Gli Stati Uniti di Obama nell’Asia centrale

Forse i più ingenui progressisti della sinistra borghese si saranno stupiti nell’apprendere che gli Stati Uniti del premio Nobel della pace Obama, malgrado le pesanti condizioni economiche e sociali che sta attraversando il paese, sono molto più armati di quelli del “guerrafondaio” Bush.

Il Congresso ha infatti recentemente approvato una spesa di 725 miliardi di dollari per il budget del Dipartimento della Difesa (22-12-2010 - National Defense Authorization Act for Fiscals Year 2011), l’investimento più elevato nel settore, in proporzione all’inflazione, dal 1945 (ben 2.354 dollari per cittadino).

Secondo il SIPRI (Stockolm International Peace Research Istitute), gli Stati Uniti, sotto la presidenza Obama, avrebbero raggiunto, già nel 2009, il 43% della spesa militare mondiale.

Una consistente parte del budget, si stima circa 158,7 miliardi di dollari, sarebbe destinata a sostenere gli sforzi bellici nell’Asia centrale, una regione fondamentale dal punto di vista degli interessi economico-energetici. La stabilizzazione ed il controllo dell’area, in particolare dell’Afghanistan, rappresentano degli obiettivi imprescindibili dell’attuale politica estera americana, in considerazione anche del recente accordo per la realizzazione del gasdotto TAPI che porterebbe, attraverso l’Afghanistan, il gas turkmeno all’India ed al Pakistan.

Il “gasdotto della pace”, come lo ha prontamente soprannominato il premier indiano M.Sing, comporterebbe indubbiamente il problema della sicurezza della regione ed i 140.000 soldati delle truppe NATO (98.000 statunitensi) avrebbero un motivo “oggettivo” per prolungare la permanenza nel paese. L’intesa recentemente firmata dai quattro paesi (dicembre 2010) rappresenta quindi un indiscusso successo dell’amministrazione Obama, che vedrebbe accrescere l’influenza dell’imperialismo americano nell’area.

Il progetto, come ben risaputo, non è assolutamente una novità, visto che il funzionario della compagnia petrolifera Unocal (Union of Company of California), John J Maresca, lo aveva presentato alla Commissione relazioni internazionali della camera dei deputati il 12 febbraio 1998 ed i capi di governo del Turkmenistan, del Pakistan e dell’Afghanistan avevano ufficialmente siglato un accordo per la costruzione del gasdotto TAP (Trans-Afghanistan Pipeline) già il 27 dicembre 2002. I maggiori problemi connessi all’attuale realizzazione del gasdotto TAPI, oltre ovviamente alla stabilizzazione della regione (ancora lontana dall’essere effettivamente raggiunta), sono anche legati alle mosse degli imperialismi concorrenti (in questo senso, per esempio, gli USA stanno esercitando pressioni sul Pakistan perché abbandoni un altro progetto di pipeline, dall’Iran all’India).

Questo accordo, sebbene significativo, rappresenta infatti solo una delle ultime mosse del “Grande Gioco” che si è aperto nell’area nel 1991 (con l’implosione dell’Unione Sovietica) e che vede come protagonisti principali la Cina, la Russia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea (le quattro nazioni maggiormente coinvolte e che hanno maggiormente influenzato le vicende regionali), senza trascurare il ruolo di importanti attori statali quali l’India, il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Corea del Sud ed il Giappone.

La sostanziale continuità della politica del democratico Obama con quella del repubblicano Bush nell’Asia centrale, trascurando la retorica ufficiale dei rispettivi schieramenti politici, è determinata dell’importanza vitale che la battaglia energetica (con tutte le sue implicazioni economiche, politiche e militari) sta assumendo nel nuovo assetto imperialistico mondiale; essere marginalizzati nella regione comporterebbe sicuramente un notevole ridimensionamento del peso imperialistico complessivo degli USA.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.