miliardi al mese a partire da ottobre. Il costo del denaro rimarrà bassissimo, almeno fino al 2015, il tasso di interesse sarà mantenuto tra lo zero e lo 0,25% (il che significa emettere denaro “gratis” o quasi...). La Banca centrale ha inoltre dichiarato di essere disposta a continuare ad oltranza con questa politica, per alimentare la ripresa economica giudicata ancora troppo debole. Dall’inizio di questa ulteriore fase della crisi la FED ha acquistato titoli per ben 2.300 miliardi di dollari, la terza fase del quantitative easing però – da quanto annunciato – non prevede l’acquisto di titoli del Tesoro ma punterà ai titoli emessi dagli istituti di credito immobiliare semi-pubblici come Fannie Mae e Freddie Mac.

Le principali destinatarie della liquidità facile dovrebbero essere, appunto, le famose Fannie Mae e Freddie Mac, protagoniste durante gli anni d’oro della speculazione finanziaria legata ai mutui immobiliari. Le due società rappresentavano allora – e rappresentano ancora – il motore nel circuito creditizio immobiliare, basti pensare che nel 2008 detenevano circa la metà dei mutui statunitensi. Non prestano soldi direttamente ai cittadini, la loro funzione è di garantire i fondi per il mercato immobiliare. Loro i mutui li assicurano, li comprano, li spezzettano, li impacchettano e poi li rivendano in tutto il mondo sotto forma di titoli. Con questo meccanismo avevano inondato il mercato finanziario mondiale con miliardi e miliardi di dollari di derivati. Un meccanismo speculativo certamente noto allo Stato americano, anzi, per certi versi, da esso direttamente alimentato. Le due società infatti, pur se private, per portare avanti la “missione pubblica” potevano vantare un rapporto privilegiato con la BCE. Nel settembre 2008, dopo il crollo delle loro azioni, vennero formalmente nazionalizzate e il governo si accollò il rischio dei mutui per ben 5.000 miliardi. Oggi hanno assunto una forma “semipubblica” con da un lato l’intervento diretto da parte del Tesoro americano e dall’altro profitti privati e una intatta modalità operativa. Con questa iniziativa la FED decide adesso di immettere nel settore creditizio immobiliare una montagna di liquidità. Sì, proprio in quel settore che aveva alimentato la bolla speculativa legata ai mutui subprime. Può sembrare assurdo ma è così!

Molti analisti hanno etichettato la “ripresa” americana come una jobless recovery, una ripresa senza occupazione. Ma non basta: gli ultimi dati sulle richieste di sussidio di disoccupazione – usciti poco prima dell’annuncio FED – mostrano chiaramente che negli USA sta crescendo una disoccupazione supplementare. Tra le motivazioni annunciate dalla FED, per giustificare il piano finanziario, c’è proprio la lotta alla disoccupazione (formalmente tra le finalità statutarie della Banca centrale!). In qualche modo, sempre secondo la FED, l’azione dovrebbe avere effetti positivi sull’economia reale. L’immissione massiccia di liquidità sul mercato finanziario infatti dovrebbe – secondo quanto dichiarato - favorire l’erogazione da parte delle Banche di credito a basso tasso di interesse verso famiglie e imprese produttive.

Le banche però attualmente mostrano una tendenza, anche negli USA, a tenersi il denaro preso in prestito dalla BCE (con tasso quasi zero) e ad investirlo, almeno in gran parte, sui titoli di Stato emessi dal Tesoro americano. Anche perché, queste, non hanno ancora pienamente assorbito i contraccolpi dell’ultima bolla speculativa. Lo stesso Bernanke, infatti, indica il mercato immobiliare come un punto debole, non completamente guarito dall'eccesso di debito. Le famiglie continuano ad avere difficoltà a pagare i mutui e la famosa bolla continua ancora a vivere tra i patrimoni di molte banche le quali possono ancora vantare di possedere una ingente quantità di titoli dal valore, si fa per dire, incerto.

Aldilà delle dichiarazioni, quindi, le conseguenze immediate del piano finanziario delle FED potrebbero essere:

  1. investimento da parte delle banche di buona parte della liquidità facile ottenuta in titoli del debito americano (finanziamento del debito quindi…),
  2. ossigeno a banche ed istituti finanziari in difficoltà, in particolare per far fronte a fallimenti e insolvenze che ancora continuano a prodursi nel mercato immobiliare.

Tutto questo semplicemente stampando moneta! Questo è il punto, e ci risiamo. La BCE non fa altro che immettere un capitale finanziario che non rappresenta valore realmente prodotto: capitale fittizio appunto. Secondo la BCE tutto questo avrà ricadute in termini positivi sull’economia reale, staremo a vedere, ma non possiamo non dubitarne fortemente…

Quasi contemporaneamente – la settimana precedente all’annuncio della FED – in Europa veniva varato il piano di acquisti illimitati di titoli sovrani. La BCE potrà comprare, e "senza limiti quantitativi”, titoli di Stato emessi dai Paesi che richiedono l'assistenza finanziaria. Anche in questo caso il punto di partenza è lo stesso: si tratterebbe di finanziare un debito – quello sovrano – semplicemente attraverso la liquidità prodotta dalla BCE e creando un altro debito futuro.

Bisogna dire che da diverso tempo la BCE fornisce aiuti ai paesi in difficoltà attraverso prestiti diretti allo Stato locale, questa volta agirà anche comprando titoli del debito. L’effetto dovrebbe essere duplice: non solo lo Stato interessato agli aiuti riceve liquidità ma si scrolla anche da dosso – momentaneamente… – una parte del debito sovrano.

Anche in questo caso, come accade spesso per la Unione Europea, la decisione è stata partorita con non poche difficoltà, in particolare per le titubanze della Germania, la quale teme di accollarsi “debiti creati dagli altri”. Il punto di incontro è stato trovato grazie al “bisogno comune” della borghesia europea: la stabilità dell’euro, messa in discussione dagli attacchi speculativi internazionali.

L’accordo sì è trovato anche grazie alle limitazioni volute da buona parte della borghesia tedesca, una su tutte: il proletariato dovrà essere ulteriormente spremuto. La BCE infatti concorderà con lo Stato richiedente gli aiuti i tempi e le modalità delle riforme istituzionali necessarie a mettere in sicurezza i conti pubblici sul lungo periodo ed in assenza delle riforme. Il che significa: lo Stato che otterrà gli aiuti dovrà assicurare che intensificherà lo sfruttamento della classe lavoratrice.

L’ideologia dominante molto spesso riconduce la speculazione alla semplice avidità dei singoli, avidità che poi porterebbe amare conseguenze sull’intera “collettività”. La realtà, come sempre, è un’altra: la speculazione finanziaria - lo abbiamo più volte sottolineato - è un elemento centrale nel funzionamento del capitalismo odierno e non riguarda solo la sfera strettamente privata. Lo Stato – con i propri organismi – agisce direttamente nel mercato finanziario, originando o alimentando esso stesso attività speculative.

Il capitalismo mette sempre di più a nudo le proprie difficoltà e di fronte alla crisi non fa altro che attaccare il proletariato, sviluppare forme di parassitismo, cercare escamotage finanziari, il tutto sempre in attesa della famosa ripresa…

NZ
Mercoledì, September 26, 2012

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.