Referendum sul welfare: la consultazione-truffa ha trionfato!

Hanno vinto i sindacati... e hanno perso i lavoratori

Era scritto che il SI avrebbe trionfato. Doveva vincere e ha vinto. Così voleva il Governo, così voleva Confindustria, così volevano i Sindacati.

Alcune considerazioni si impongono a proposito della consultazione sindacale, al di là dei toni trionfalistici e delle smargiassate profuse a piene mani dai mandarini confederali.

Salta subito all’occhio come su 36 milioni tra lavoratori e pensionati siano andati a votare, sempre che i dati forniti siano reali e non gonfiati, appena 5 milioni, quindi soltanto il 15%.

Ciò porta a desumere che l’astensione abbia rappresentato il dato saliente e non poteva essere diversamente in quanto a poter discutere, in assemblee, dell’accordo di luglio sono stati in pochi mentre la maggior parte ha dovuto sorbirsi il tambureggiamento mediatico e la propaganda unilaterale delle confederazioni.

A quale democrazia sindacale ci si può riferire, quale significato dare alla rappresentanza se nelle stesse assemblee ad essere illustrate erano solo le ragioni del SI?

Al di là delle irregolarità, dei “nei” come qualcuno ha volute simpaticamente definirle, resta l’assoluta mancanza di meccanismi di garanzia, l’altrettanta assoluta prevaricazione sulle ragioni del NO, la certificazione men che corretta delle procedure di voto ai seggi itineranti e fuori dei luoghi di lavoro.

Cos’altro dire poi del fatto che prima si firma l’accordo col governo senza neanche consultare i lavoratori dopodichè, per far passare l’intero protocollo sul welfare, si organizza una pseudoconsultazione col solo scopo di legittimare l’ennesimo tradimento perpetrato ai danni dei lavoratori?

È un accordo che, tra le altre cose, conferma, per ciò che attiene i contratti a termine, la legge del precedente governo, prevede la riduzione del peso fiscale sugli straordinari e sancisce la detassazione del salario aziendale a tutto detrimento della contrattazione collettiva e quindi del contratto nazionale.

Tutto questo ha un solo nome: svendita dei lavoratori. Ulteriore svendita, c’è da rimarcare, se si considera quanto abbiano perso i lavoratori, negli ultimi 20 anni, in termini di reddito e di condizioni di lavoro e quanto vada sempre più divaricandosi la forbice tra salari e profitti.

Si può facilmente evincere da tutto ciò come si stia assistendo ad un attacco concentrico portato avanti dal padronato, dal governo e dai sindacati contro il mondo del lavoro perché siano preservate le compatibilità borghesi, perché possa durare il regime di sfruttamento, perché le classi parassitarie possano continuare a lucrare sulle spalle del proletariato.

È per tutto ciò che il SI avrebbe comunque vinto. Doveva vincere in quanto era scritto nell’ordine delle cose almeno stante gli attuali rapporti di forza.

La lezione da trarre dai fatti in contesto è che i lavoratori, soprattutto i giovani, non devono concedere fiducia alcuna ad istituti, come quello referendario, completamente manipolabili ma soprattutto che la difesa dei propri interessi immediati e storici non può che passare sopra e al di fuori delle organizzazioni sindacali le quali, non essendoci da contrattare più neanche le briciole, non hanno da mediare più niente e quindi giocano, nell’era dell’imperialismo, un ruolo di mera conservazione del tutto funzionale alla classe che sfrutta e affama: la borghesia.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.