Lotte passione e minaccia di sparizione dei minatori tedeschi

Dopo le lotte un classico accordo-truffa e un ennesimo insegnamento per la classe

A marzo i minatori tedeschi del carbone hanno condotto una dura lotta che ha rischiato talvolta di rompere le regole di “civile confronto” imposte dai sindacati.

Venerdì 7 marzo molte migliaia di minatori della Ruhr sono scesi in sciopero e nelle strade. Un forte gruppo ha eretto una barricata sull’autostrada nei pressi di Duisburg costringendo i sindacalisti della IG Bergbau a impegnare tutte le proprie capacità pompieristiche per far togliere il blocco.

“Siamo preoccupati di una possibile escalation di questo tipo di manifestazioni” ha dichiarato uno dei sindacalisti alla Reuter.

La ragione della lotta era la minaccia di massivi e immediati licenziamenti dalle miniere tedesche, causati dai forti tagli alle sovvenzioni statali all’industria mineraria del carbone annunciati dal governo: da 10 a 3,5 milioni di marchi nei prossimi 6 anni.

Il Governo ha deciso i tagli alle sovvenzioni per la solita ragione che spinge ovunque ai tagli: il deficit di bilancio, sempre dovuto al peso del debito pubblico e degli interessi da pagare su questo.

La estrazione del carbone è sovvenzionata in Germania in ragione di 100 milioni di lire per lavoratore e conta per i 2/3 del costo di produzione del carbone.

I 10 miliardi di marchi con cui lo stato tedesco sovvenzionava le miniere di carbone rappresentavano la differenza fra il prezzo di produzione locale e il prezzo del carbone importato.

In altri termini, una tonnellata di carbone tedesco costa 280 marchi contro gli 80 marchi del carbone importato. Il tempo di produzione di una tonnellata di carbone è tre ore e il costo del lavoro lordo rappresenta il 30 per cento del costo di produzione.

Mantenere la produzione nazionale di carbone a queste condizioni significa mantenere quel livello di sovvenzioni. In epoca di crisi è troppo, per il capitale.

Una volta stabilito che la produzione nazionale di carbone, per quanto strategicamente importante, può essere ridotta a un minimo essenziale, convenendo l’importazione, di fronte alle urgenze di rientrare in tutti i limiti di ... Maastricht - il “da farsi” per il capitale tedesco era chiaro. Ridurre di quasi due terzi le sovvenzioni e che miniere e minatori andassero in malora. 45 mila minatori sarebbero stati licenziati.

Dire “per il capitale tedesco” è come dire per i sindacati tedeschi, che come ogni sindacato si fanno carico delle compatibilità del capitale nazionale. D’altra parte i sindacati un po’ del loro mestiere lo devono pur fare.

Ed ecco dopo 10 giorni di scioperi, manifestazioni e tensioni, ecco come l’Handelsblatt del 14 marzo saluta la conclusione:

“I negoziati fra il governo tedesco, le direzioni aziendali e i sindacati delle mniere di carbone della Ruhr e della Saar sono giunti a positiva conclusione. Bonn ha accettato di aumentare gli investimenti sulle miniere di carbone di 1,65 miliardi di marchi fino all’anno 2005, diminuendo così i licenziamenti. Una precondizione per questa offerta è la fusione delle compagnie minerarie della Saar e della Ruhr entro il 2005 e il conseguente esubero di metà della loro forza lavoro”

Il giornale citato parla di aumenti degli investimenti: quale edulcoramento. In realtà il governo accetta di ridurre le sovvenzioni dai precedenti 10 a 5 miliardi di marchi. Solo la metà!

E se prima dell’accordo si prevedeva la perdita di 45 mia posti di lavoro in cinque anni, ora si accetta il dimezzamento dell’occupazione da qui al 2005.

È inutile commentare dai di per sé drammaticamente significativi. Più importante cavarne degli insegnamenti. Primo fra tutti: i limiti della compatibilità capitalistiche si sono talmente ristretti da negare non solo qualunque conquista ma da rendere impraticabile qualunque efficiente difesa sul terreno puramente sindacale.

Gli spazi e le necessità per le lotte operaie crescono ma gli obbiettivi si riducono a uno: il superamento del modo di produzione capitalista, la rivoluzione comunista.

m.jr

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.