Il Manifesto di Marx compie 160 anni

Continua la rubrica “Storia ed attualità del marxismo rivoluzionario... per una coscienza di classe!”

Dopo aver evidenziato l’attualità del “Manifesto del Partito Comunista” di Marx ed Engels (vedi BC 1/2008), andiamo ora ad analizzare il primo capitolo del “Manifesto”: Borghesi e Proletari.

Prima ancora di andare a delineare il rapporto che si è venuto a creare tra le due classi oggi in campo, Marx fa una importante precisazione ed afferma che “La storia di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotta di classi”. Ricorda, infatti, che la storia ha inizio con la società e che questa è stata sempre divisa in classi o perlomeno in differenti ordini sociali; in Roma antica trovavamo patrizi, cavalieri, plebei, schiavi; nel medioevo signori feudali, vassalli, servi della gleba, etc. Quindi, Marx non fa che dimostrare che anche l’attuale società è divisa in classi e abbiamo, quindi, nuovi oppressori e nuovi oppressi. Infatti, nella società moderna, la Borghesia, che è la classe dominante, nonostante, durante la sua rivoluzione, abbia scritto sulla sua bandiera il motto “libertè, fraternité egalitè”, ha posto nuove condizioni di oppressione. Però oggi gli antagonismi fra le classi si sono semplificati. Infatti, lo scontro si pone tra due sole grandi classi direttamente contrapposte l’una all’altra: Borghesia e Proletariato.

Ma Marx non si limita solo a individuare nella società moderna le classi antagoniste l’una all’altra, ma spiega anche come la borghesia dopo aver abbattuto la società feudale abbia potuto definitivamente affermarsi grazie alla nascita dell’industria moderna e del mercato mondiale. Infatti, vi furono le scoperte di molti nuovi mercati da sfruttare verso l’oriente, l’Africa e l’America. Per non parlare, poi, dell’importanza della grande industria, grazie alla quale si facilitarono e si accelerarono le diverse fasi di produzione.

Quindi, le vecchie industrie manifatturiere nazionali, che lavoravano le materie prime del luogo e i cui prodotti venivano consumati all’interno del paese stesso, vennero sostituite da nuove grandi industrie capaci di incrementare vertiginosamente la produzione di merci e quindi espandere e accelerare il processo di accumulazione del capitale. In poche parole, subentrò il moderno sistema di produzione capitalistico. Ora c’è da fare una considerazione: con la meccanizzazione dei processi produttivi, con lo sviluppo delle comunicazioni, la Borghesia ha espanso il modo di produzione capitalistico anche nelle aree più arretrate perfino nelle più “barbare” , costrimgendole ad “introdurre a casa loro la cosiddetta civiltà, cioè a diventare borghesi”( E ciò per evitare di cadere in rovina proprio a confronto con i paesi capitalistici). Ma non solo! La Borghesia ha anche eliminato la dispersione dei mezzi di produzione, della proprietà e della popolazione. Ha, infatti, agglomerato la popolazione, centralizzato i mezzi di produzione, e concentrato in poche mani la proprietà! Spiegato come la Borghesia è arrivata al potere, possiamo ora analizzare il rapporto che intercorre fra di essa e il proletariato.

Quest’ultimo è costituito dagli operai moderni e da tutti coloro che vengono considerati dalla borghesia come merce, in quanto venditori dell’unica cosa in loro possesso, la forza-lavoro.

Ora, avendo detto che la grande industria facilita ed accelera le diverse fasi di produzione, ben si capisce che l’operaio diviene un vero e proprio accessorio della macchina, perché compie un’operazione manuale semplicissima, estremamente monotona e facilissima da imparare: diviene, insomma, quasi un robot (tra l’altro, facendo questa operazione in continuazione ogni giorno, l’operaio la impara talmente bene che aumenta la velocità con cui la compie, quindi aumentano i prodotti ottenuti, aumenta il profitto per il capitalista, dato appunto da quest’aumento di produttività del lavoro).

Tale aspetto è molto evidente oggi. Ormai il proletario, in quanto uomo, non conta più nulla anzi conta solo il suo tempo, la sua forza-lavoro utilizzata nella produzione capitalista.

Comunque, il proletariato, spiega Marx, è l’unica classe veramente rivoluzionaria.

Perchè, a differenza delle precedenti classi che si sono imposte come classi dominanti, il proletariato costituisce la maggior parte della società e peraltro è privo di qualsiasi proprietà. Perciò potrà affermarsi come classe dominante non proprietaria solo come classe in estinzione e solo con l’abbattimento violento della società borghese. Infatti, come abbiamo visto, ogni società esistita fin ora si è basata sul contrasto di interessi fra gli oppressori e gli oppressi. Le classi degli oppressori hanno, però, sempre fornito le condizioni necessarie affinché la classe degli oppressi potesse almeno vivere la sua vita da schiava. Ma, oggi, la borghesia “non è in grado di garantire l’esistenza al proprio schiavo neppure dentro la sua schiavitù” . Infatti, le condizioni di vita del proletariato peggiorano man mano che l’industria si sviluppa.

Per questo non è più accettabile uno stato che miri a garantire esclusivamente gli interessi della classe dominante (la Borghesia) ed urge l’intervento del proletariato unito per l’unica rivoluzione possibile: la rivoluzione comunista.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.