Di nuovo il nucleare? No, grazie

Image - Centrale nucleare di Krsko (Slovenia), teatro di un incidente il 4 giugno 2008

Sintonie trasversali e padronali sull’energia

Inutile negarlo, la sicurezza è un problema reale e non una montatura propagandistica. Il punto, però, è che l’insicurezza non ha niente a che vedere con gli “straccioni” che sbarcano, più morti che vivi, a Lampedusa o vivono nelle vergognose baraccopoli delle periferie metropolitane. No, i creatori di questa situazione vestono abiti firmati, guidano aziende dai fatturati multimilionari, siedono in parlamento e in tutti i posti che contano. Non entrano in casa scardinando le porte, non borseggiano la gente, né aggrediscono le donne per strada, ma fanno leggi per travasare la ricchezza prodotta dal proletariato nelle loro tasche o in quelle degli amici, elaborano progetti che, se attuati, contengono intrinsecamente una gravissima minaccia per la vita di intere popolazioni e dell’ambiente.

È di questa specie l’annuncio di voler riprendere la costruzione di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica, al fine di ridurre - nobile intento! - le emissioni di gas-serra e la dipendenza dagli idrocarburi (gas e petrolio). Il ministro Scajola in persona ha dato la lieta novella all’assemblea di Confindustria (22-05) dove è stata incoronata regina la Marcegaglia, la quale, “core de mamma”, per il bene nostro e dei nostri figli, ha ordinato di buttare nella spazzatura il (pur risibile) protocollo di Kyoto e ogni altro insulso intralcio ecologista allo sviluppo economico: solo il nucleare è - dice - la vera risposta alle sfide ambientali dei prossimi decenni! Per sottolineare la sintonia con “core de mamma”, il ministro ha anche indicato la data del risorgimento atomico: entro cinque anni sarà posata la prima pietra di una nuova centrale.

Ma il popolo italiano non si era democraticamente nonché inequivocabilmente espresso (1987) contro l’utilizzo dell’energia nucleare per scopi civili? La risposta è già pronta: isterie ecologiste a parte - quelle di cui sarebbe stata vittima la cittadinanza, emotivamente scossa dalla catastrofe di Chernobyl, 1986 - solo gli imbecilli non cambiano mai idea e oggi è ora di cambiarla. Che dire? Vero, solo per imbecillità o per partito preso uno non cambia opinione, se gli si dimostra che aveva torto, ma non è il caso dell’energia nucleare. I motivi per diffidare fortemente, cioè rifiutare la costruzione di centrali atomiche sono validi adesso come un tempo. Sono talmente validi che in Occidente, come è stato osservato da più parti, da circa trent’anni non si costruiscono più impianti di questi tipo, tranne che in Finlandia (uno), dove, per altro, i costi continuano a lievitare ben oltre i preventivi iniziali. I costi, appunto. Tra progettazione, costruzione, alimentazione del combustibile (l’uranio), smantellamento dell’impianto a fine ciclo e stoccaggio delle scorie (problema a tutt’oggi insoluto in modo soddisfacente, cioè sicuro) si raggiungono costi per chilowattora tutt’altro che convenienti, decisamente superiori al costo di un chilowatt prodotto col gas e solo di poco inferiori a quello erogato dall’energia eolica. Ma il trucco non finisce qui: l’ineffabile ministro ha promesso, entro soli cinque anni, una centrale di quarta generazione, quando le stesse agenzie internazionali (istituzionali) per l’energia atomica e scienziati non, o non del tutto, asserviti al potere sostengono che queste nuove tecnologie nucleari - meno insicure di quelle attuali - saranno disponibili solamente (e ben che vada) tra una ventina d’anni circa.

La lista dei “contro” potrebbe continuare, ma fermiamoci qui, perché ci sembra già sufficiente per dimostrare come dietro alla “nuova frontiera” del nucleare (e di quell’altra mostruosità che è il ponte sullo Stretto) ci siano unicamente i rapaci appetiti di imprese pronte a banchettare col denaro pubblico. Certo, non è detto che le “sparate” del governo in materia di nucleare e di altri faraonici progetti abbiano poi effettiva esecuzione, perché le difficoltà, anche solo tecniche, sono molte. Intanto, però, il governo mette le mani avanti e le nuove norme uscite dallo show napoletano di metà maggio prevedono un netto inasprimento delle pene per chi protesta contro opere di pubblica utilità (?): no-tav, no-dal molin, antinuclearisti e, non ultimo no-discarica, sono avvisati. Allo stesso tempo, prosegue l’isterica - questa sì - campagna bi-partisan dei mass media (e, meno scopertamente, della stessa opposizione) sui rischi di un ritorno al medioevo, se l’italiano ignorante e fifone spegnesse, ancora una volta, la luce dell’atomo.

Non siamo certo noi a negare l’esistenza del problema energetico, né la necessità di una radicale trasformazione degli “stili di vita” attuali, solo che per noi tutto questo deve, per forza di cose, essere inquadrato nella lotta più generale al sistema capitalistico. Tra l’altro, se nemmeno le più “virtuose” borghesie del nord Europa possono offrire concrete risposte al problema ambientale, figuriamoci la cialtrona borghesia italiana. Guardando, per fare un esempio, a come ha gestito la spazzatura in Campania, si potrebbe chiudere la questione “nucleare sì, nucleare no” con una battuta rubata da qualche film: comprereste voi una centrale nucleare da questa gente?

cb

PS. Questa nota era già stata scritta quando Scajola se ne viene fuori con la proposta di far pagare bollette meno care alle popolazioni sul cui territorio sorgerà la centrale. Trovata vecchia e che mostra il naso lungo del Pinocchio ministeriale: se le centrali fossero davvero sicure, che bisogno ci sarebbe di “comprare” il consenso delle popolazioni?

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.