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Home ›Il bollettino del giorno: le bollette alle stelle, i proletari alle stalle
Le infinite puntate del rotolamento verso il baratro delle masse sfruttate non hanno mai fine. È questo, purtroppo, il loro destino in questo mondo. Per la borghesia il proletariato vale solo se vale, la sua esistenza e il suo valore sono indissolubilmente legati alla creazione di altro valore, sempre più valore in un vortice senza via d'uscita: la generazione di questo surplus di ricchezza, si chiama plusvalore. Esso soltanto è la leva che muove tutto il mondo capitalista: il plusvalore, ossia lavoro non pagato, non retribuito.
Per i capitalisti l'”uomo proletario” può e deve esistere solo alla condizione di tramutarsi in merce/macchina che genera altre merci con un valore aggiunto frutto del suo sudore e sangue in un processo senza fine. È da questo processo di sfruttamento infatti, che si genera il profitto: il Dio supremo al quale ogni cellula vivente si inchina in sacra adorazione. Ovviamente queste cellule appartengono alla classe degli eletti e il sacro Graal è lì apposta a vegliare sui loro appetiti. E siccome l'appetito vien mangiando, non v'è al mondo maiale borghese che si rispetti che rinunci al suo ingozzamento quotidiano. Noi naturalmente, per “il bene che gli vogliamo” non possiamo che augurargli, e faremo il possibile affinché ciò si avveri, di stramazzare secco al suolo.
Purtroppo, ahinoi, il proletariato si trova invischiato nelle spire di questo informe e maledetto sistema, che, almeno per ora, può permettersi tutto e il contrario di tutto. Dall'alto delle sue torri imperiali lo stato capitalista si erge sempre più minaccioso opprimendo, come d'altronde è nella sua storica missione, ogni minimo fruscio che somigli anche vagamente a una timida protesta. In questo la borghesia ha fatto dei passi avanti rispetto al passato, che vedeva il passaggio dalla democrazia parlamentare al fascismo tout court, nell'imminenza del pericolo sovversivo. Oggi i confini sono più labili, la cosiddetta democrazia e il fascismo si compenetrano a vicenda, in un certo senso si fondono insieme. I decreti sicurezza, per dire, camminano insieme alla cosiddetta costituzione, l'inno alla libertà (Sic!). Le forze repressive dello Stato sono sempre dietro l'angolo.
Ma, niente paura, come diceva Marx (in questo merdaio che è la società capitalista), vi è pur sempre “Il lato buono e il lato cattivo, il vantaggio e lo svantaggio”, e, ancora: “_Egli (Parlava di Proudhon, ma vale per tutti i servi della borghesia. Ndr) si prospetta le categorie come il piccolo borghese si prospetta i grandi uomini della storia: Napoleone è un grand’uomo; ha fatto molto di bene, ma ha fatto anche molto di male”.1Sembra di sentire i fascistelli di casa nostra: in fondo Mussolini ha fatto anche cose buone. Ma anche Netanyahu può fregiarsi dei due lati: quello buono e quello cattivo. In patria presiede uno Stato democratico coi fiocchi, ama i suoi figli, un po' meno le mogli, visto che ne ha cambiate tre; e molto molto meno, i simil umani palestinesi, avendone massacrati decine di migliaia, con il progetto di eliminarli dalla loro terra.
Anche la classe dirigente nostrana ed europea ha i famosi due lati, anzi, qui i lati abbondano. Il gentil sesso, per esempio, si innalza furibondo ad altezza d'uomo (il lato malvagio), brandendo le armi più micidiali. Lanciando con l'elmetto a mo' di permanente della signora bomberLeyen uno dei piani di Rearm Europe, mai visti: la modica cifra di 800 miliardi di euro, è pronta sul piatto delle buone spese; i biberon possono attendere, non parliamo poi delle spese sanitarie, della scuola, e del welfare: spese cattive e inutili. Infatti basta invertire l'ordine delle cose e ciò che è buono diventa cattivo e viceversa. Per la nostra sicurezza dobbiamo investire negli armamenti: “...questo è il momento della pace attraverso la forza...”, tuonava, core de mamma, davanti al parlamento europeo.
Il rintocco delle campane suonavano a festa un motivetto dolce e spensierato: “Si vis pacem para bellum”; se vuoi la pace prepara la guerra. Perbacco! non fa una grinza. Ergo, e di converso: se vuoi la guerra prepara la pace e, seguendo lo stesso ragionamento dei novelli dottori Stranamore, essi dovrebbero lanciare un mega piano di disarmo generale.
Ma, per porre qualche pannicello caldo alla pungente crisi del capitale, val bene sostenere un'industria, quella delle armi, che fa affari d'oro. Il geniale ministro Urso non essendo venuto a capo di quasi nessuna crisi industriale, la cui produzione, rammentiamolo, sono ormai due anni che è in calo, ha avuto la pensata di incentivare la riconversione, soprattutto nel settore auto, nella difesa. E ancora, più la miseria cresce, più le anime brutte, che non hanno mai fatto niente di buono, cantano i trionfi dell’agenzia bombarola che sta a capo del governo borghese. Accozzaglia di figuri intenti a proteggere, oltre agli interessi dello Stato capitalista come da prassi, anche i più biechi e bassi interessi personali, con una bassezza che ha pochi riscontri. Ci tocca persino assistere allo show della novella signora romana Santadechè? che parla della sua plastica e dei suoi tacchi 12, ci mancava solo che intonasse la canzoncina: “Daje de tacco daje de punta...”. E l’imprenditore di escort e droga per lor signori, il benefattore Lacerenza, dove lo lasci. Berlusconi come minimo l'avrebbe nominato Ministro della cultura, sai che spasso: Sgarbi, Giuliano San Gennaro... La casa della borghesia trasformata in un bordello con cabarettisti di prim'ordine: il re finalmente è nudo (la casa).
E mentre lo spettacolo vomitevole dei mestieranti della politica, lautamente retribuiti, va avanti, i comandanti di turno faticano le proverbiali sette camicie per trovare qualche spicciolo per ridurre le bollette di luce e gas schizzate all'insù. Anche in questo caso gli aumenti abnormi sono dovuti essenzialmente alla guerra in Ucraina e alle conseguenti speculazioni internazionali dei soliti pescecani, sempre pronti ad azzannare i proletari e i poveri pur di vedere crescere il loro gruzzolo in banca. A ciò ha concorso in maniera determinante Zelensky, chiudendo definitivamente i rubinetti del gas russo che, attraverso l'Ucraina, arrivava in Europa, dal 1° gennaio di quest'anno. Quindi adesso, dopo che, sempre l'Ucraina, ha fatto esplodere, col beneplacito degli USA, Nord Stream 1 e 2, che dal mar Baltico arrivavano in Germania, le forniture del gas russo all'Europa si sono interrotte del tutto. Vi è sempre da notare, di passaggio, che i geni dell'Eu con le autosanzioni riescono a fare ciò che - secondo una vecchia battuta maschilista - i baldanzosi mariti, per punire la moglie si intende, fanno nel tagliarsi le palle: pagano il gas americano 4 volte in più rispetto a quello russo. Con tanti ringraziamenti agli Usa e a Zelensky.
Il magliaro governo della bionda fumo muskiana annuncia baldanzosa: venghino siori venghino! Abbiamo messo sul solito piatto della bilancia l'astronomica cifra di ben 3 miliardi. Così ripartiti: 1,6 Mld per le famiglie, il resto per le imprese. Equa divisione! Famiglie, cioè il solito pantalone, che continueranno a stare al freddo e a pagare la sovvenzione alle imprese. L'aiuto miserevole ha validità solo per tre mesi e solo per chi ne farà richiesta: 200 euro una tantum per i redditi fino a 25 mila euro; 500 euro per coloro con Isee fino a 9.530. E qui due notazioni sono d'obbligo perché salta subito agli occhi il salto dell'Isee, dal più basso (9.530), al più alto (25.000); un equo intervento avrebbe dovuto prevedere diversi scalini, per non parlare, come già dicevamo, della miseria dell'intervento. Altra nota. L'Isee non viene quasi mai adeguato all'inflazione. Nel 2020 per esempio (parliamo sempre del più basso), era di 8.256, ora, tenendo conto dell'inflazione, soprattutto quella del carrello della spesa, che riguarda in modo particolare le fasce più deboli, che nel frattempo è cresciuta ben oltre il 20%, l'Isee dovrebbe essere di almeno 10.000 euro, invece ce la ritroviamo a 9.530. E non è una differenza da poco perché lascia fuori centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori poveri. Insomma: cornuti e mazziati.
Veniamo a un altro dei trionfi (?) sociali ed economici dei fasti da belle époque. Ma ahinoi anche qui ci imbattiamo nei soliti lati: il buono e il cattivo. I fasti sono contrapposti ai nefasti. Mentre infatti gridano al miracolo dell'occupazione che cresce come un fiume in p(i)ena, leggono, con lenti distorte, i numeri. La variazione tra dicembre '24 e gennaio '25 di 145 mila occupati in più è per il 92% over 50. D'altronde è lo stesso giornale dei padroni a scoprire i numeri, al contrario del governo a cui interessa la sua solita propaganda. La variazione annuale con un aumento di 513mila ricalca la stessa tendenza, ovvero per il 93% riguarda gli over 50. Altro dato, poi, è il contributo dato dai bassi salari: “_Un contributo sul dato degli occupati è arrivato anche dalla dinamica delle retribuzioni che sono rimaste per anni ferme al palo, basti pensare che tra il 2018 e il 2024 i salari sono cresciuti solo del 12,3% a fronte di un’inflazione del 18,2% ...questo fattore ha inciso positivamente sui programmi assunzionali delle imprese”. 2
Ma non è finita: “Tra gli altri fattori da considerare, dietro l’alto numero di occupati c’è il massiccio ricorso alla cassa integrazione. Il dato di gennaio non è disponibile, dal momento che il governo Meloni ha deciso di trasformare le pubblicazioni dell’Inps da mensili a trimestrali, ma stando al consuntivo del 2024, la richiesta di cassa integrazione è cresciuta di oltre il 20% rispetto al 2023, superando i 500 milioni di ore. Se consideriamo le ore totali di Cig equivalenti a posti di lavoro con lavoratori a zero ore, si può determinare un’assenza completa di attività produttiva per oltre 241mila lavoratori”.3 Ecco adesso aggiungetevi il lavoro part-time, i lavori precari, stagionali ecc., per cui basta lavorare anche solo una settimana per essere considerato occupato e il gioco è fatto. E poi ben strano sistema di produzione capitalistica è mai questo, che, a fronte di un aumento di occupazione, il Pil cresce con uno stentato 0,7% (2024); la produzione industriale è in drammatico crollo ormai da 24 mesi.
La povertà è in continuo aumento, i ricchi fanno sempre più fortune. La società capitalista si rivela sempre più un ostacolo alla liberazione del mondo dai meccanismi produttivi che fanno, della miseria della stragrande maggioranza degli uomini e delle donne, dei proletari, la felicità dei pochi. Anzi, la miseria e la ricchezza sono fusi l'una nell'altra, Non vi può essere ricchezza se manca la miseria. Non vi può essere ricchezza se manca lo sfruttamento. Non vi può essere ricchezza se manca chi la produce: il proletariato e la sua forza-lavoro. Solo radendo al suolo abbattendo questo edificio economico statale, il proletariato si disfarà una volta per sempre della borghesia e del suo stato opprimente e oppressore. Questo è il compito inderogabile del partito comunista.
AL
1Marx Miseria della filosofia
2Il Sole 24 ore, 6 marzo 2025
3Ibidem
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