Written by Jock Dominie. £12, 276pp.
The Russian Revolution remains a landmark event in history. For the bourgeois historians, the October Revolution is thought to be a tragedy that set back the achievements of the “democratic” February Revolution, and allowed the Bolsheviks to wreak havoc on their citizens and the world. For the Stalinists, the events of 1917 paved the way for the birth of the USSR, which they point to as a prototypical example of “socialism in one country”. In reality, the February and October Revolutions were both part of the same proletarian revolution.
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Ciao compagno. Ho letto
Ciao compagno. Ho letto questo ed e' interessante. giovaninternazionalisti.forumcommunity.net
Salve compagno GCom. Grazie
Salve compagno GCom. Grazie per aver messo il link. L'articolo è senz'altro interessante in quanto pertinenete, ma le conclusioni dell'assemblea generale non rivelano altro che un fortissimo attaccamento all'ideologia borghese, in particolare al nazionalismo e alla democrazia interclassista. Finché non si rompe con le classi medie, non si romperà neanche con il radicalriformismo che di loro è proprio. Certo, delle azioni pratiche troppo spinte per i gusti delicati di queste ultime potrebbero per via di fatto imporre una tale rottura, ma nel caso concreto ciò è difficile giacché, trattandosi di strutture pubbliche, non si mette a repentaglio i profitti di nessuno. Se l'azione e il pensiero dei lavoratori dell'ospedale di Kilkis, per quanto possa esser giudicato ammirevole il loro coraggio di fronte al livello generalmente basso di resistenza proletaria, rappresentano il picco dell'attuale fervore ribelle del proletariato greco, alloro siamo ancora molto lontani da una ribellione di classe. Io personalmente credo che le azioni dei lavoratori ospedalieri non possano rappresentarlo, dato il forte intreccio professionale tra proletari "a pieno titolo" e ceti relativamente privilegiati in seno alle strutture ospedaliere.
Il popolo greco versa in
Il popolo greco versa in condizioni economiche e sociali sempre più drammatiche. Ciononostante oltre l'80% dei greci è contrario all'abbandono dell'euro. Temo che desiderino semplicemente tornare alla situazione precedente l'attuale e francamente non vedo come possano aprirsi prospettive rivoluzionarie in quel contesto. La maggior parte dei proletari sono borghesi nell'animo che perseguono solo l'obiettivo di scavalcare il loro prossimo allo scopo di raggiungere l'agognato benessere. Mi chiedo come si possa, anche solo lontanamente, pensare che questa umanità possa battersi per una società socialista.
Chiedo scusa ma queste riflessioni mi vengono dal cuore e vorrei ricevere una risposta in grado di smentirle.
Abbandonando l'euro non è che
Abbandonando l'euro non è che la situazione cambierebbe radicalmente, per i proletari greci. Non è questione di moneta, ma di un sistema capitalistico in crisi a livello mondiale che comincia ad affossare o comunque a minare in profondità le economie più deboli: Grecia, Spagna, Portogallo... poi a chi toccherà? L'Italia è sulla buona strada ed è bene che i compagni lo sappiano, visto che di avanguardie rivoluzionarie forti e radicate nella classe ancora non se ne vedono, e senza una guida anti-capitalistica ogni rivolta si esaurisce nel sistema.
"La maggior parte dei proletari sono borghesi nell'animo". Vero, perché la cultura dominante è la cultura della classe dominante. In quale mondo cresciamo? In quello borghese. Chi controlla l'istruzione? La borghesia. A chi appartengono le televisioni e i giornali più venduti? Ai borghesi. Nei rapporti sociali di tutti i giorni quali sono i valori che ti fanno emergere? Quelli borghesi: competizione, individualismo...
Ma quando il sistema economico entra in crisi, allora si aprono delle brecce anche nella fortezza ideologica della classe dominante. Disoccupazione, miseria, iper-sfruttamento, devastazione ambientale... di fronte a ciò sempre più persone - soprattutto proletari - cominciano a chiedersi: ma non c'è un'alternativa? E' questo il migliore dei mondi possibili? E la Grecia lo dimostra: da quando è iniziata la crisi i settori più combattivi del proletariato greco sono in mobilitazione continua, hanno creato una rete di assemblee territoriali che si pongono al di fuori e contro le istituzioni borghesi, ecc. Questo non vuol dire che la rivoluzione sia dietro l'angolo, anzi. Ma significa che lottare in una prospettiva anti-capitalistica è possibile, oltre che necessario.
Se si abbandonasse l'euro la
Se si abbandonasse l'euro la Grecia non dovrebbe pagare alla BCE gli interessi sul denaro con il quale finanzia i servizi pubblici (o quello che rimane...), potrebbe indebitarsi esattamente come il Giappone, svalutare la dracma etc.
Come bisogna prospettare la società socialista ai lavoratori ? come una società in cui, abolito il lavoro salariato, l'operaio e l'ingegnere riceveranno lo stesso compenso in termini di beni e servizi ? Penso che la gente preferirebbe trovare altre alternative.
Io credo che ai lavoratori
Io credo che ai lavoratori bisogna dire innanzitutto che i propri interessi non sono realmente difendibili attraverso le istituzioni borghesi, che sono lì apposta per mantenere lo stato di cose presenti.
Rivoluzione, dunque, significa prima di ogni altra cosa la conquista del potere politico da parte della maggioranza proletaria attraverso la creazione di organi assembleari territoriali - in totale opposizione e contrapposizione rispetto alla falsa democrazia borghese - che decidano dal basso come organizzare ogni aspetto della vita sociale.
Esattamente come facciamo adesso attraverso i pochi mezzi di cui disponiamo, all'interno di questi organi (soviet, consigli...) noi comunisti internazionalisti cercheremmo di far prevalere il programma di transizione socialista che prevede il passaggio dei mezzi di produzione nelle mani della collettività lavoratrice (dunque l'estinzione della figura del padrone), l'abbattimento delle frontiere nazionali, una remunerazione basata sul tempo di lavoro e non sul tipo di lavoro svolto (lo spazzino è necessario quanto il medico), la scomparsa progressiva del denaro sostituito da tessere individuali che tagliano alla radice il rischio di nuove accumulazioni, e, vista la situazione limite a cui siamo arrivati, la difesa incondizionata dell'ambiente naturale.
Se i lavoratori vorranno andare in un'altra direzione, gli internazionalisti non vorranno e non potranno certo imporre con la forza il proprio programma, anche se, nel momento in cui si decide di mettere in discussione il capitalismo, mi sembra un programma piuttosto ragionevole.
Ma cominciamo dall'inizio... riprendiamo estesamente la lotta di classe e iniziamo a porre la questione del potere. Sarebbe già un passo avanti.