Situazione e lotte sul territorio bolzanino

Dalla rivista giovanile internazionalista “Amici di Spartaco” #26

Il mese di dicembre è stato caratterizzato da una forte sensazione di malcontento. Il nuovo governo tecnico, il pacchetto “Salva Italia”, le manovre economiche tutte andate a scapito del proletariato, il gioco dei politicanti che - da destra a sinistra - non cercano altro che ingraziarsi gli elettori per il “post-Monti” con tutta una serie di ridicole e non meno fastidiose assurdità su come vada distribuita la crisi. Tutte situazioni, queste, che iniziano ad urtare la così detta “opinione pubblica”. Per la Borghesia italiana stiamo tutti sulla stessa barca, proletari e padroni, perché la crisi è di tutti e se vogliamo risollevare le sorti del paese và fatto spartendosi i sacrifici… Ma di quali sacrifici stiamo parlando!? Intendiamoci: I proletari dovrebbero spaccarsi la schiena il doppio in fabbrica e sui posti di lavoro per produrre la mole di profitti necessari ai padroni per far stare a galla la zattera del capitale che affonda. Costoro, i padroni, stanno trasformando il lavoro salariato in un grosso incubo, molto più di quanto non lo fosse già! Percentuali altissime di disoccupazione e precarietà giovanile, cassa integrazione e licenziamento in massa nelle zone “produttive” del paese, in più si pretende dai piani alti che chi si trova licenziato alla soglia dei cinquant’anni torni a cercarsi un posto di lavoro, sempre che trovi qualche datore di lavoro che tramite un agenzia interinale gli offra la possibilità di farsi sfruttare per altri 15 anni almeno, prima di vedere la pensione, come previsto dall’ultima infame riforma sulle pensioni varata dal governo Monti. Un governo che, “tecnico” o meno, continua a fare emergere (perfettamente in linea con i governi precedenti) tra una marea di contraddizioni -sociali ed economiche- l’inconciliabilità d’interessi tra proletari e borghesi.

A Bolzano la situazione non è molto diversa, il malcontento dei proletari non riesce a trovare una direzione ben precisa e lo scontro sociale riflette ancora le medesime dinamiche di sempre: sciopericchi di qualche ora proclamati molte settimane (se non mesi) prima, presidi di mezz’ora con poca adesione, pieni di bandiere sindacali ma nessuno che capisce del come e perché si stia davvero protestando. Giusto la durata di far parlare i tre soliti capetti sindacali locali, amici delle amministrazioni locali. Questo è quello che sta succedendo, anzi che non sta succedendo; sia mai che il problema sollevato dai giocolieri della politica locale abbia al centro la situazione di lavoro e di sfruttamento dei proletari… Al contrario, pare che la preoccupazione più insistente sia il vanto che in regione ci si può fare della presenza di grossi “poli produttivi” legati agli stimati imprenditori esteri che campeggiano sul territorio.

Stessa modalità sindacale proposta anche nel caso della MEMC di Sinigo, nella zona industriale di Merano, unica lotta degna di nota dopo il finto sciopero generale di tre misere ore proposto dai sindacati confederali CGIL CISL e UIL. L’azienda che attualmente produce policristalli, presente in Alto Adige da diverse decine di anni, in via di delocalizzare il sito di Sinigo, ha messo in cassa integrazione ben 350 operai. Notevole la presenza numerica degli operai al presidio davanti ai cancelli dell’azienda, per nulla efficace la risposta sindacale contro le scelte dei vertici locali dell’azienda americana, che con un volantinaggio all’annuale mercatino di natale di Bolzano non ha raggiunto niente. Ancora una volta, al posto di concentrarsi su come allargare e sviluppare le lotte dei lavoratori sul territorio, il tentativo è stato quello di attirare l’attenzione della “Bolzano Bene” o nel migliore dei casi quella dei numerosi visitatori amanti del kitch natalizio che pullulano nell’istituzionalissima Piazza Walther in questo periodo. Di seguito è stato anche organizzato un volantinaggio davanti alla Fiera di Bolzano che ospitava l’esposizione “Casa Clima/Klimahaus”, evento della borghesia progressista dell’edilizia altoatesina fortemente incentivato dalla provincia, nel tentativo di trovare solidarietà da parte dei visitatori della fiera, che sono in maggioranza piccoli imprenditori e progettisti che non darebbero un penny per la causa degli operai Memc.

Migliore invece l’idea di andare a manifestare nelle strade di Merano per coinvolgere la cittadinanza locale, come anche la pianificata occupazione delle Sale della Regione a Bolzano che speriamo abbiano migliore esito.

Quello che stiamo dicendo sono certo delle critiche su quanto opportunamente si siano mossi gli operai fino adesso, ma lungi dal volere dare lezioni siamo convinti che gli operai che lavorano alla MEMC non hanno alcun bisogno di essere compatiti dai media locali e nemmeno hanno la necessità di andare a raggranellare quanto offre loro la Provincia – cioè corsi di formazione e ricollocamento - proposte che mettono in evidenza il totale disimpegno della provincia a voler mantenere i posti lavoro, nonché quale sarà la sorte alla quale andranno in contro i 350 operai. Solo una lotta dura contra la cassa integrazione e la delocalizzazione può salvar loro i posti di lavoro. Una lotta che andando oltre il sindacato ed i suoi delegati deve espandersi ai lavoratori delle altre categorie per favorire l’organizzazione sistematica delle lotte sul territorio del proletariato, fuori e contro le compatibilità aziendali e sindacali che il padronato vuole imporci a nostro scapito.

Solidarietà agli operai della MEMC

Per l’Autorganizzazione delle lotte proletarie, per una prospettiva rivoluzionaria e comunista!

Amici di Spartaco Bolzano (aggiornato all'inizio di marzo)

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