Contro la repressione riprendiamo la lotta anticapitalista, combattendo ogni illusione riformista

Il 23 marzo si è tenuta a Napoli una manifestazione contro la repressione organizzata dal movimento di lotta per il lavoro e dai centri sociali officina 99 e SKA. La manifestazione ha visto la partecipazione di 800 persone, in gran parte disoccupati e lavoratori precari, che hanno sfilato in corteo da piazza Garibaldi fino a piazza del Plebiscito. La manifestazione, nei propositi degli organizzatori, aveva come obiettivo bloccare le cariche sempre più frequenti ai danni dei disoccupati in lotta, ma anche di lavoratori e occupanti di case, e di rispondere alla sempre più estesa militarizzazione del territorio in atto a Napoli.

In realtà la manifestazione ha mostrato più le debolezze del movimento che la giusta necessità di una risposta politica alla repressione. A parte la massiccia presenza di forze di polizia che ha contenuto, più di ogni recente manifestazione, le forme della protesta, negli stessi manifestanti traspariva, anziché rabbia, un sentimento di atto dovuto, di pura routine, malgrado gli sforzi dei leader che si sgolavano ai megafoni. Molto probabilmente questo è l'effetto del senso di isolamento, avvertito dai disoccupati e dai precari LSU, rispetto agli altri lavoratori, ma anche all'insieme della città. L'isolamento c'è davvero, ma lo sconforto nei manifestanti nasce principalmente dalla ovvia delusione nei confronti delle illusioni riformiste ancora fortemente presenti nel movimento e seminate a piene mani dalle organizzazioni politiche che vi intervengono. Anche una manifestazione come questa che avrebbe dovuto rappresentare una aperta denunzia di fronte alla città delle caratteristiche criminali dello stato capitalistico, che nelle fasi di vacche magre, a dispetto di ogni demagogia da governo di sinistra, conosce solo la repressione violenta contro le sacrosante lotte dei proletari, è stata trasformata dagli organizzatori in una pressione verso le autorità, perché capiscano che quelli che lottano non sono "criminali", così recita il manifesto di convocazione, "ma gente che manifesta i propri bisogni". Tale atteggiamento miope, che assegna al movimento dei disoccupati e dei precari un ruolo di mera pressione nei confronti del governo di centro-sinistra, è d'altra parte una costante nella gestione della lotta per il lavoro e/o per il reddito garantito. I dirigenti del movimento preferiscono un rituale di continue manifestazioni di piazza ripetitive nella forma, ma specialmente nella sostanza delle rivendicazioni illusorie, a un tentativo di maturazione politica della protesta e di allargamento del fronte di lotta. Difatti centri sociali e sindacatini di base vari credono che basti essere autonomi dai sindacati confederali e sostenere l'autorganizzazione per fare qualcosa di antagonista, quando diffondono a piene mani obiettivi insieme settoriali e illusori, come il posto stabile per i lavoratori socialmente utili nella pubblica amministrazione e un reddito garantito per tutti (non è chiaro se al livello di salario d'ingresso o di un salario pieno). Per non parlare di quei gruppi che nel movimento diffondono l'idea che la necessità di crescita della lotta non è legata alla giusta rottura con i sindacati confederali (e noi aggiungiamo con tutti i sindacati), ma alla capacità di individuare obiettivi di tipo economico comuni anche con i lavoratori più arretrati, perché così sarebbero impossibili ricatti e repressione.

Ma l'unità che rafforza il movimento di classe può realizzarsi solo attraverso la coscienza anticapitalista, contro le illusioni riformiste. E questo, fra l'altro, è quel che abbiamo fortemente sottolineato nel volantino che abbiamo distribuito durante la manifestazione coscienti che il movimento dei senza lavoro e dei lavoratori precari è destinato a crescere sotto i colpi dell'attacco antiproletario nella fase di crisi attuale e che lo stesso movimento in atto ha realmente delle potenzialità antagoniste, a condizioni però che le avanguardie comuniste combattano al suo interno le direzioni socialdemocratiche, anche quando si mascherano dietro il movimentismo della cosiddetta autorganizzazione o dietro le illusioni di un sindacalismo di classe.

G.L

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.