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Home ›La crisi dei rifiuti in Campania
Dietro il paravento dell’emergenza il profitto capitalistico contro l’uomo
Migliaia di tonnellate di rifiuti, centinaia di roghi, strade chiuse da barricate di sacchetti: uno scenario inquietante, col quale tuttavia i campani fanno i conti da ben 14 anni.
Può sembrare ironico avvocatismo darvi il nome di emergenza; ma non c’è molto da sorridere, a guardare i dati resi noti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo la quale per via della crisi dei rifiuti in Campania si registra un aumento della mortalità del 9-12%, delle malformazioni di ben l’84% e una diffusione dei tumori stimata in crescita di 19 punti percentuali tra gli uomini e 29 tra le donne.
Ma dove ha origine la crisi campana?
Nel 1994 il Governo costituì un Commissariato per la gestione dei rifiuti, che nel 1997 pose come alternativa alle discariche la costruzione di impianti di incenerimento e di compostaggio dell’immondizia, produttori di combustibile derivato dai rifiuti.
Questi impianti, denominati Cdr dall’acronimo del loro prodotto, sono per lo più ancora lontani dalla messa in opera. Avviati dalla Giunta Rastrelli (Centrodestra), non hanno trovato modifiche sotto la Giunta Bassolino (Centrosinistra).
Rappresentano l’obiettivo fondamentale del Commissariato, anche se fortemente contrastati dalle popolazioni locali. Ciò che il Commissariato non dice è che anche se operativi questi impianti non solo non risolverebbero la crisi regionale, ma anzi la aggraverebbero. Vediamo perché.
Questi impianti sarebbero in grado di incenerire tra il 20 e il 30% di tutti i rifiuti solidi urbani: essendo questi per lo più indifferenziati, l’impatto ambientale dell’incenerimento sarebbe disastroso, e si produrrebbero inoltre centinaia di tonnellate di Fos (frazione organica stabilizzata), ferro, e cosiddetti sovvalli, cioè tutto lo scarto.
Secondo molte stime tecniche questo non solo non chiuderebbe le discariche presenti, ma porterebbe addirittura ad aprirne di nuove.
L’azienda che gestisce il tutto è la Fibe Spa, del gruppo multinazionale Impregilo Spa, anche noto per essersi aggiudicato nel 2005 la costruzione del Ponte di Messina.
La Fibe viene pagata per ogni Kg di rifiuti assegnato ai Cdr. Di conseguenza, alternative gestionali conflig-gerebbero con i suoi interessi, ivi compresa la raccolta differenziata, a beffa delle migliaia di lavoratori (tra cui molti Lsu), che attendono da anni di esservi impiegati.
Nell’affare c’è anche la camorra. Nel 1992 Nunzio Perrella, capitalista fratello di un boss, dichiarò che non la droga, ma ‘a monnezza è oro.
Come sintetizza Alessandro Iacuelli in “Le vie infinite dei rifiuti. Il sistema campano” (edizioni Altrenotizie.org , 2007), gli introiti arrivano dalla borghesia del nord Italia per lo smaltimento sottocosto di rifiuti tossici e illegali; dalla costruzione di cave per i rifiuti tossici, con l’impiego della terra rimossa per fare cemento; dalla costruzione di case abusive sulle cave sature.
Sono state censite ben 650 discariche abusive gestite dalla camorra.
La contaminazione che ne deriva delle falde acquifere, e quindi della produzione agricola e dell’allevamento di bestiame, è imponente.
Già tre anni fa sulle pagine di The Lancet Oncology il dott. Mazza indicava un “Triangolo della Morte” tra Nola, Acerra e Marigliano, dimostrando il nesso tra discariche abusive e un indice locale di mortalità per tumori al fegato del 35,9% per gli uomini e del 20,5% per le donne, a fronte di una media nazionale del 14%.
E uno dei termovalorizzatori della Fibe sta sorgendo proprio ad Acerra, dove andranno i rifiuti ora indirizzati a Terzigno, nel Parco Nazionale del Vesuvio.
Una scelta che ricorda il sito provvisorio di Serre, nel Salernitano, a un chilometro dall’Oasi Faunistica di Persano. Alle proteste della popolazione hanno risposto 500 poliziotti in tenuta antisommossa, con un’azione di forza che ha provocato diversi contusi: “qualche spintone”, per il ministro Amato.
La convergenza tra borghesia camorristica, borghesia tradizionale e amministrazioni salta agli occhi.
Il Ministero dell’Interno ammise nel 2002 che:
lo stabile coinvolgimento della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti ha evidenziato [...] sospette convergenze di interessi con segmenti delle Amministrazioni locali e con grandi aziende.
Alla stessa conclusione è giunta la Direzione Investigativa Antimafia:
è da ritenere che la malavita si sia dovuta avvalere necessariamente di professionisti della materia, nonché di imprese dotate di apparecchiature tecnolo-gicamente idonee allo scopo.
2003
La crisi dei rifiuti viene inoltre sistematicamente portata all’estremo, per spingere a nuove gare d’appalto. Il mezzo per raggiungere lo scopo è esso stesso strumento di profitto: la permanenza in strada dei rifiuti alza il prezzo dello smaltimento fino al triplo.
Per questo nel Casertano dei lavoratori della ditta “Eco Quattro” hanno ricevuto intimidazioni affinché si fermasse la raccolta.
Quella dei rifiuti non può essere liquidata con le odiose etichette di emergenza e devianza.
Dietro l’esplicito attentato alla vita e alla salute della popolazione, si muovono i ciechi ingranaggi del profitto, che non saranno fermati se il proletariato non vi farà i conti una volta per tutte.
mlBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2007
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