realizzare la rivoluzione

Domande,

come può un idea così alta e confortante essere ai più incomprensibile?

come è possibile che un concetto così semplice abbia generato tante confusioni e orrori?

come fu possibile che i capi della III naufragassero politicamente in quel modo, privi di orientamento?

come potremo noi far fronte a tutto questo e a molto altro ancora, uscendone vittoriosi?

Forum: 

Se l'ideologia dominante è l'ideologia delle classi dominanti, come può farsi strada nella classe l'idea comunista?

non credo la rivoluzione possa divenire una svolta culturale o almeno non solo. penso che gran parte della spinta sia legata anche a fattori materiali, alla miseria crescente ed alla impossibilità del capitale di porvi rimedio. più che altro serve quello che si puo definire lo "strumento" perchè le lotte possano realmente cambiare la società, cioè il partito. le lotte in quanto tali avverranno pure, ma senza un organismo di classe come il partito facilmente saranno condotte sui binari del nazionalismo e facilmente passerà la logica di guerra dell'imperialismo.

sicuramente aderire all'idea borghese nazionalista e imperialista non giova alla classe operaia, cioè rinunciarvi, alla lotta di classe, non cambia in meglio la cose...

Semplicemnte perchè quella comunista non è ideologia, cioè falsa coscienza, ma la necessità di tradurre in pratica una teoria scientifica, la dittatura del proletariato.

«Il comunismo per noi non è _uno stato di cose_ che debba essere instaurato, un _ideale_ al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento _reale_ che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente»

Sono gli eventi materiali che muovono gli individui all'azione per soddisfare i propri bisogni e questo avviene anche in epoca moderna con modalità istintive.

La coscienza o consapevolezza dell'agire segue l'azione istintiva che protrandosi nel tempo genera una modalità di pensiero.

Il proletariato ha da subito iniziato a lottare per migliori condizioni di vita e di lavoro con la rivendicazione di un maggior valore del proprio lavoro, in breve chiedendo aumenti salariali, piuttosto che una diminuzione del tempo di lavoro, ma questo non è stato sufficente a generare una coscienza di classe, soprattutto là dove la borghesia è riuscita a soddisfare le rivendicazioni dei propri nsalariati, chiaramente speculando sulla pelle di lavoratori di altri paesi con un costo della vita inferiore.

Tutto questo avviene in un regime di lavoro salariato, il primo livello di coscienza che si è generato con il crescere delle forze produttive è quindi limitato alla rivendicazione salariale e non all'abbattimento del sistema Borghese, che si basa sull'anarchia produttiva e sul capitalismo privato e ne frena l'espansione a livello sociale per il passaggio ad un'economia superiore.

Lo studio dei rapporti di produzione, con il metodo del materialismo dialettico elaborato da K.Marx e F.Engels, ha permesso di fare di ciò che una volta era considerata ideologia, una scienza economico politica relegando la filosofia nella presitoria del pensiero umano.

Il proletariato viene quindi indicato come la sola classe storica che ha il potere di abbattere l'ordinamento borghese e muovere alla costruzione di una società senza classi.

Il processo viene indicato con la presa del potere politico, (là dove la situazione nazionale lo consente) che per vincere la reazione della classe dominante a cedere i propri privilegi sarà necessariamente violenta.

Segue un periodo di transizione dove si inizia a costruire una economia di carattere socialista, promuovendo la rivoluzione comunista nei paesi più altamente industrializzati, con la consapevolezza che il regime economico non può mutare a livello locale se non per rientrare negli ordinamenti economici precedenti.

Tutto questo era chiaramente esposto nel manifesto dei Comunisti del 1848, la Comune di Parigi nacque su una spinta di necessità materiale e inizialmente controrivoluzionaria, in quanto i parigini si erano mobilitati per difendere la patria dall'invasione prissiana, furono gli eventi a mostrare la vera natura della borghesia e gli interessi che la contrapponevano al proletariatio.

Anche durantee dopo la feroce rpressione, il livello di coscienza di classe non si potè elevare più di tanto, soprattutto nell'ambito degli stessi parigini.

L'esperienza servì comunque al partito Comunista a trarre delle lezioni e delle conferme del proprio indirizzo politico rivoluzinario.

La coscienza non bastò a supertare la sconfitta, che da militare divenne politica, e ne seguì un periodo di pesante oppressione di classe.

Il secondo appuntamento storico è stato l'Ottobre Rosso dal quale è stata tratta una importante conferma dei principi rivoluzionari e una ennesima lezione storica.

Le masse si muovono per la soddisfazione di bisogni materiali, seguono un partito politico quando questo dimostra praticamente di essere la guida dei loro interessi.

I bolscevichi sono stati seguiti dalle masse con la promessa, poi mantenuta, di mettere fine alla guerra inmperialista e di distribuire la terra ai contadini.

Fermandosi la rivoluzione in Russia vennero a mancare le condizioni affinchè le masse proletarie potessero trovare nel Partitio Comunista una guida effettiva alla risoluzione dei propri problemi contingenti, vi fu quindi un nuovo riflusso rivoluzionario, peggiore di quello seguito alla Comune di Parigi e ancor oggi imperante.

La coscienza quindi non si sviluppa facilmente nel contingente della lotta, la si scopre strada facendo e spesso viene importata dall'esterno, dove vi è una visione degli eventi più estesa, si consolida e si diffonde in seguito solo grazie aelle vittorie sul campo.

Il numero dei militanti di partito è strettamente e direttamente proporzionale alle avanguardie del proletariato che scendono in lotta decisa contro un sistema che assolve sempre meno i propri compiti sociali, sono queste avanguardie che collegano la massa del proletariato alla dirigenza politica rivoluzionaria.

La coscienza di classe appartiene quindi solo a una minoranza che si organizza in Partito e continua a lavorare con tutti gli strumenti possibili per diffonderla nella classe, ben sapendo che fino a quando la borghesia sarà in grado di risolvere i problemi delle masse, queste non potranno mai intraprendere una via insurrezionale e rivoluzionaria.

Attualmente non esiste una organizzazione internazionale riconosciuta dalle masse proletarie come guida politica, solo molte organizazioni e non tutte con le idee troppo chiare e ancora inquinate dalla controrivoluzione, saranno gli eventi storici a stabilire come e quando le forze rivoluzionarie, ora sparse e divise tra loro si troveranno alla testa del proletariato in movimento;.quindi anche la coscienza, oggi, lascia il tempo che trova...

Questo problema se lo pose Wilhelm Reich e lo espose in due suoi lavori nel 1933 “Psicologia di massa del fascismo” e “Cos’è la coscienza di classe” cercando di spiegarsi il motivo per cui le masse proletarie si erano schierate con la reazione borghese, anziché intraprendere una via rivoluzionaria.

Ebbe senza dubbio una felice intuizione nel rilevare l’importanza che ha la struttura caratteriale, plasmata da una politica sessuorepressiva, tipica della società classista borghese, nel frenare il sentimento di ribellione all’autoritarismo di classe, ma la storia dimostrò ancora una volta che determinate situazioni, quali gli usi e i costumi sessuali, si potranno modificare solo dopo una presa del potere da parte del Partito Comunista e l’instaurazione della dittatura del proletariato.

Nella sua ultima opera “la rivoluzione sessuale” 1936, cita episodi accaduti in Russia, ma questi erano avvenuti in regime di dittatura proletaria ed erano solo un embrione di cambiamento.

I suoi studi sono validi in quanto si basano su una condizione politica che permetteva determinati cambiamenti in una Russia ancora con una guida rivoluzionaria, con la controrivoluzione il tutto rifluì nei rapporti tradizionali, quindi borghesi.

Le soluzioni da lui proposte hanno valore sino ad un certo punto, per quanto riguarda l’ideologia borghese che inquina la personalità di alcuni dirigenti, non sono realistiche per quanto riguarda le masse.

Queste sono succubi e soggette all’ideologia dominante perché comunque legate al salario.

Lo sviluppo della coscienza nelle masse non è motore sufficiente a farle muovere in senso rivoluzionario.

Questo atteggiamento è meglio esposto da Lenin ( Lenin: L'imperialismo )

e ancor prima da Marx ed Engels quando trattavano della condizione della classe operaia in Inghilterra.

La natura dell’uomo è opportunistica, fino a quando la borghesia riuscirà a “comprare” l’indispensabile per poter far vivere e i riprodurre i proletari, questi non avranno motivi materiali per ribellarsi.

Sai quanti sono coloro che si professano comunisti rivoluzionari? Sono talmente tanti che se si mettessero d’accordo il potere borghese sarebbe già stato abbattuto da tempo e la rivoluzione non avrebbe più ostacoli; la situazione non è così semplice e anche la coscienza che è già qualcosa in più dell’idea, non basta per aprire la strada alla rivoluzione.

A parte la rilettura del Manifesto del ’48 è una buona guida prospettica Lenin: Stato e Rivoluzione (1917)

Non penso ci sia molto più da discutere su coscienza rivoluzionaria e coscienza tradeunionista. Kautsky, nella sua critica al programma austriaco, ha chiuso ogni ulteriore sviluppo.

La strada è segnata dalla realtà. In decenni di passività sociale, cosa avrebbero dovuto fare i comunisti: trincerarsi nelle biblioteche ed aspettare il giorno fatale della rottura dell'ordine mondiale? Sciocco.

Viviamo nella società borghese e con essa bisogna fare i conti tutti i giorni, bisogna misurare le proprie capacità teoriche ed organizzative: studiare, propagandare ed organizzare. A prescindere dal gruppo in cui si milita, chi rifugge dalla pratica rimane un dottrinario.

Mi spiace se sono prolisso in questo post, ma mancavano le risposte a due domande che ho cercato di dare in modo più conciso possibile.

1) come fu possibile che i capi della III naufragassero politicamente in quel modo, privi di orientamento?

2) come potremo noi far fronte a tutto questo e a molto altro ancora, uscendone vittoriosi?

1) E’ vero che la III internazionale nacque per riprendere il cammino tracciato dal Manifesto dei comunisti, ma è anche vero che ad essa aderirono molti partiti che provenivano da una formazione riformista della II Internazionale responsabile e complice del primo conflitto imperialistico.

Questo nonostante i 21 punti di adesione, alla stesura dei quali la sinistra comunista italiana diede un grande contributo, che avrebbe voluto essere ancor più restrittivo.

Le componenti rivoluzionarie erano presenti, ma in forte minoranza.

Con la sconfitta militare della rivoluzione in Italia (complice PSI ala sia riformista che massimalista) Ungheria (debolezza della corrente rivoluzionaria nell’alleanza con le componenti socialdemocratiche) Germania (chiaro tradimento del partito socialdemocratico) prevalsero le posizioni nazionalistiche russe, che forti della maggioranza nel partito russo e di questo nell’internazionale capovolsero la catena di trasmissione della direzione politica aprendo la strada al concetto dl socialismo in un solo paese e di fatto alla controrivoluzione.

Pochi furono i militanti sinceri che non furono travolti da questa ondata di confusione politica.

Fu una questione di rapporti di forza tra le due classi.

Coloro che seppero mantenere la giusta rotta non ebbero altra possibilità che ridursi a dottrinari (d’altronde era successo anche a Marx ed Engels) comunque ferocemente perseguitati dalla reazione controrivoluzionaria.

Solo dopo il secondo conflitto si sono aperti alcuni spiragli e comunque la confusione politica non è stata ancora risolta, questo è ancora il compito principale del Partito.

2) Non basta la coscienza dei dirigenti politici e una vasta massa di proletari in armi, ma devono coesistere anche altre condizioni oggettive per aprire la via alla rivoluzione, che ricordiamoci, è un evento storico.

Non basterà la presa del potere a garantire la continuità del movimento rivoluzionario.

La passione muove gli uomini, l’esperienza dell’azione genera consapevolezza e conoscenza, con la consapevolezza si può avere una fede e quindi perseverare sulla rotta.

Passione, conoscenza, fede, perseveranza, quando questi elementi e solo in questo preciso ordine, uniscono cuore e menti di più individui, che si riconoscono in classe sociale con un compito storico e si organizzano in partito per diffondere il programma rivoluzionario, si creano le condizioni “minime” per raccogliere dei successi.

Sarà poi il capitalismo a creare le condizioni per lo sviluppo del movimento rivoluzionario.

Non vi è garanzia di vittoria.

Le vicende successive al 1848 dimostrano che Marx ed Engels non sono mai stati dei dottrinari. Negli anni successivi hanno lavorato per portare la coscienza comunista nel cartismo.

Le corrispondenze di quegl'anni sono a testimoninza di un lavoro costante. Del resto la rivoluzione è un lavoro, il più grande lavoro dell'epoca borghese.

Nulla da eccepire sul lavoro svolto da Marx ed Engels, probabilmente non ci si intende sui termini.

La dottrina è un qualcosa che scaturisce da un’analisi dialettica e materialistica della storia e del suo sviluppo, un qualcosa cioè di inconfutabile scientificamente. ( treccani.it )

La coscienza è cosa diversa e più ambigua, che a differenza della dottrina è mutevole a seconda dell’epoca storica essa non è legata solo al raziocinio, ma alla passione, ai bisogni materiali e tende a confondersi col “moralismo” ( it.wikipedia.org )

I comunisti possono quindi diffondere la dottrina comunista, che è quella sintetizzata nel Manifesto dei Comunisti e poi ripresa e riaffermata più volte dagli eventi storici come tale.

Diffondere la dottrina significa dotare i proletari di uno strumento da opporre alla diffusione della “coscienza” borghese, che è tuttora dominante.

Si può parlare di coscienza di classe in quanto questa è legata alla dottrina comunista, non si può parlare di coscienza comunista, piuttosto che di cultura, queste si affermeranno e diffonderanno solo con l’abbattimento del potere borghese e l’instaurazione di nuovi rapporti tra gli uomini, non più basati sulla proprietà privata e lo sfruttamento legato al lavoro salariato.

Oggi possiamo solo criticare i limiti e i danni sociali imposti dal regime borghese e l’attuale cultura e coscienza di classe, ma non possiamo presagire che tipo di coscienza si svilupperà in una società comunista, possiamo solo tracciare quei provvedimenti atti ad abbattere le attuali strutture coercitive classiste.

Anche la coscienza di classe non è cosa che si può diffondere, ma è qualcosa che nasce da situazioni materiali, come la solidarietà, diversamente è solo ideologia.

Basta confrontare il fallimento delle ”comuni” idealistiche sessantottine con la coabitazione forzata dei proletari immigrati, che li unisce materialmente, aumentando il senso di solidarietà e aprendo la strada alla coscienza di classe.

La dottrina può spiegare le origini della famiglia, dello stato e della proprietà privata, la coscienza comunista dell’amore libero tra tutti gli uomini, non più vincolato dalla struttura della famiglia monogamica eterosessuale borghese e dal diritto patriarcale, inizierà a divulgarsi solo con l’abbattimento del potere borghese e l’instaurazione della dittatura del proletariato, per ora è solo un’idea, si può diffondere, ma con scarsi risultati.

La RIVOLUZIONE non è un lavoro ma, come citato sopra, è un inevitabile evento storico dovuto alla crescita delle forze produttive, che richiede un radicale cambiamento di regime economico (monopolio feudale > libertà di mercato > monopolio capitalista/socialismo: tesi, antitesi, sintesi) il vero lavoro è strutturare il partito rivoluzionario e su questo siamo ancora molto indietro, ma ci penserà il capitalismo a creare le condizioni di maggior favore perché il Partito possa rapportarsi con la propria classe.

Compagno, ci stiamo incamminando sulla strada dello schema astratto. Sull'uso dei giusti termini sembra che non sia stato assimilato l'invito di Engels a non farne una questione dirimente. "Il termine socialdemocratico, per il nostro partito, non è scientificamente esatto ma non importa; ciò che conta è lo sviluppo di quest'ultimo".

Gli uomini fanno la storia ma a determinate condizioni quindi la rivoluzione o è un lavoro o è una profezia. La necessità storica della dittatura del proletariato è nelle leggi di movimento del capitalismo e della sua maturità imperilista, è scienza economica. La rottura dell'ordine è inevitabile, non il trionfo della rivoluzione.

Per chiudere: la coscienza rivoluzionaria sussiste anche senza dottrina, non tutti i proletari l'avranno. La divisione del lavoro è così pervasiva chè la realtà ci suggerisce diversamente.

Anche un minestrone di parole può essere un valido contributo, l'importante è lavorare per il conseguimento del programma rivoluzionario e non confondersi con i testimoni di Geova.

Anche un minestrone di parole può essere un valido contributo, l'importante è lavorare per il conseguimento del programma rivoluzionario e non confondersi con i testimoni di Geova.

Concordo compagno!

Attenzione al moralismo però. Siamo costretti dalla realtà ad usare uno strumento anacronistico, come la lotta di classe, per trasformare la società e poi ci facciamo problemi su come viene organizzato un gruppo.

«Non rintaniamoci, allora, solamente nei blog, a volte interessanti, ma troppo spesso fine a sé stessi, nei forum della “rete”: il mondo nuovo che vogliamo ha bisogno di fiato e gambe reali, non solo o non tanto virtuali.»

interessante questo scambio, anche se a tratti confuso, qual'è la vostra provenienza politica?

Programma comunista dal '76 circa poi Combat fino alla fine con poca convinzione; attualmente non mi riconosco in alcun organismo ritenendo che vi sia ancora troppa conflittualità legata alla personalità di alcuni militanti piuttosto che a divergenze politiche di fondo, che divisero dal '52 e che oggi potrebbero essere superate sull'onda degli avvenimenti storici seguiti.

In ogni caso MANCA un serio e costruttivo dialogo tra le parti per ritrovarsi su alcune posizioni di fondo e lasciare in dibattito altre a cui solo la storia darà la ragione (se così la vogliamo definire)

Non si tratta di fare un FRONTE UNICO tra posizioni rivoluzionarie e riformiste, ma tra organismio derivati da un'unica matrice.

Dopo la prima significativa scissione nel 1952 (a perte il disssenso inell'ambito della frazione all'estero in merito alla guerra di Spagna) oggi sono presenti almeno 13 gruppi che fanno riferimento o si sono enucleati dalla sinistra comunista storica e che si differenziano da altri anche se fanno riferimento all'internazionalismo ricoluzionario.

Già nel PCd'I vi erano molte posizioni contrstanti , ma tutti si ritrovarono comunque uniti su alcuni principi di fondo.

Troppe frasi dei nostri Maestri sono spesso interpretate in modo ambiguo, solo per avvalorare le proprie posizioni.

Al di là delle tesi più o meno condivise, la bilancia all'interno degli organismi pende ancora troppo sull'individuo piuttosto che su una relazione organica tra militanti e sezioni; è tutto da costruire, ma se ciascun militante non è disposto a superare quanto Amadeo riprese dai "manoscritti del '48" ed espose in "scritti sul comunismo", non si va da nessuna parte, oggettività piuttosto che chiacchere non contano più di tanto.

Dagli scritti sul Comunismo:

sinistracomunistainternaz.it

A pag. 103 del PDF

Giù la personalità: ecco la chiave

Caro Cheng,

devo dire che trovo il tuo intervento molto povero in rapporto ai problemi che vorrebbe affrontare, il che non sarebbe nemmeno un problema, vista la difficilissima situazione, probabilmente la più difficile di sempre, che le avanguardie comuniste si trovano ad affrontare, i tempi sono duri e bisogna mantenere dritte le antenne, senza perdere l'umiltà...

Ma tu pretendi addirittura di aver trovato "la chiave" il che mi pare abbia più a che fare con Haanel che con il comunismo rivoluzionario.

Sarò estremamente stringato nell'elencare i limiti del tuo intervento:

1) sei sul forum di battaglia comunista, ma non ne conosci nè le posizioni nè l'impostazione teorico-politica tanto che non la citi nemmeno di striscio. Quindi, se proprio vuoi parlare in questo forum, affronta il tema della "mancanza di un serio e costruttivo dialogo tra le parti" per come lo ha impostato battaglia.

2) infatti le due esperienze che citi, bordighismo e combat, sono esperienze estremamente deficitarie sul piano teorico, pratico e polititico dell'adesione ai principi del marxismo.

3) sul bordighismo abbiamo scritto talmente tanto che, prima di proseguire, ti devi almeno informare, lo schematismo dottrinario, il meccanicismo politico, l'idealismo di fondo che hanno pervaso questa corrente degenerativa del marxismo sono stati pesantissimi ed hanno contribuito a disperdere energie politiche e teoriche in quantità, per un primo approccio alla tematica ti consiglio: leftcom.org

oppure uno dei tantissimi testi presenti sul sito.

4) per combat, siamo all'apoteosi della confusione e, anche qui, dell'avvilimento di un potenziale politico che invece, mai come oggi, dovrebbe essere messo al servizio di una causa SERIA. In ogni caso, visto che credo tu non lo conosca, ti consiglio questo articolo, tanto per capire come lavora battaglia: leftcom.org

5) per concludere: a) se oggi ci sono 13 gruppi questi dovrebbero sforzarsi di comprendere i loro limiti politico-metodologici e superarli; b) se quindi vuoi parlare dei limiti di battaglia, benvenga, per gli altri non siamo minimamente responsabili; c) la lezione del pcd'i è proprio che se il partito non ha una chiara base comune l'opportunismo che hai fatto entrare dalla porta (gramsci) poi ti butta fuori dalla finestra (1923-26); d) ed in ogni caso la spinta alla formazione del pcdi fu la rivoluzione russa, avvenimento materiale che oggi non esiste; e) ed infatti il punto è proprio tornare al materialismo, alla materialità delle relazioni sociali e politiche, nonchè dei rapporti di forza.

6) invece la tua "chiave" ci porta dritti all'idealismo, in luogo degli interessi di classe, della battaglia tra forze sociali, dei contrasti tra posizioni politiche riflesso di questo o quell'interesse - immediato o storico che sia - materiale, tu mettti la tua chiave, e la tua chiave è la categoria ideale ""giù la personalità", se partiamo dall'idea giusta (la personalità va superata), allora riusciremo ad incidere sui processi reali di aggregazione dell'avanguardia politica.

compagno, partire dall'idea per plasmare la realtà a sua immagine e somiglianza è idealismo (e sorvolo sul fatto che tale IDEA nasce dalla mente della persona Bordiga alla quale ci si riferisce come Autorità, o Maestro... il che con il materialismo storico non ha proprio nulla a che vedere).

insomma, lasciamo da parte tutti questi pasticci e ripartiamo per rispondere al buon mosquito criticando le posizioni di battaglia comunista in merito, se le si conoscono, il resto è mal posto e quindi lo lascerei da parte.

ciao

Lotus

Ci sono molte interpretazioni arbitrarie in merito a quanto ho scritto, mi riservo di rispondere con calma vista l'omportanza dell'argomento.

In tre parole sottolineo:

  1. Non ho proposto alcuna "chiave" o ricetta e non ammetto che mi si mettano in bocca parole che non ho scritto.
  2. Non vedo perchè avrei dovuto citare Battaglia in quanto le mie osservazioni erano genericamente su tutti i gruppi che si rifanno alla sinistra, in ogni caso non era mia intenzione fare alcuna critica a Battaglia (e non mi sembra di averla fatta)
  3. Sul Marxismo si è scritto anche troppo e bisognerebbe iniziare a praticarne gli indirizzi.

Le posizioni di Battaglia le conosco perfettamente e potrei condividerle in parte, ma non mi sembra il caso di discuterne in un contesto di scambio di opinioni dialettico.

L'attuale frammentazione delle posizioni rivoluzionarie non è altro che il prodotto della passività sociale, della formazione di aristocrazie operaie, e di come essa si sia sviluppata con la definitiva ascesa dell'imperialismo italiano con la fine della seconda guerra mondiale.

Non è possibile unione organizzativa con chi vede e vedeva l'imminente crollo del capitalismo. Già si è fatto molto mantendendo viva una coscienza classista.

Avete mai fatto propaganda, presentandovi come comunisti, nei palazzi di un quartiere oppure davanti ai cancelli di una fabbrica?

Se si, immagino abbiate capito che la borghesia è ancora in grado di soddisfare i bisogni delle classi sottoposte. Le masse profonde, tutt'oggi, non vengono destate da nulla.

Ambire a posizioni comuni dei famigerati 13 gruppi resta un'operazione di stile.

Condivido Egidio, in quanto a propaganda, ho ben visto che poco valeva fare picchetti in fabbrica alle 06.00 del mattino nelle nebbie di S.Donato Milanesequando gli operai mi dicevano: "cosa vuoi ho una famiglia da mantenere..." e si vendevano per 10.000 lire fuori busta, come quando frotte di persone occupavano le torri di Santander, spontaneamente e gli organismi di lotta per la casa che erano sempre in cerca doi occupanti, stavano a guardare e si astenevano dall'intervenire perchè non erano stati loro ad organizzare la cosa.Piuttosto che subire sgomberi da parte di sgherri armati (di pistola) dei mafiosi stampo P.S.I. l'elenco è lungo.

Ogni gruppo ha la sua storia e anche ogni militante, io volevo solo fare osservare che un dialogo è possibile tra le varie componenti se vi è disponibilità a questo, su una base di intenti che si può condividere, questo non mi sembra una cosa impossibile se si superano i propri campanilismi, negare che esistano non sarebbe corretto rispetto alla realtà.

Non è possibile unione organizzativa con chi vede e vedeva l'imminente crollo del capitalismo

Vedeva o vede?, fa la differenza. in ogni caso se ti riferisci alla corrente che faceva riferimentio a Bordiga egli sosteneva che il capitalismo non ha curve discendenti, se poi altri hanno imparfato male la lezione sono comunque altri, alcuni addirittura deceduti.Per quanto riguarda la mia posizione è chiaro che nel tempo mi sono chiariutio su molti aspetti, diversamente sarei rientrato in programma, come han fatto altri.

Il succo è: non si può predicare bene, col senno di altri e razzolare male, mi riferisco a programma, giusto per evitare ulteriori malintesi.

Il problema era ed è sempre il rapporto con la classe e la misura in cui intervenire ed entrare in contatto con essa.

Una ipotesi è ciascuno per la propria strada e vinca il migliore senza azzannarci tra di noi.

La seconda è: trovare oggi una base su cui poter lavorare in modo coordinato, mantenendo ciascuno la propria "identità".

Io sarei più propenso a seguire la seconda.

Nel 1921 non esclusero Gramsci ( e la sua corrente) dal P.C.d'I nonostante dimostrasse di non aver molto chiara la visione marxista del processo rivoluzionario, sostenendo che la rivoluzione russa contraddiceva la visione marxista, così come nella politica dell' occupazione delle fabbriche come sbocco rivoluzionario e neanche Bombacci che addirittura voleva promuovere la formazione dei soviet, criticato apertamente anche dai libertari di Umanità Nova.

Il PCd'I fu fondato da Gramsci, Bordiga, Fortichiari, Misiano, Polano, Repossi e Terracini Con il processo controrivoluzionario ciascuno prese una strada differente.

Nonostante la situazione controrivoluzionaria e il riflusso in questo senso del proletariato, alcuni militanti della sinistra ritennero opportuno fondare il Partito Comunista Internazionalista, fu un’iniziativa velleitaria?

Una corrente ricorse al centralismo democratico (una delle cause strumentali della messa in minoranza della sinistra al congresso di Lione) per avvalorare le proprie posizoni all’interno del partito, fu corretto dal punto di vista marxista? fu velleitario presentarsi alle elezioni? su quali punti questa corrente trovò spazi di collaborazione con altre formazioni politiche, come Socialisme ou Barbarie, il gruppo statunitense News and Letters, animato da Raja Dunayevskaya, Fomento Obrero Revolucionario (FOR) di Grandizo Munis, Azione Comunista di Bruno Fortichiari e Arrigo Cervetto, Unità Proletaria di Danilo Montaldi. Che erano sun posizioni di fondo ben diverse e lontane dall'altra corrernte del partito di allora.

Cosa facciamo ora diciamo che è impossibile lavorare con compagni che hanno preso una svista dal 43 al 52?

Lotusflower,

Giù la personalità: ecco la chiave *è il titolo dell’articolo scritto sulla base di quanto* Amadeo riprese dai "manoscritti del '48" ed espose in "scritti sul comunismo", quindi non ho la presunzione di aver trovato alcuna chiave, ne tantomeno Amadeo, che ha riportato quanto scritto da Marx.

  1. perché avrei dovuto citare battaglia?

dovrei affrontare il tema della "mancanza di un serio e costruttivo dialogo tra le parti" per come lo ha impostato battaglia? non è possibile dare un’impostazione diversa? non mi sembra che sia esposto nel regolamento del Forum, in quanto all’introduzione dello stesso vi è scritto:

“Anche se la partecipazione al forum è aperta a tutti, una minima conoscenza delle posizioni della TCI è comunque necessaria. Prima di inviare una domanda, quindi, è consigliata almeno una lettura delle domande frequenti.”

Conosco le posizioni di battaglia comunista e se partecipare al forum implica doverle condividere pienamente è bene dirlo esplicitamente.

Io non ho fatto una domanda ma ho cercato di dare una risposta alla tua domanda, esponendo sinteticamente la mia posizione e il mio punto di vista.

Piuttosto abbiamo già tutti trasgredito il regolamento nei punti 11e 12 quindi rispondo ai tuoi altri punti con messaggio privato.

p, li { white-space: pre-wrap; }

Ciao,

- Egidio, prima di proseguire cerca di "definire la tua provenienza politica";

- non penso che stiamo violando il punto 11 del regolamento, invece cerchiamo di rispettare il 12;

- possiamo criticare la politica di raggruppamento di questo o quel gruppo, ma il punto qui è che battaglia persegue una politica di raggruppamento chiara e definita che si puo` riassumere in 3 passaggi: confronto, definizione delle posizioni, convergenza o delimitazione. vedi articolo citato sul confronto politico. Entrando nel tema bisognerebbe riferirsi a o criticare questa. Se ragioniamo in generale sugli altri gruppi della sinistra comunista noi pensiamo che la loro politica di raggruppamento non sia coerente con una visione storico-materialista della coscienza e dei rapporti tra le classi.

Al contrario bc riteniene di avere non solo le carte in regola su questi punti, ma, con la sua politica, di stare 'praticando gli indirizzi del marxismo'. Si può non condividere la nostra politica, ma prima va chiarito dove e perchè.

tre riferimenti per noi classici:

leftcom.org

leftcom.org (in particolare la parte (rapporti partito-masse)

leftcom.org

- un 'dialogo è possibile tra le varie componenti se vi è disponibilità a' mettere in discussione il proprio bagaglio alla luce delle critiche politiche. Il dialogo è possibile solo sul piano politico, e su questo siamo ancora in attesa di risposta da parte di praticamente tutte le aree della sinistra. Non abbiamo campanilismi di sorta, ma punti politici che vogliamo affrontare si, ed abbiamo anche una piattaforma sulla quale chiamiamo le altre forze alla critica e al confronto. Metodo.

- Senza aver chiarito questi aspetti è impossibile affrontare 'il problema ... del rapporto con la classe e la misura in cui intervenire ed entrare in contatto con essa.' o infatti si interviene insieme sulla base di una omogeneità metodologica, oppure non si lavora per il partito, e quindi non si lavora per la rivoluzione.

- 1921: c'era una rivoluzione in corso e comunque Gramsci ha avuto un ruolo nefasto, sarebbe stato meglio tagliare a Bologna 1919, ma questo è off topic. sulle questioni storiche che poni, in particolare gli interrogativi dal 43 in poi, perchè non li copincolli in un altro topic così sviluppiamo una discussione specifica?

- sulla questione della 'chiave' avevo forse interpretato male il pensiero di Cheng, ma rimane che la 'questione della personalità' per come la imposta Bordiga non ha molto interesse, i militanti sono persone, questo è un dato materiale che B. lo voglia o no.

ciao

Adesso va meglio, a livello di dialogo.

Penso che alle domande di mosquito sia stato ampiamente risposto.

Mosquito cosa ne pensi? le risposte sono state esaurienti?

Penso che le risposte siano state parzialmente esaurienti, ma se il buon mosquito riterrà, interverrà. Per il dialogo, invece, non mi pare si siano fatti sostanziali passi avanti... come bc abbiamo posto una serie di problematiche relative alla politica di raggruppamento, ti abbiamo invitato ad aprire topic specifici sulle questioni storiche ed abbiamo chiesto di sviluppare il confronto a partire dalla piattaforma di cui siamo portatori... da questo punto di vista non mi pare ci siano stati passi avanti... ma mai dire mai...

Caspita! non è che abbia molto tempo a disposizione, faccio il possibile.

Al di là di dove ho già partecipato, sono molto interessato a sviluppare ciò che mi viene richiesto e mi fa molto piacere di aver trovato un ambiente disponibile ad una discussione dialettica e costruttiva in funzione della costruzione di una identità rivoluzionaria collettiva, ossia dare un contributo alla realizzazione di un partito frivoluzionario formale adeguato al momento storico.

Devo fare i conti con il lavoro per la sopravvivenza e in questi giorni sono abbastanza oberato anche con impegni di famiglia, comunque potete contare su un mio contributo.

Per affrontare la serie di problematiche relative alla politica di raggruppamento, devo prima leggere con molta calma quanto avete riportato in merito.

In ogni caso mi servono indirizzi più precisi su come aprire topic specifici sulle questioni storiche, potrei nel frattempo intervenire su quelli già aperti.

Lo sviluppo di un confronto a partire dalla piattaforma di cui siete portatori, penso sia conseguente alla trattazione dei due punti precedenti.

Ora devo lasciare, ho di fronte un fine settimana molto impegnativo.

Buon lavoro.

Ciao Cheng,

fare dell'embrione di partito che siamo oggi un "un ambiente disponibile ad una discussione dialettica e costruttiva in funzione della costruzione di una identità rivoluzionaria collettiva, ossia [per] dare un contributo alla realizzazione di un partito frivoluzionario [formale - toglierei] adeguato al momento storico." è esattamente la nostra intenzione.

Le difficoltà che ci offre la nostra vita proletaria non le abbiamo scelte noi, la scelta che abbiamo fatto e di lottare per una nuova società, di liberi/e e uguali.

Sarebbe interessante partire dalle domande semi retoriche che facevi sulla storia della sinistra comunista.

ciao.

giusto per iniziare, mi puoi agevolare facendo un copia incolla sulle domande semi retoriche che facevo sulla storia della sinistra comunista? ho scorso indietro, ma ho trovato solo queste:

Nonostante la situazione controrivoluzionaria e il riflusso in questo senso del proletariato, alcuni militanti della sinistra ritennero opportuno fondare il Partito Comunista Internazionalista, fu un’iniziativa velleitaria?

Cosa facciamo ora diciamo che è impossibile lavorare con compagni che hanno preso una svista dal 43 al 52?

si, direi che tutta questa parte è ricca di interrogativi interessanti...

"Nel 1921 non esclusero Gramsci ( e la sua corrente) dal P.C.d'I nonostante dimostrasse di non aver molto chiara la visione marxista del processo rivoluzionario, sostenendo che la rivoluzione russa contraddiceva la visione marxista, così come nella politica dell' occupazione delle fabbriche come sbocco rivoluzionario e neanche Bombacci che addirittura voleva promuovere la formazione dei soviet, criticato apertamente anche dai libertari di Umanità Nova.

Il PCd'I fu fondato da Gramsci, Bordiga, Fortichiari, Misiano, Polano, Repossi e Terracini Con il processo controrivoluzionario ciascuno prese una strada differente.

Nonostante la situazione controrivoluzionaria e il riflusso in questo senso del proletariato, alcuni militanti della sinistra ritennero opportuno fondare il Partito Comunista Internazionalista, fu un’iniziativa velleitaria?

Una corrente ricorse al centralismo democratico (una delle cause strumentali della messa in minoranza della sinistra al congresso di Lione) per avvalorare le proprie posizoni all’interno del partito, fu corretto dal punto di vista marxista? fu velleitario presentarsi alle elezioni? su quali punti questa corrente trovò spazi di collaborazione con altre formazioni politiche, come Socialisme ou Barbarie, il gruppo statunitense News and Letters, animato da Raja Dunayevskaya, Fomento Obrero Revolucionario (FOR) di Grandizo Munis, Azione Comunista di Bruno Fortichiari e Arrigo Cervetto, Unità Proletaria di Danilo Montaldi. Che erano sun posizioni di fondo ben diverse e lontane dall'altra corrernte del partito di allora.

Cosa facciamo ora diciamo che è impossibile lavorare con compagni che hanno preso una svista dal 43 al 52?"

Per completare questo dialogo, per il resto apro post specifici.

Ho letto in merito alla politica di raggruppamento le osservazioni su COMBAT e le condivido su questi punti

letto il confronto politico con COMBAT e mi sembra ben posto al di là dell’interlocutore del momento.

Le lotte rivendicative e il ruolo dei comunisti

Coscienza e organizzazione

La crisi

Funzione dell'avanguardia politica

Politica di raggruppamento

Condivido, tranne rilevare che non è dialettico citare individui come Lenin, Trotzkji, Stalin, Bordiga, Damen come fautori diretti di posizioni, in quanto sono stati solo riportatori o portavoce di tendenze, le polemiche in questo senso sono sterili e non portano ad alcun risultato, facendo ricadere il tutto sulla responsabilità personale, aprirò un post sull'argomenmto specifico che è sempre spinoso: Individuo, militante e partito.

concludo cone due parole sul salario garantito

La richiesta del salario garantito è il solito pasticciaccio piccolo borghese, che aggrava la situazione della classe in generale aumentandone la divisione.

A parte la conflittualità che si genererebbe tra chi lavora e chi no, cosa significa di cittadinanza? ai proletari non cittadini danno due dita negli occhi?

Con il livello di coscienza di massa attuale la gran parte se lo andrebbe a giocare al lotto.

in ogni caso il denaro è capitalizzabile e non va dato al di fuori del canale del lavoro salariato dove invece è opportuno rivendicarlo per alzare il costo del lavoro a discapito del profitto.

Al massimo si potrebbero rivendicare carte prepagate per beni di consumo di prima necessità, anche se la gestione di questo supporto, in modo adeguatamente proporzionale ai bisogni effettivi dei vari nuclei famigliari, piuttosto che di singoli individui, potrebbe essere realizzato solo in un regime di dittatura proletaria, in questo sistema in cui tutto è merce, è facile trasformare i prodotti in denaro una volta acquistati con le tessere prepagate.

Il salario garantito non fa che aumentare confusione, opportunismo e conflittualità nella classe.

Chioso sul salario garantito, ferma restando la critica, non penso che esistano nemmeno più "rivendicazioni transitorie" come quelle che cerchi di ipotizzare. Le rivendicazioni transitorie sono infatti categorie tipiche delle doppie rivoluzione, allora i comunisti cercavano di cavalcare il movimento democratico per poi spingerlo alle estreme conseguenze. oggi questa situazione è finita una volta e per tutte, ovviamente la lotta per i nostri interessi materiali, la difesa dagli attacchi e sacrosanta e mai abbastanza accesa, ma tra questa e la lotta politica contro il coapitale esiste un salto e i comunisti - strumento politico della lotta di classe - sono proprio quell'elemento necessario alla classe per fare tale salto e quindi maturare la coscienza dei suoi interessi politici-storici. insomma lotta senza tregua per la difesa dei nostri interessi immediati ma, al contempo, messa in evidenza dei limiti di ogni lotta che si svolge all'interno del rapporto capitale-lavoro e indicazione della necessità del salto rivoluzionario organizzando nel partito (ecco la costruzione) gli elementi che maturano su questo terreno.

Snonimato, lenin, bordiga trotsky e compagnia sono esseri umani, interpreti a volte lucidi a volte meno delle esigenze proletarie alla luce del metodo storico materialistico. Non sono il comunismo, ma suoi interpreti. Ma un post sul tema mi sembra quanto-meno stimolante.

Per chiudere, spero vivamente che questo dibattito possa svilupparsi, lo vedo oltremodo interessante, ovviamente chiunque è invitato a partecipare.

ciao a tutti

Lotus

Sono un compagno giovane e, probabilmente, poco attrezzato ma seguo con immenso interesse questa discussione così coinvolgente, non speravo che le mie domande stimolassero queste profonde riflessioni. Grazie!

Ben vengano nuovi e giovani compagni ad alimentare un dibattito che tocca temi a volte dati per scontati, ma che sono sempre all'ordine del giorno per il mantenimento di una giusta rotta.

A questo punto dichiarerei chiuso questo topic e inviterei a sviluppare il dibattito in topic apositi, su temi più circoscritti...