Credo che la rivolta fosse inevitabile. Qui c'è un video della BBC dello scorso febbraio, che mostra le condizioni di vita allucinanti di questi fratelli proletari: news.bbc.co.uk
Bastava una scintilla, insomma, e la scintilla puntualmente è arrivata.
Ai "rivoltosi" diamo tutta la nostra solidarietà, ed invitiamo tutti i compagni e i proletari (in Calabria, in particolare) a dare loro tutto il sostegno possibile, immediatamente, con picchetti, scioperi, volantinaggi, manifestazioni.
Le condizioni di vita del proletariato meridionale sono terribili e soprattutto senza alcuna prospettiva di miglioramento, in un contesto che è un vero e proprio deserto economico e sociale. Ne abbiamo scritto anche recentemente: leftcom.org
Ora finalmente qualcuno mostra che ribellarsi è possibile. Non è il momento di stupirsi o farsi spaventare. Da qualche dichiarazione sembra che gli immigrati siano andati a toccare personaggi scomodi: unita.it . Bene! Era ora che qualcuno lo facesse!
Stamattina pare che un corteo folto e combattivo si sia presentato fin davanti al municipio, individuando nel potere politico borghese una delle cause del disastro sociale (tra l'altro, la giunta è stata sciolta per infiltrazioni mafiose). Qui ci sono delle immagini delle proteste: rainews24.it
E' una iniziativa spontanea da salutare con soddisfazione. Ma dal potere borghese non abbiamo da aspettarci niente. La politica dobbiamo cominciare a farla noi proletari, anzichè subirla. Il potere spetta alla classe lavoratrice, unita.
Compagni, proletari calabresi, uniamoci alle proteste degli immigrati. Una classe, una lotta!
nella protesta di questo spezzone tra il più sfruttato e oppresso del proletariato, emerge una volta di più la drammatica assenza di un saldo punto di riferimento rivoluzionario, cioè il partito di classe, che sappia collegare e convogliare le esplosioni di rabbia di alcuni settori proletari nella più generale lotta della classe, contro il sistema capitalistico. Oggi, (e da tanto, troppo tempo) il proletariato subisce o, al massimo, manifesta la sua rabbia/opposizione a questa società con episodi isolati oppure con esplosioni di rabbia che però, finora, non rimettono in moto il grosso del lavoro dipendente e del proletariato in generale; dunque, o vengono repressi o spariscono come acqua nella sabbia (almeno, così pare, benché sia difficile sapere con esattezza cosa si muove sotto la superficie).
Altra cosa, Mic, hai chiamato i proletari calabresi alla solidarietà di classe: giusto, ma anche questo non è facile, sia perché la "desertificazione" produttiva della Calabria ha oggettivamente indebolito le possiblità di una risposta efficace - come, per esempio, lo sciopero - e perché il veleno del razzismo, inoculato in dosi massicce in questi anni, ha cominciato a fare i suoi effetti. Esemplare e del tutto scontata, in questo senso, la dichiarazione del ministro Maroni, che ha ovviamente incolpato gli immigrati degli scontri e, capolavoro di ribaltamento della realtà, delle miserrime condizoni in cui vivono, dello sfruttamento che subiscono a opera della borghesia locale che, in Calabria, in gran parte si chiama 'ndrangheta, sorvolando bellamente sul fatto che se sono costretti a subire tutto ciò, a vivere in sottospecie di porcili è anche "merito" della legge congegnata dal suo capo e dal "democratico" Fini.
gli schiavi prima o poi si ribellano...basta una scintilla ed è inevitabile.
Va salutato con tutto il calore possibile.
proveranno a mettere "bianchi" ocntro "neri" se già nn l'hanno fatto speculando ed alimentando la sindrome da assedio di tanti proletari "bianchi" che nn vogliono essere disturbati nella loro artificiale "normalità" piccolo borghese fatta di Famiglia/casa-di-proprietà-lavoro-macchina-guai-a-chi-me-la-tocca tifosa sempre del più forte.
la mia sensazione è che se i compagni di Rosarno in lotta riescono a tenere alta la mobilitazione ancora un pò senza farsi rinchiudere del tutto nello scontro di strada coi robocop neri&blu ( che, mia personalissima sensazione, ho visto cmq un pò disorientati nel gestire lo scontro con centinaia di incazzatissimi proletari che nn hanno nulla perdere ECCETTO LA DIGNITA' essendo stati già privati di tutto il resto materiale ).
la palla passa necessariamente a quegli embrioni di autorganizzazione operaia che stanno nascendo in modo nn lineare in varie parti ( Reti Operaie, i Coordinamenti, gli Occupanti delle Case ecc) con cui dovrebbe "naturalmente" avvenire un qualche contatto se nn auspicabilmente una qualche saldatura.
Spontaneamente? boh, nn saprei. Le forze rivoluzionarie organizzate in partito che dovrebbero dare indicazioni politiche in tal senso unificando i diversi settori di classe in senso anticapitalista sono quelle che sono (come dice Smirnov).
Sicuramente un motivo in più per rafforzare col proprio impegno chi lavora in questa ottica.
Quando gli schiavi si ribellano... la loro rabbia spaventa la borghesia
La rivolta rabbiosa ed improvvisa (ma prevedibile) dei braccianti africani della piana di Gioia Tauro, che hanno messo in atto una furiosa guerriglia urbana che rievoca le scene incendiarie della banlieue parigina o dei ghetti di Los Angeles di alcuni anni fa, ha turbato i sonni tranquilli di una società piccolo-borghese che si è ridestata attonita e sgomenta dal torpore in cui sono sprofondate pure le masse proletarie italiane, vittime di un razzismo strisciante alimentato quotidianamente dai media e dal governo in carica.Gli ipocriti e i benpensanti si scandalizzano facilmente di fronte alla rivolta degli immigrati, deprecando l’aggressività e la rabbia con cui si è manifestata, celebrando l’intervento armato delle forze dell’ordine, come se la violenza di chi reagisce all’oppressione non abbia una ragione morale superiore alla violenza perpetrata dall’oppressore. Gli schiavi non possono e non devono ribellarsi al loro padrone. La violenza fa parte di una società che la condanna come un delitto quando ad esercitarla sono gli ultimi e i più deboli, i negri, i proletari e gli oppressi in genere, ma viene legittimata come un diritto quando è una violenza sistemica esercitata dal potere, per cui viene autorizzata in termini di repressione armata finalizzata alla salvaguardia dell'ordine costituito, un ordine retto (appunto) sulla violenza di classe. Non a caso la violenza viene esecrata solo quando è opera degli oppressi e degli sfruttati. Si pensi alla rivolta di massa che alcuni anni fa esplose con furore nella banlieue parigina, espandendosi con la rapidità di un incendio alle altre periferie suburbane della Francia. Si pensi all’esplosione di rabbia e violenza dei lavoratori immigrati di Rosarno, in maggioranza di origine africana, oppressi e sfruttati a nero, maltrattati e vessati dai caporali e dalla criminalità al limite della sopportazione umana.Per comprendere tali fenomeni sociali occorre rendersi conto di ciò che sono diventate le aree periferiche e suburbane in Francia, ossia luoghi di ghettizzazione, degrado ed emarginazione, occorre verificare le condizioni brutali e disumane in cui sono costretti a vivere i lavoratori agricoli immigrati in Italia, sfruttati al massimo dagli sciacalli della malavita organizzata locale e dal padronato capitalistico di stampo mafioso e legale. In Italia meridionale si è formato un vero e proprio esercito di forza-lavoro migrante, in gran parte di origine africana, che si muove periodicamente dalla Campania alla Puglia, dalla Calabria alla Sicilia, seguendo il ciclo dei raccolti agricoli, che lavora nei campi in condizioni al limite della schiavitù e vive in ghetti subumani costituiti da baracche di cartone e nylon sostenute da fasce di plastica nera, in aree misere e degradate.Questi braccianti irregolari, in quanto clandestini, sono costretti a lavorare a nero e sotto al sole per 14 ore al giorno, retribuiti con meno di 20 euro giornalieri, sfruttati in condizione di estrema ricattabilità, sottoposti all’arroganza dei caporali e alle vessazioni della criminalità mafiosa che controlla sia i flussi migratori che il lavoro nero. Questa manodopera agricola offerta a bassissimo costo è estremamente conveniente, in quanto viene prestata senza rispettare alcun contratto sindacale e quindi senza osservare alcuna norma di sicurezza e di retribuzione, consentendo notevoli profitti economici.Dunque, per capire l’emblematica rivolta dei //“nuovi schiavi”// bisognerebbe calarsi nella loro realtà quotidiana dove il disagio sociale e materiale, il degrado urbano, la violenza e lo sfruttamento di classe, la precarietà economica, il dolore, la disperazione e l’emarginazione degli extracomunitari, costituiscono il retroterra materiale, sociale ed ambientale che produce inevitabilmente drammatiche esplosioni di rabbia, violenza e guerriglia urbana come quelle a cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni in Calabria. Invece, tali vicende sono etichettate come atti di //“teppismo”// //e// //“delinquenza”,// secondo parametri razzisti e classisti tipici di una mentalità ipocrita e benpensante che da sempre appartiene alla piccola borghesia. Come accade sovente, di fronte alla tragica e furibonda rivolta dei braccianti africani della piana di Gioia Tauro, i benpensanti di casa nostra mostrano di indignarsi e scoprono l'esistenza del problema dell'immigrazione clandestina, dei lavoratori migranti ridotti in condizioni disumane al limite della schiavitù, e scoprono il dramma indicibile e doloroso dello sfruttamento del lavoro nero.Finché gli extracomunitari subivano in silenzio, senza protestare, i torti e le vessazioni dei caporali, della malavita e dei padroni, nessuno ha gridato allo scandalo e nessuno ha speso una parola di esecrazione morale. Invece oggi, gli stessi benpensanti che prima tacevano, sembrano scandalizzarsi (ingenuamente o in malafede) di fronte alle scene di violenza e devastazione scaturite dalla rabbia e dalla disperazione dei //"nuovi schiavi"//.
concordo anche io su quanto detto, vorrei però aggiungere un paio di spunti di riflessione:
1) la maggior parte degli immigrati deportati da rosarno era regolare e non clandestino. Come è possibile che fossero regolari se in italia il permesso di soggiorno è vincolato al contratto di lavoro e la raccolta delle arance si fa in nero? la risposta più probabile è che si tratti in larga parte di lavoratori licenziati dalle fabbriche del nord in questi mesi di crisi e confluiti su rosarno nella speranza di raccimolare qualche soldo.
2) forse è stata proprio la presenza di questi lavoratori, provenienti dalle fabbriche del nord, quindi almeno un po' avvezzi alle lotte collettive, agli scioperi etc, a condurre la rabbia dei braccianti al di fuori della misera rassegnazione, sul terreno politico della manifestazione collettiva di piazza.
3) rimane ancora in parte oscuro il perchè sia scoppiata la rivolta. Ok, due lavoratori impallinati... ma era già successo altre volte, perchè questa volta è scoppiata la rivolta? l'argomentazione razzista (interclassista) non regge fino in fondo, va cercata una causa nelle relazioni tra le classi se veramente ci vogliamo capire qualcosa. come è possibile che i lavoratori all'indomani della rivolta siano stati tutti deportat? e le arance chi le raccoglie ora? consideriamo che la raccolta arriva almeno fino a fine gennaio!
Azzardo una risposta: Il mercato delle arance è saturo, il costo di 3/4 centesimi al chilo basta appena a ripagare i costi, non è concorrenziale rispetto alla merce che arriva d'oltre oceano, ai latifondisti dell'ndrangheta conviene lasciare marcire le arance sugli alberi piuttosto che pagare la forza lavoro per raccoglierle e poi buttarle. Quei braccianti, giunti quest'anno a rosarno in numero maggiore degli anni scorsi perchè ci sono molti più disoccupati, NON SERVIVANO.
dapprima i caporali non li hanno chiamati, poi a colpi di schioppettata li hanno invitati ad andarsene, i braccianti stavano accampati in condizioni pietose e non lavoravano nemmeno, hanno iniziato ad organizzarsi, i faccendieri mafiosi sono intervenuti per scoraggiarli, è esplosa la protesta, è intervenuta la forza pubblica ed ha fatto quello che i "bravi" locali non erano riusciti: li hanno deportati con i furgoni da quelle terre nelle quali il loro sfruttamento non era più necessario.
A ROSARNO C'è STATO UN LICENZIAMENTO DI MASSA, FATTO PASSARE DAI MEDIA PER EPISODIO DI RAZZISMO.
Ciao Lotus, da quel che ho letto, concordo con la sostanza delle tue riflessioni.
Infatti, la Comunità Europea finanzia gli agricoltori (... e la 'ndrangheta) in base ai terreni coltivati ad arance, e non in base al prodotto. A maggior ragione, le arance possono starsene lì.
Molti braccianti immigrati lavoravano solo alcuni giorni a settimana; diverse testimonianze lo riportano. Alcuni di loro potevano arrivare dal nord, niente di più probabile, anche se tanti hanno dichiarato di spostarsi da anni, stagionalmente, tra Calabria, Puglia e Campania per i vari raccolti. Sono gli stessi "schiavi" di cui aveva scritto Gatti sull'Espresso, destando all'epoca un discreto clamore (espresso.repubblica.it).
Per il permesso di soggiorno, pare che molti siano in attesa di concessione dell'asilo politico - una trafila lunghissima che in sostanza è un meccanismo di cui approfittano anche i padroni per aggirare la Bossi-Fini e tenere accessibile sul territorio manovalanza in quantità, il famoso esercito di riserva. All'ipocrisia della borghesia non c'è limite. Ma i nodi, alla fine, vengono al pettine.
Probabilmente, comunque, la vicenda si è sviluppata secondo diverse direttrici. Il "razzismo", funzionale in ogni caso alla classe dominante, penso abbia giocato la sua parte.
man mano che passano i giorni trapelano sempre più notizie x cui possiamo inquadrare meglio la vicenda; in alcune trasmissioni tv ho sentito dire che sarebbe in corso un processo di "sostituzione" con manodopera romeno/bulgara che facendo parte della UE sarebbe + semplice da gestire ( anche se mi sfugge sinceramente la convenienza di tale manovra ).
Secondo me c'è stato un fenomeno di razzismo molto poco spontaneo e molto probabilmente un licenziamento di massa come dici te ( vedremo nelle prox settimane se le arancie resteranno sugli alberi o verranno raccolte da mani bianche..)
Vero, Lotus, ben fatto. Ma raccapricciante... In effetti ricalca perfettamente quel che scrivevi su. Ad esempio, al minuto 24:15 uno dei braccianti racconta:
Ogni anno comincio la stagione dall'inizio, quando la stagione finisce cominciano a spararci.
Credo che la rivolta fosse
Credo che la rivolta fosse inevitabile. Qui c'è un video della BBC dello scorso febbraio, che mostra le condizioni di vita allucinanti di questi fratelli proletari: news.bbc.co.uk
Bastava una scintilla, insomma, e la scintilla puntualmente è arrivata.
Ai "rivoltosi" diamo tutta la nostra solidarietà, ed invitiamo tutti i compagni e i proletari (in Calabria, in particolare) a dare loro tutto il sostegno possibile, immediatamente, con picchetti, scioperi, volantinaggi, manifestazioni.
Le condizioni di vita del proletariato meridionale sono terribili e soprattutto senza alcuna prospettiva di miglioramento, in un contesto che è un vero e proprio deserto economico e sociale. Ne abbiamo scritto anche recentemente: leftcom.org
Ora finalmente qualcuno mostra che ribellarsi è possibile. Non è il momento di stupirsi o farsi spaventare. Da qualche dichiarazione sembra che gli immigrati siano andati a toccare personaggi scomodi: unita.it . Bene! Era ora che qualcuno lo facesse!
Stamattina pare che un corteo folto e combattivo si sia presentato fin davanti al municipio, individuando nel potere politico borghese una delle cause del disastro sociale (tra l'altro, la giunta è stata sciolta per infiltrazioni mafiose). Qui ci sono delle immagini delle proteste: rainews24.it
E' una iniziativa spontanea da salutare con soddisfazione. Ma dal potere borghese non abbiamo da aspettarci niente. La politica dobbiamo cominciare a farla noi proletari, anzichè subirla. Il potere spetta alla classe lavoratrice, unita.
Compagni, proletari calabresi, uniamoci alle proteste degli immigrati. Una classe, una lotta!
(No subject)
(No subject)
Ciao Mic, nella protesta di
Ciao Mic,
nella protesta di questo spezzone tra il più sfruttato e oppresso del proletariato, emerge una volta di più la drammatica assenza di un saldo punto di riferimento rivoluzionario, cioè il partito di classe, che sappia collegare e convogliare le esplosioni di rabbia di alcuni settori proletari nella più generale lotta della classe, contro il sistema capitalistico. Oggi, (e da tanto, troppo tempo) il proletariato subisce o, al massimo, manifesta la sua rabbia/opposizione a questa società con episodi isolati oppure con esplosioni di rabbia che però, finora, non rimettono in moto il grosso del lavoro dipendente e del proletariato in generale; dunque, o vengono repressi o spariscono come acqua nella sabbia (almeno, così pare, benché sia difficile sapere con esattezza cosa si muove sotto la superficie).
Altra cosa, Mic, hai chiamato i proletari calabresi alla solidarietà di classe: giusto, ma anche questo non è facile, sia perché la "desertificazione" produttiva della Calabria ha oggettivamente indebolito le possiblità di una risposta efficace - come, per esempio, lo sciopero - e perché il veleno del razzismo, inoculato in dosi massicce in questi anni, ha cominciato a fare i suoi effetti. Esemplare e del tutto scontata, in questo senso, la dichiarazione del ministro Maroni, che ha ovviamente incolpato gli immigrati degli scontri e, capolavoro di ribaltamento della realtà, delle miserrime condizoni in cui vivono, dello sfruttamento che subiscono a opera della borghesia locale che, in Calabria, in gran parte si chiama 'ndrangheta, sorvolando bellamente sul fatto che se sono costretti a subire tutto ciò, a vivere in sottospecie di porcili è anche "merito" della legge congegnata dal suo capo e dal "democratico" Fini.
Ciao Mic,
Smirnov
gli schiavi prima o poi si
gli schiavi prima o poi si ribellano...basta una scintilla ed è inevitabile.
Va salutato con tutto il calore possibile.
proveranno a mettere "bianchi" ocntro "neri" se già nn l'hanno fatto speculando ed alimentando la sindrome da assedio di tanti proletari "bianchi" che nn vogliono essere disturbati nella loro artificiale "normalità" piccolo borghese fatta di Famiglia/casa-di-proprietà-lavoro-macchina-guai-a-chi-me-la-tocca tifosa sempre del più forte.
la mia sensazione è che se i compagni di Rosarno in lotta riescono a tenere alta la mobilitazione ancora un pò senza farsi rinchiudere del tutto nello scontro di strada coi robocop neri&blu ( che, mia personalissima sensazione, ho visto cmq un pò disorientati nel gestire lo scontro con centinaia di incazzatissimi proletari che nn hanno nulla perdere ECCETTO LA DIGNITA' essendo stati già privati di tutto il resto materiale ).
la palla passa necessariamente a quegli embrioni di autorganizzazione operaia che stanno nascendo in modo nn lineare in varie parti ( Reti Operaie, i Coordinamenti, gli Occupanti delle Case ecc) con cui dovrebbe "naturalmente" avvenire un qualche contatto se nn auspicabilmente una qualche saldatura.
Spontaneamente? boh, nn saprei. Le forze rivoluzionarie organizzate in partito che dovrebbero dare indicazioni politiche in tal senso unificando i diversi settori di classe in senso anticapitalista sono quelle che sono (come dice Smirnov).
Sicuramente un motivo in più per rafforzare col proprio impegno chi lavora in questa ottica.
Quando gli schiavi si ribellano...
Quando gli schiavi si ribellano... la loro rabbia spaventa la borghesia
La rivolta rabbiosa ed improvvisa (ma prevedibile) dei braccianti africani della piana di Gioia Tauro, che hanno messo in atto una furiosa guerriglia urbana che rievoca le scene incendiarie della banlieue parigina o dei ghetti di Los Angeles di alcuni anni fa, ha turbato i sonni tranquilli di una società piccolo-borghese che si è ridestata attonita e sgomenta dal torpore in cui sono sprofondate pure le masse proletarie italiane, vittime di un razzismo strisciante alimentato quotidianamente dai media e dal governo in carica.Gli ipocriti e i benpensanti si scandalizzano facilmente di fronte alla rivolta degli immigrati, deprecando l’aggressività e la rabbia con cui si è manifestata, celebrando l’intervento armato delle forze dell’ordine, come se la violenza di chi reagisce all’oppressione non abbia una ragione morale superiore alla violenza perpetrata dall’oppressore. Gli schiavi non possono e non devono ribellarsi al loro padrone. La violenza fa parte di una società che la condanna come un delitto quando ad esercitarla sono gli ultimi e i più deboli, i negri, i proletari e gli oppressi in genere, ma viene legittimata come un diritto quando è una violenza sistemica esercitata dal potere, per cui viene autorizzata in termini di repressione armata finalizzata alla salvaguardia dell'ordine costituito, un ordine retto (appunto) sulla violenza di classe. Non a caso la violenza viene esecrata solo quando è opera degli oppressi e degli sfruttati. Si pensi alla rivolta di massa che alcuni anni fa esplose con furore nella banlieue parigina, espandendosi con la rapidità di un incendio alle altre periferie suburbane della Francia. Si pensi all’esplosione di rabbia e violenza dei lavoratori immigrati di Rosarno, in maggioranza di origine africana, oppressi e sfruttati a nero, maltrattati e vessati dai caporali e dalla criminalità al limite della sopportazione umana.Per comprendere tali fenomeni sociali occorre rendersi conto di ciò che sono diventate le aree periferiche e suburbane in Francia, ossia luoghi di ghettizzazione, degrado ed emarginazione, occorre verificare le condizioni brutali e disumane in cui sono costretti a vivere i lavoratori agricoli immigrati in Italia, sfruttati al massimo dagli sciacalli della malavita organizzata locale e dal padronato capitalistico di stampo mafioso e legale. In Italia meridionale si è formato un vero e proprio esercito di forza-lavoro migrante, in gran parte di origine africana, che si muove periodicamente dalla Campania alla Puglia, dalla Calabria alla Sicilia, seguendo il ciclo dei raccolti agricoli, che lavora nei campi in condizioni al limite della schiavitù e vive in ghetti subumani costituiti da baracche di cartone e nylon sostenute da fasce di plastica nera, in aree misere e degradate.Questi braccianti irregolari, in quanto clandestini, sono costretti a lavorare a nero e sotto al sole per 14 ore al giorno, retribuiti con meno di 20 euro giornalieri, sfruttati in condizione di estrema ricattabilità, sottoposti all’arroganza dei caporali e alle vessazioni della criminalità mafiosa che controlla sia i flussi migratori che il lavoro nero. Questa manodopera agricola offerta a bassissimo costo è estremamente conveniente, in quanto viene prestata senza rispettare alcun contratto sindacale e quindi senza osservare alcuna norma di sicurezza e di retribuzione, consentendo notevoli profitti economici.Dunque, per capire l’emblematica rivolta dei //“nuovi schiavi”// bisognerebbe calarsi nella loro realtà quotidiana dove il disagio sociale e materiale, il degrado urbano, la violenza e lo sfruttamento di classe, la precarietà economica, il dolore, la disperazione e l’emarginazione degli extracomunitari, costituiscono il retroterra materiale, sociale ed ambientale che produce inevitabilmente drammatiche esplosioni di rabbia, violenza e guerriglia urbana come quelle a cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni in Calabria. Invece, tali vicende sono etichettate come atti di //“teppismo”// //e// //“delinquenza”,// secondo parametri razzisti e classisti tipici di una mentalità ipocrita e benpensante che da sempre appartiene alla piccola borghesia. Come accade sovente, di fronte alla tragica e furibonda rivolta dei braccianti africani della piana di Gioia Tauro, i benpensanti di casa nostra mostrano di indignarsi e scoprono l'esistenza del problema dell'immigrazione clandestina, dei lavoratori migranti ridotti in condizioni disumane al limite della schiavitù, e scoprono il dramma indicibile e doloroso dello sfruttamento del lavoro nero.Finché gli extracomunitari subivano in silenzio, senza protestare, i torti e le vessazioni dei caporali, della malavita e dei padroni, nessuno ha gridato allo scandalo e nessuno ha speso una parola di esecrazione morale. Invece oggi, gli stessi benpensanti che prima tacevano, sembrano scandalizzarsi (ingenuamente o in malafede) di fronte alle scene di violenza e devastazione scaturite dalla rabbia e dalla disperazione dei //"nuovi schiavi"//.
Bravo Lucio, sono con te
Bravo Lucio, sono con te
Rosarno = licenziamento di massa
Rosarno = licenziamento di massa
concordo anche io su quanto detto, vorrei però aggiungere un paio di spunti di riflessione:
1) la maggior parte degli immigrati deportati da rosarno era regolare e non clandestino. Come è possibile che fossero regolari se in italia il permesso di soggiorno è vincolato al contratto di lavoro e la raccolta delle arance si fa in nero? la risposta più probabile è che si tratti in larga parte di lavoratori licenziati dalle fabbriche del nord in questi mesi di crisi e confluiti su rosarno nella speranza di raccimolare qualche soldo.
2) forse è stata proprio la presenza di questi lavoratori, provenienti dalle fabbriche del nord, quindi almeno un po' avvezzi alle lotte collettive, agli scioperi etc, a condurre la rabbia dei braccianti al di fuori della misera rassegnazione, sul terreno politico della manifestazione collettiva di piazza.
3) rimane ancora in parte oscuro il perchè sia scoppiata la rivolta. Ok, due lavoratori impallinati... ma era già successo altre volte, perchè questa volta è scoppiata la rivolta? l'argomentazione razzista (interclassista) non regge fino in fondo, va cercata una causa nelle relazioni tra le classi se veramente ci vogliamo capire qualcosa. come è possibile che i lavoratori all'indomani della rivolta siano stati tutti deportat? e le arance chi le raccoglie ora? consideriamo che la raccolta arriva almeno fino a fine gennaio!
Azzardo una risposta: Il mercato delle arance è saturo, il costo di 3/4 centesimi al chilo basta appena a ripagare i costi, non è concorrenziale rispetto alla merce che arriva d'oltre oceano, ai latifondisti dell'ndrangheta conviene lasciare marcire le arance sugli alberi piuttosto che pagare la forza lavoro per raccoglierle e poi buttarle. Quei braccianti, giunti quest'anno a rosarno in numero maggiore degli anni scorsi perchè ci sono molti più disoccupati, NON SERVIVANO.
dapprima i caporali non li hanno chiamati, poi a colpi di schioppettata li hanno invitati ad andarsene, i braccianti stavano accampati in condizioni pietose e non lavoravano nemmeno, hanno iniziato ad organizzarsi, i faccendieri mafiosi sono intervenuti per scoraggiarli, è esplosa la protesta, è intervenuta la forza pubblica ed ha fatto quello che i "bravi" locali non erano riusciti: li hanno deportati con i furgoni da quelle terre nelle quali il loro sfruttamento non era più necessario.
A ROSARNO C'è STATO UN LICENZIAMENTO DI MASSA, FATTO PASSARE DAI MEDIA PER EPISODIO DI RAZZISMO.
Ciao Lotus, da quel che ho
Ciao Lotus, da quel che ho letto, concordo con la sostanza delle tue riflessioni.
Infatti, la Comunità Europea finanzia gli agricoltori (... e la 'ndrangheta) in base ai terreni coltivati ad arance, e non in base al prodotto. A maggior ragione, le arance possono starsene lì.
Molti braccianti immigrati lavoravano solo alcuni giorni a settimana; diverse testimonianze lo riportano. Alcuni di loro potevano arrivare dal nord, niente di più probabile, anche se tanti hanno dichiarato di spostarsi da anni, stagionalmente, tra Calabria, Puglia e Campania per i vari raccolti. Sono gli stessi "schiavi" di cui aveva scritto Gatti sull'Espresso, destando all'epoca un discreto clamore (espresso.repubblica.it).
Per il permesso di soggiorno, pare che molti siano in attesa di concessione dell'asilo politico - una trafila lunghissima che in sostanza è un meccanismo di cui approfittano anche i padroni per aggirare la Bossi-Fini e tenere accessibile sul territorio manovalanza in quantità, il famoso esercito di riserva. All'ipocrisia della borghesia non c'è limite. Ma i nodi, alla fine, vengono al pettine.
Probabilmente, comunque, la vicenda si è sviluppata secondo diverse direttrici. Il "razzismo", funzionale in ogni caso alla classe dominante, penso abbia giocato la sua parte.
riflessioni interessanti le
riflessioni interessanti le tue, Lotus...
man mano che passano i giorni trapelano sempre più notizie x cui possiamo inquadrare meglio la vicenda; in alcune trasmissioni tv ho sentito dire che sarebbe in corso un processo di "sostituzione" con manodopera romeno/bulgara che facendo parte della UE sarebbe + semplice da gestire ( anche se mi sfugge sinceramente la convenienza di tale manovra ).
Secondo me c'è stato un fenomeno di razzismo molto poco spontaneo e molto probabilmente un licenziamento di massa come dici te ( vedremo nelle prox settimane se le arancie resteranno sugli alberi o verranno raccolte da mani bianche..)
ciao
aull’argomento consiglio
sull'argomento consiglio questo video, sembra abbastanza ben fatto.
Vero, Lotus, ben fatto. Ma
Vero, Lotus, ben fatto. Ma raccapricciante... In effetti ricalca perfettamente quel che scrivevi su. Ad esempio, al minuto 24:15 uno dei braccianti racconta: