I disobbedienti gettano la maschera e si presentano alle primarie dell'Unione

Se qualcuno poteva avere ancora qualche dubbio sui "Disobbedienti", la loro ultima trovata dovrebbe aver definitivamente fugato ogni ombra. I nostri antagonisti (?!) hanno deciso di partecipare alla farsa delle primarie dell'Unione con la pagliacciata del candidato "senza volto", indicando dunque in questo schieramento borghese il loro referente politico.

A dire il vero, non è che ci fosse proprio bisogno del coming out, di questa aperta iniziativa per capire da che parte stessero e che ruolo interpretassero. Uno dei loro maggiori esponenti (D'Erme) fa parte della giunta Veltroni - quello che da vicepresidente del consiglio esaltava le virtù miracolistiche della precarietà - e aveva partecipato con successo alle elezioni europee nelle liste di Rifondazione, salvo essere "trombato" da Bertinotti in persona per i soliti squallidi giochi di poltrone. Il Casarini nazionale, poi, soprattutto negli ambienti residuali dell'Autonomia di classe, era insistentemente additato come una specie di portaborse occulto dell'allora ministro DS Livia Turco. Vere o false che fossero quelle voci, è relativamente secondario, ciò che conta è che, nei fatti, Casarini&Co funzionano da specchietto per le allodole con cui attrarre giovani socialmente "incazzati" e intrappolarli nell'innocuo, per il potere, ma a volte pericoloso, per i ragazzi, terreno di un movimentismo ai limiti della goliardia. Da rampanti politicanti, privilegiano la spettacolariz-zazione della politica a discapito dei contenuti; o, meglio, i contenuti sono semplici veicoli di un agire politico fine a se stesso. Ma, soprattutto, quei contenuti sono lontani anni luce da una seppur minima caratterizzazione di classe (proletaria).

Clamorosa ed estremamente rivelatrice è stata la gaffe commessa l'estate scorsa dall'obbediente Casarini con una lettera al Manifesto (23-08-'05). Con essa, dopo le fanfaronate di rito, dettava i quattro punti discriminanti della partecipazione "disobbediente" alle primarie. In ordine: amnistia per le lotte sociali, chiusura dei CPT (i lager per immigrati senza permesso di soggiorno), ritiro delle truppe dai paesi occupati, antiproibizionismo. Posto che il centro-sinistra per ognuno di questi aspetti ha spianato la strada al centro-destra (i CPT sono stati istituiti dalla legge Turco-Napolitano, D'Alema ha bombardato la Serbia, l'allora ministro-Margherita, Bianco, fece pestare a sangue i manifestanti a Napoli nella primavera del 2001, come "antipasto" di Genova, ecc.), nella lettera c'è un silenzio assordante su quello che, per altro, è uno dei cavalli di battaglia mediatici della "disobbedienza", vale a dire la lotta alla precarietà. Non una parola che una sulla precarizzazione travolgente né sui salari e sugli stipendi che non ce la fanno a tenere dietro al carovita. Ma questa non è stata una semplice dimenticanza, come il "portavoce" dei Disobbedienti si è affrettato a precisare imbarazzato, al contrario. Prima di tutto, per costoro i proletari, le classi non esistono più e il loro posto sarebbe stato preso dalle fantomatiche moltitudini, cioè, traduciamo noi, dalla piccola borghesia sull'orlo della proletarizzazione o già proletarizzata. Secondariamente, il capitalismo o chi per esso non si fonderebbe più sullo sfruttamento della forza-lavoro nelle fabbriche, negli uffici, ecc., ma sull'appropriazione illegittima della "creatività" di tutti gli esseri umani (vedi traduzione più in alto...). Terzo, e ritorniamo a quanto abbiamo già detto, ai Disobbedienti non interessa che gli obiettivi di una campagna (promozionale, stavamo per dire...) siano raggiunti: l'importante è che si parli di loro e che tengano in movimento della gente affinché la loro esistenza politica sia giustificata e abbia una certa quotazione nella borsa-valori del baraccone elettoralistico. Ancora: mentre sanno benissimo che anche un eventuale governo di centro-sinistra non toccherà, nella sostanza, la legge 30 (se non, forse, quelle voci che gli stessi padroni ritengono inutili o persino controproducenti), la realizzazione, sia pure parziale, dei quattro punti potrebbe anche essere un obiettivo a portata di mano. Per esempio, il ritiro dall'Iraq oggi è una delle priorità dell'imperialismo europeo; la chiusura dei CPT o, meglio, un loro ridimensionamento non contrasta con l'indirizzo europeo di demandare - previo lauto finanziamento - ai paesi del Mediterraneo extra-UE il governo - alias la deportazione - degli immigrati clandestini. La legge forcaiola sulle droghe è talmente antistorica che la sua modifica più o meno radicale sarebbe considerata un atto dovuto da ampi strati borghesi.

Più problematico è l'ottenimento dell'amnistia per i reati sociali, sia perché la tendenza - anche internazionale - va in direzione esattamente opposta, sia perché la borghesia italiana si è sempre dimostrata particolarmente vendicativa contro i contestatori genericamente intesi. Ma questo problema, in fondo, tocca poche migliaia di persone, e la sua mancata soluzione costituirebbe una ragione di vita politica del mondo disobbediente.

Insomma, se una trentina di anni fa Toni Negri, calandosi il passamontagna, sentiva "il calore della comunità operaia" (??), adesso i suoi figli politici, indossando lo stesso indumento in versione multicolor, gettano la maschera: ribelli, ieri, appendici della borghesia, oggi.

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.