Quando i sindacalisti parlano chiaro

Che il sindacalismo sia un’arma da gran tempo spuntata, che i sindacati confederali siano ormai un’articolazione del potere borghese dentro la classe lavoratrice, sono alcune delle posizioni che ci caratterizzano, come ben sa chi ci segue regolarmente. Posizioni che traggono origine da un esame storico-teorico del sindacato e che vengono alimentate,cioè confermate, dal suo agire concreto.

In questo agire per conto del padrone, livelli di infamia raggiunti dal sindacato misurano non solo il suo grado di integrazione nella logica borghese, ma anche il livello di passività in cui versa il mondo del lavoro dipendente. Non che settori più o meno ampi di lavoratori non vedano e non sentano con indignazione le porcherie quotidianamente commesse dai "loro rappresentanti", ma, finora, questa rabbia non trova i giusti canali di espressione e finisce per smorzarsi nelle acque stagnanti della rassegnata passività. Prova ne sia (la miliardesima) un’assemblea indetta, in provincia di Reggio Emilia, dai sindacati confederali per far ingoiare l’ennesimo contratto-bidone della scuola.

Il rituale è quello di sempre: il tavolo della presidenza affollato di sindacalisti che fanno a gara per dimostrare quale notevole risultato sia stato raggiunto, nonostante il momento difficile, la congiuntura sfavorevole e bla bla bla... Ma ad un certo punto, fra il turbinio di cifre snocciolate per farsi belli agli occhi dei presenti, un sindacalista - della CGIL, per la precisione - sgancia la prima "bomba" ad alto potenziale di infamia: l’una tantum, quei quattro euro in più che verranno tanto generosamente elargiti nel nuovo contratto (ammesso che venga davvero rispettato, visti i chiari di luna...), provengono pari pari dal risparmio derivante dal taglio degli organici, cioè dalla soppressione di posti di lavoro. Sì, è vero, aggiunge il "nostro rappresentante", tutto questo non è molto bello, ma che volete farci?, il denaro non puzza (sintesi nostra). Un tempo, neanche un sindacalista di provata fede stalinista avrebbe avuto la faccia tosta di fare strame in maniera così spudorata dei più elementari principi della solidarietà di classe o, per stare ancor più rasoterra, di categoria. In pratica, i sindacati, facendo propria la logica della predazione - tipica dell’epoca in cui trionfa il parassitismo del capitale - si comportano come quei signori della guerra che incitavano la truppa a integrare la propria misera paga con la spoliazione dei morti in battaglia., mentre a se stessi riservavano i tesori del vinto. Fuor di metafora, a noi lavoratori gli spiccioli "rubati" a chi è caduto sotto la mannaia delle esigenze di cassa, a loro gli "ori e le gemme": il TFR (o TFS). Infatti, non è mancato l’appassionato spot pubblicitario in favore del fondo pensione privato Espero, gestito, inutile dirlo, dai soliti "rappresentanti" e dai padroni (l’ente pubblico). Se non fosse che in ballo c’è il salario differito di una vita intera, ci sarebbe quasi da restare ammirati per l’abilità e la non chalance con cui i sindacalisti sono capaci di raccontare bugie colossali, di esibirsi in arditi contorcimenti verbali solo per non dire apertamente una cosa molto semplice: ragazzi, abbiamo sottoscritto tutte le riforme pensionistiche che vi assicureranno una vecchiaia da fame, perché questo è ciò che esige oggi la borghesia, dunque, anche noi vogliamo partecipare alla spartizione del bottino, visto la fatica che facciamo per tenervi buoni. Che diamine, vorremmo vedere cosa farebbero i padroni senza di noi! Perciò, cacciate fuori il TFR!

Di fronte alla critica a tutto campo e all’invito a ricorrere a vere forme di lotta - come, per esempio, il blocco degli scrutini - avanzato da un lavoratore, il sindacalista CGIL ha tirato fuori la grinta e... il solito argomento dei padroni: vergogna!, gli scioperi "selvaggi" danneggiano l’utenza, non si può far perdere un anno di scuola ai ragazzi, e via dicendo. Insomma, la colpa dei disagi, che inevitabilmente colpiscono gli "utenti" durante gli scioperi nei servizi, non sarebbe del padronato, ma dei lavoratori.

Oltre a questo, al sindacalista non è neppure passato per la mente che gli "utenti" sono a loro volta lavoratori con gli stessi problemi degli scioperanti, né si sognerebbe mai di collegare i problemi delle varie categorie per dare un’unica risposta che superi i soffocanti confini di categoria: orrore! Non saremmo più nel pantano del sindacalismo, ma nel solido terreno della lotta di classe. Ma questo è affare dei lavoratori, se e quando si scrollano di dosso i narcotici dei loro falsi rappresentanti.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.