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Home ›Le mani borghesi sulla città
Volantino distribuito a Parma, alla manifestazione del 17 maggio 2014
Parma, come altre città, è lo specchio delle contraddizioni del capitalismo.
Dal nulla nascono quartieri fantasma, nei quali il numero di case invendute e sfitte è esorbitante, rendendo ancor più drammatica l'emergenza abitativa nella quale tante famiglie proletarie non possono avere un tetto sulla testa. Questa dilagante passione per costruire è frutto della più spudorata speculazione edilizia, cresciuta in maniera abnorme in questi anni come risposta alla crisi del capitale: si è pensato che il denaro generasse altro denaro saltando il processo produttivo, coltivando un'espansione fondata sul debito (i mutui,ecc.).
Chi andrà ad abitare in quei palazzoni, visti i loro prezzi vertiginosi? Quante persiane saranno ancora abbassate anche dopo anni, a parte i "fortunati" che si caricheranno sulle spalle un mutuo trentennale?
Tutto questo intensifica lo sfruttamento della forza lavoro, la si impoverisce e, allo stesso tempo, per "far girare l'economia", si incrementano i consumi (tra cui la casa per l'appunto) con il debito, ottenendo così anche l'effetto "collaterale" di incatenare il proletariato a una proprietà che non è ancora sua, ma che non può perdere, bagnando in tal modo le polveri della sua combattività.
Questo è anche il caso di Parma. Le cose si stanno aggravando con l'applicazione da parte della giunta pentastellata del piano Renzi sulla casa, per cui assistiamo allo spettacolo di un sindaco grillino esecutore delle direttive del tanto sputtanato PD (menoL), nomignolo appioppato dallo stesso Grillo al Partito Democratico per metterlo sullo stesso piano degli "altri".
Come se il M5S sfuggisse alla regola che vede tutti i partiti parlamentari uniti nel difendere gli interessi borghesi. A Parma Pizzarotti, che doveva rappresentare la rottura con quell'intreccio di poteri economici che ruota soprattutto attorno al mondo dell'edilizia e degli appalti, ha agito invece in piena collaborazione con questi poteri e in perfetta continuità con le giunte Vignali e Ubaldi. Così, mentre si inaugurano stazioni da decine di milioni di euro, si risolve l'emergenza casa con sfratti, tagli alle utenze e sgomberi. Sono circa 180 le persone che, non potendo permettersi un affitto, sono state costrette ad occupare e su di esse grava quotidianamente la minaccia dello sgombero. Lo vuole il piano Renzi, dicevamo, che, se offre garanzie, le offre ai proprietari, a cui viene offerta carta bianca praticamente su tutto, mentre tanta gente rischia di trovarsi per strada.
Intendiamoci: qualsiasi lotta che parta dai bisogni quotidiani deve dotarsi di una prospettiva anticapitalista, perché le conquiste, sempre difficili da ottenere, in particolare adesso, possono sfuggire come acqua tra le mani proprio ancor più perché oggi la lotta di classe vede la borghesia vincente su tutti i fronti: dal lavoro, alle pensioni, alla casa appunto. Bisogna allora iniziare a porci il problema del superamento di questa società; bisogna allora dare fiato e gambe al partito rivoluzionario, indispensabile strumento politico della lotta di classe.
Di sicuro non se lo pongono i fascisti come CasaPound, ai quali nonostante la verniciata ribellista che fa abboccare, tra “l'opinione pubblica”, solo gli ingenui, il capitalismo va più che bene. Sono gli stessi che cavalcano la lotta per la casa per lanciare le loro solite parole d'ordine nazionaliste e xenofobe. Per loro la questione è di cittadinanza, per cui la precedenza va agli italiani. Come se il poter vivere avesse il passaporto. Come se ci fosse chi merita e chi no il “diritto” di una residenza per il solo fatto di essere nato qui o altrove. Come se anche l'emigrazione fosse un problema separato dal capitalismo. Il luogo comune razzista – naturalmente, falso - sui privilegi degli immigrati nell'assegnazione delle case popolari viene smentito anche dal numero di proletari immigrati, oltre che italiani, che decidono di occupare.
E si ritorna sempre li, all'unità di classe che ancora manca, a tutto vantaggio di chi da una guerra tra poveri ha solamente da trarne profitto: la borghesia. Questa unità la si può e la si deve ritrovare anche nelle lotte come questa, ma nella consapevolezza che solo una società nata per soddisfare i bisogni umani, non il profitto, potrà sviluppare una pianificazione urbana a misura d'uomo. Presupposto fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi è la rottamazione del capitalismo, perché è di queste ingiustizie che esso si nutre, e la costruzione della società comunista. Il capitalismo è il vero degrado. Ora più che mai vale la parola d'ordine: Socialismo o barbarie!
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Comments
essenziale, ma efficace. Condivido pienamente.
grazie, paolo.
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